Stefano Arcobelli per La Gazzetta dello Sport
Sun Yang fa cose da Thorpe (lo eguaglia nella tripletta d' oro), Mack Horton finge di accontentarsi (del 3'43"85) quando non spara a zero sul cinese già squalificato per doping, Detti fa il Gabri come a Rio per infrangere il tabù e coronare il suo mezzo slam nei 400 sl, una delle gare più difficili da interpretare. Dalla corsia numero 1 spalleggia l' olimpionico australiano e gli rende 8 centesimi al tocco («Ma a quello mamma lo ha fatto più alto e con le braccia 10 cm più lunghe»), ma se avesse anche solo ribadito il crono del record italiano di aprile a Riccione in 3'43"36 e non il 3'43"93 nella Danube Arena, il livornese gli avrebbe sfilato l' argento. Quisquilie.
E' finita con lo stesso podio olimpico a parti invertite: solo Gabri è rimasto terzo mordendosi la lingua ma dopo aver speso tutto. Gabri, però, non aveva ancora provato la gioia mondiale, e due anni fa i 400 li vide alla tv per guai fisici, a macerarsi, meditando il riscatto poi avvenuto ai Giochi e dopo l' oro europeo. Sul podio intercontinentale Detti ha riportato il tricolore: «Ho rotto il ghiaccio e siamo solo all' inizio, forse a fine settimana sarò un cencio...ma solo domenica vi dirò se sarò uscito soddisfatto dai Mondiali. La prima l' ho presa».
Il valore, se non il peso di questa medaglia, è nel ricorso storico, nell' unico precedente azzurro, identico nel colore, che risale a Fukuoka 2001 con Emiliano Brembilla che lasciò sotto il podio l' argento olimpico Rosolino. Quella medaglia mai presa da Massi ora è nelle mani del Nipote livornese, visto che lo allena zio Stefano Morini, rapido a twittare l' impresa come premio al lavoro e ai sacrifici fatti stando più di 300 giorni all' anno a lavorare fuori casa.
Detti ha confermato di essere un super quattrocentista non solo perché ha lasciato sotto il podio fior di campioni tra cui l' ex dopato Park Tae Hwan, ma anche perché pur soffrendo e rimontando come all' Olimpiade due americani, ha ribadito che anche in una gara tattica tiene, sa gestirsi e non stravolge la sua nuotata, basata ancora una volta sul fattore-negative split. Dopo l' 1''52"31 di metà gara transita tra il 7° ed 8° posto, ma stavolta il rimontone non arriva nell' ultima vasca bensì ai 300 metri, quando ormai s' è reso conto che con Horton sarebbe stato un duello laterale avvincente. Perché in mezzo, Sun Yang fa il fenomeno e rompe la tregua troppo presto, sicuro e arrogante anche in acqua prima ancora della progressione nelle ultime due vasche che non danno speranze alla concorrenza: 3'41"38.
Per imparare a diventare campione, Gabri cominciava gli allenamenti con i ragazzini e li terminava con i grandi. Quand' era bambino (8 anni) in vacanza con la famiglia, su una passerella di cemento armato che cedette, la caviglia rimase incastrata in mezzo agli scogli. Uno scoglio gli stava per chiudere la gamba destra: papà e altre due persone lo hanno salvato. Un' esperienza che lo ha segnato. Quella brutta esperienza, insieme all' infiammazione infinita del 2015, l' hanno fatto maturare molto e trasformato in un campione che non molla mai, che si rimbocca le maniche per poi riemergere sempre.
Non ha paura «di morire», scoppiare in una gara: rispetto a Paltrinieri (che ringrazierà dopo il Moro e lo staff) forse ha solo meno coraggio di imporre il ritmo, ma mercoledì vedremo se la distanza ideale saranno davvero i neo promossi 800 olimpici o restano i 400. «Rivincita su Sun Yang? Lui ha anche i 200, deve fare altre prove. La prossima non sarà una gara di attesa come questa».
Sul discusso cinese che ha scontato una squalifica doping sorvola, perché ci pensa Horton a sistemarlo, a dargli del baro («Ci sono rivali, e rivali che hanno imbrogliato») e si evita l' imbarazzo della conferenza di Rio dopo il bronzo. Adesso, Gabri pensa forse all' argento perso negli ultimi 20 metri con un tempo superiore al suo record e anche alla medaglia guadagnata «per un pelo» sul coreano che s' è allenato ad Ostia.
«Ora verrà tutto in discesa, anche se dovrò faticare come in salita» ride il ventiduenne livornese, interista che pensa sempre a un colpo di mercato. E in quanto al tempo, «da qui a Tokyo migliorerò». Sempre avanti.