TOTTI "SCARICA" DYBALA: “È UN TOP PLAYER, MA LA ROMA RIFLETTA. GIOCA QUINDICI PARTITE L'ANNO" – L’EX CAPITANO GIALLOROSSO E I DUBBI SULLA TENUTA FISICA DELLA “JOYA: “SE FOSSI UN DIRIGENTE, UNA RIFLESSIONE DOVREI FARLA” - SU LUKAKU: "PER VINCERE SERVE CHE RESTI" – "DE ROSSI? DA QUANDO È ARRIVATO DANIELE I GIOCATORI SONO CAMBIATI, MA L’ALLENATORE CONTA FINO A UN CERTO PUNTO" – IL SOGNO DI UN’ALTRA FINALE EUROPEA: “NON C’È DUE SENZA TRE”
-Jacopo Aliprandi per corrieredellosport.it -Estratti
Ha trascorso più di un’ora davanti a telecamere e microfoni prima e dopo l’evento organizzato a pochi passi dallo Stadio Olimpico. Casa sua. Del resto quando parla Francesco Totti non c’è cronista o testata giornalistica che non voglia sentire ciò che ha da dire. Sulla Roma, certo, ma non solo.
E come al solito l’ex capitano della Roma, diventato brand ambassador del progetto Betsson.sport, non ha fatto zero a zero. Non lo ha mai voluto in campo, figuriamoci adesso che non è legato ai vincoli del club. Ha sorpreso però la riflessione fatta su un calciatore che stima, e continuerà a stimare, ma che adesso a quanto detto non sembra più essere per lui un giocatore indispensabile per la Roma che si immagina nel futuro.
Paulo Dybala per Totti può essere cedibile: «Stiamo parlando di un giocatore top - ha detto l’ex dieci -, ma per quanto riguarda il futuro bisogna capire cosa vuole fare la società e che obiettivi ha già dalla prossima stagione. Se fossi un dirigente, penserei bene a cosa fare con un giocatore che fa 15 partite all’anno. Se ho un obiettivo importante da raggiungere e ho uno dei giocatori più importanti che va in campo in un terzo delle partite, una riflessione devo farla».
Un cambio di posizione rispetto a quanto dichiarato fino a poco tempo fa, quando Totti riteneva la Joya importante anche per il futuro: «Dobbiamo tenercelo stretto», aveva detto lo scorso gennaio da Riyad. Sarà forse questo ultimo stop dell’argentino ad avergli fatto cambiare parzialmente idea, oppure la voglia di stimolarlo per questo finale di stagione intenso di partite cruciali per raggiungere gli obiettivi prefissati in campionato e sognare un’altra finale europea («Non c’è due senza tre», ha detto scherzando), fatto sta che il messaggio non passerà certo inosservato.
(…) Allenatore vero è De Rossi, che ha chiuso questo primo tour de force nel migliore dei modi: «Da quando è arrivato Daniele i giocatori sono cambiati, hanno più voglia e più stimoli. Hanno cambiato mentalità. Per vincere le partite serve la testa giusta e la voglia giusta, perciò penso che Daniele abbia dato un forte contributo a questo cambiamento.
Le cose sono cambiate dall’esonero di Mourinho e con l’arrivo di Daniele. Ma penso che l’allenatore conti fino a un certo punto, perché poi quelli che scendono in campo sono sempre i giocatori, e se hanno la voglia e la convinzione di fare bene può succedere poi di tutto». Tra meno di venti giorni poi arriverà il derby: «Daniele lo vivrà come ha sempre fatto da giocatore. Entrambi lo abbiamo sempre vissuto diversamente da tutti gli altri». Per due romani e romanisti senza ombra di dubbio.