LE TESORIERE DEGLI ULTRA’ - DAI BIGLIETTI AI NEGOZI: A GESTIRE GLI AFFARI DELLE CURVE DI INTER E MILAN C’ERANO DUE DONNE: DEBORA TURIELLO ERA LA REFERENTE PER LA NORD, ROBERTA GRASSI LA SUA OMOLOGA SUL FRONTE MILANISTA (UN BEL TIPINO: MINACCIA GLI STEWARD E DEL CAPO ULTRA’ LUCA LUCCI DICE: “COSA VUOI FARE I CONTI CON LUI CHE NON CAPISCE UN CAZZO”) – POI CI SONO LA SORELLA DEL LEADER NERAZZURRO FERDICO, GLORIA ROSA, DIPENDENTE DELL’HOSPITALITY DELL’INTER, NON COINVOLTA NELL’INCHIESTA E MARIANNA TEDESCO, 42 ANNI, COMPAGNA DI UN ALTRO COMPONENTE DELLA CURVA INTERISTA FINITO IN CARCERE, MATTEO NORRITO, E SOCIA DEL MILANISTA LUCA LUCCI…
-Matteo Castagnoli per il “Corriere della Sera” - Estratti
Un ragazzo «bussa» alla porta della sala degli ultrà al Baretto, sotto la Curva Nord di San Siro. Entra. Sono le 15.30 del 21 dicembre 2019. Il fischio d’inizio del match con il Genoa è alle 18. «Nell’ufficio», scatoloni, sedie di alluminio e un tavolino. Lì si ritirano gli ordini. Una donna toglie l’elastico da un mazzetto di tessere. Ne allunga tre al «cliente».
«Trenta a testa», dice un’altra voce al giovane che prende due banconote da 50 euro. L’affare (illecito) è fatto. Debora Turiello, 40 anni, raccoglie i soldi che consegnerà ai capi Curva: è lei la contabile della Nord.
Ai domiciliari dopo i 19 arresti di lunedì nell’inchiesta «Doppia curva» dell’Antimafia di Milano, dalle sue mani passavano le liste di prenotazioni, di clienti, le annotazioni dei pagamenti, oltre alle relazioni con la società (in particolare, con gli addetti alla vendita dei biglietti).
Collaboratrice del leader della Nord Renato Bosetti, con il nuovo direttivo ultrà aveva allargato le sue attività arrivando a gestire gli incassi nelle partite in casa. «Scrupoloso puntiglio nell’adempiere i compiti — scrivono gli inquirenti — che le derivano dalla propria professione di titolare» di una ditta di consulenza finanziaria.
C’è anche lei nella divisione dei guadagni della Curva: «Allora... stagione calcistica (2022/2023, ndr ): 265 mila euro fatti, puliti! Cinquemila gliel’ho dati a Debora per tutto il lavoro che ha fatto, perché hanno speso di stampanti, di cose...», spiega intercettato a giugno di un anno fa il capo ultrà nerazzurro Marco Ferdico. Chi teneva invece traccia dei conti dell’altra parte dello stadio era Roberta Grassi, 44 anni, perquisita dopo il blitz di lunedì. Anche lei, per la Sud, aveva una sorta di ufficio: in piazza Axum, due tavolini per il bagarinaggio.
Sopra, una risma di carta e dei fogli scritti a mano pieni di liste. Raccoglieva i soldi in uno zaino che poi portava al capo ultrà milanista Luca Lucci. Del quale il 5 novembre scorso diceva: «Cosa vuoi fare i conti con lui che non capisce un caz..».
Alla mente fine da contabili, però, le due sapevano abbinare la forza. Perché se Turiello ad aprile 2023 segue gli spostamenti dei tifosi del Benfica a Milano per preparare gli scontri poi evitati dall’intervento della polizia («Oh li ho... si stanno raggruppando»), il 7 novembre dello stesso anno Grassi minaccia uno steward ai tornelli del Meazza. Prova a entrare in «doppietta» con l’ultrà Daniele Cataldo. Lo steward la ferma per un braccio: «Devi uscire». Ribatte lei: «Vuoi vedere che è più facile se vai fuori te. Perdi pure il lavoro!».
L’orizzonte di figure gravitanti intorno ai capi Curva tocca anche le relazioni personali: dalla sorella del leader nerazzurro Ferdico, Gloria Rosa, dipendente dell’hospitality dell’Inter e non coinvolta nell’inchiesta, a Marianna Tedesco, 42 anni, compagna di un altro componente della Nord finito in carcere, Matteo Norrito. Legami che creano «ponti» tra le tifoserie.
«Secondo me lui (Lucci, ndr ) ha accettato l’accordo perché sa che mia moglie è la sua socia», confida Norrito ai «colleghi» ultrà interisti. Si riferisce alla spartizione dei biglietti tra Nord e Sud per la finale di Champions dell’anno scorso. Inter e Milan si affrontano in semifinale: «Qualsiasi cosa succede facciamo metà per uno». Tedesco insieme al «Toro» Lucci aveva avviato un progetto imprenditoriale per aprire nuovi negozi di barberia e tatuaggi in franchising con il marchio «Italian Ink». Nell’inchiesta «Doppia curva» è indagata per estorsione con l’emissione di una falsa fattura che la cooperativa a cui era affidato il catering allo stadio è stata costretta a pagare.
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