TRECCINE, MANI SMALTATE E TRE PSICOLOGI CHE LO SEGUONO: CHI È NOAH LYLES, L'ATLETA AMERICANO CHE HA VINTO L'ORO NEI 100 METRI - È LUI CHE HA PORTATO A PARIGI IL RAPPER-FATTONE SNOOP DOGG. IL 23ENNE È FISSATO CON LA MODA E HA SOFFERTO DI DEPRESSIONE - SI FA ACCOMPAGNARE IN GIRO PER IL MONDO DALLA MAMMA, EX INSEGNANTE ORA DIVENTATA SUA MOTIVATRICE - DA BAMBINO NON AVEVA UN DOLLARO: È STATO ABBANDONATO DAL PAPA' E VIVEVA IN UN SOTTOSCALA IN FLORIDA... - IL TWEET: "SOFFRO DI ASMA, DISLESSIA, ANSIA E DEPRESSIONE. CIÒ CHE HAI NON DEFINISCE CIÒ CHE PUOI DIVENTARE..."
-NOAH LYLES - the fastest man in the world ?
For the first time in history 8 men have broken 10 seconds in a wind-legal race.
This Olympic 100m final is ICONIC !!#100M #MalavikaMohanan #Iyer #HappyBirthdayKajol #MadhuriDixit #stockmarketcrash #Sardar2 pic.twitter.com/RxDgsLLDvk
— Butcher (@___meMeraj) August 5, 2024
Estratto dell'articolo di Emanuela Audisio per “La Repubblica”
Per un soffio. Per cinque millesimi. Al fotofinish. 9”79. Per cinque centimetri. I cento metri hanno un nuovo campione olimpico. È uno spaccone, ma ha una progressione divina. L’America con Noah Lyles si riprede il trono dei cento metri più concitati e serrati della storia. L’ultimo che si era messo la corona era stato Justin Gatlin nel 2004. Poi quel fulmine di Bolt aveva incenerito ogni speranza yankee. E poi c’è stato Jacobs, certo.
I have Asthma, allergies, dyslexia, ADD, anxiety, and Depression.
— Noah Lyles, OLY (@LylesNoah) August 4, 2024
But I will tell you that what you have does not define what you can become.
Why Not You!
Adesso è toccato a un ragazzo con le treccine e con le unghie colorate dallo smalto ricambiare il dispetto. E punire l’erede di Bolt che stava avanti. Il giamaicano Kishane Thompson, 23 anni appena ha visto Lyles che ci avvicinava si è indurito, gli stavano portando via il traguardo, il tempo di capirlo e lì è franato. 9”79 anche per lui, ma per il titolo sarà per la prossima volta.
[...] Lyles che è qui con il rapper Snoop Dogg, è fissato con la moda, ci tiene a vestirsi in maniera vistosa, ha tre psicologi che lo seguono, perché ha sofferto di depressione e vuole portare l’atletica in prima pagina. Al traguardo si è commosso, si capisce, bruci un gigante giamaicano, anzi il nuovo Bolt, vinci a 27 anni il tuo primo oro olimpico, piombi sulla torta più importante e soffi tu le candeline mentre l’altro deve ancora liberare il fiato.
Noah gira il mondo con la madre che è un’ex insegnante ora diventata una motivatrice e spesso i due fanno dei siparietti divertenti. Ama dare spettacolo e cantare (ha inciso un disco con l’astista Sandi Morris), non nasconde un passato di miseria e di privazioni a Gainesville, Florida, quando la madre, abbandonata dal marito, riusciva vendendo cosmetici a porta a porta, appena a sfamare Noah e il fratello Josephus, anche lui piuttosto veloce e in squadra come staffettista. [...]
È uno che non dimentica l’impegno e che lui come tanti altri ragazzi neri è partito senza vantaggi: «Abitavamo in un sottoscala, non potevamo permetterci nulla. Ho partecipato alla serie su Netflix perché voglio di più per la nostra federazione e per i nostri atleti». È l’unico che in America ha detto alle star dell’Nba che non possono permettersi di dire che quando vincono sono i campioni del mondo. «Lo sono dell’America, non del pianeta». [...]