CI UCCIDERÀ LA BUROCRAZIA – CI SONO 5MILA LAUREATI IN MEDICINA CHE NON POSSONO DARE UNA MANO NELL’EMERGENZA CORONAVIRUS PERCHÉ IL LORO ESAME DI ABILITAZIONE È STATO ANNULLATO – E INTANTO IL 12% DEI DOTTORI IMPEGNATI NEGLI OSPEDALI È GIÀ INFETTO…
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Camilla Mozzetti per “il Messaggero”
Potenzialmente utili, ma inutilizzati. Sembra un controsenso nei giorni in cui la pandemia del Covid 19 - così come l'ha chiaramente definita ieri L'Oms - sta flagellando l'Italia diffondendosi in tutte le regioni dello Stivale. Oggi più che mai c'è bisogno di loro: dei medici. Per riempire i pronto soccorso, garantire la copertura territoriale ed evitare che gli ambulatori chiudano, per aiutare tutti coloro - e sono migliaia di professionisti - che lottano contro un virus per il quale non esiste ancora un farmaco o un vaccino.
E invece molti di loro - parliamo di oltre 5 mila unità - sono fermi. Si tratta dei giovani laureati in Medicina che pur restando lontani dalla prima linea avrebbero potuto dare un contributo. Essere impiegati nella continuità assistenziale e dunque nelle guardie mediche, ad esempio, svolgere del volontariato pur non essendo ancora specializzati nei reparti di centinaia di ospedali e rispondere perfino al decreto legge del 9 marzo con cui il governo, nelle misure straordinarie per l'assunzione degli specializzandi, ha previsto inoltre che «gli incarichi possono essere conferiti anche ai laureati in Medicina e chirurgia abilitati all'esercizio della professione medica e iscritti agli ordini professionali».
IL NODO
E invece no. Questi giovani sono bloccati, perché dopo la laurea il loro esame di abilitazione professionale previsto per il 28 febbraio è stato annullato a causa dell'emergenza che ha indotto il Paese a cancellare qualsiasi concorso per contenere il rischio del contagio. «Abbiamo scritto e siamo in contatto con il ministro dell'Università Gaetano Manfredi - spiega Federico Lavagno del Segretariato Italiano Giovani Medici Sigm - affinché l'abilitazione venga concessa solamente sulla base della valutazione dei tirocini pratici», facendo a meno quindi del canonico test a risposta multipla «che estratte da un pool di 5mila quesiti, domande conosciutissime dai concorrenti- prosegue Lavagno - e non è in grado di valutare le reali competenze».
Anche perché, nonostante il loro esame sia stato spostato al 7 aprile prossimo non si hanno garanzie a fronte del mutato scenario epidemico «e 5.700 potenziali medici sono bloccati a casa - conclude Claudia Marotta, presidente dell'Associazione - quello che chiediamo, inoltre, è che questa misura straordinaria in realtà sia da apripista per una laurea a tutti gli effetti abilitante». In sostanza, vorrebbero rendersi utili nei limiti del possibile, ma non possono farlo, anche se dal ministero dell'Istruzione fanno sapere che il problema «È in fase di risoluzione» con un «documento che sarà pronto a breve». Intanto però il numero dei pazienti continua a crescere.
I NUMERI
Soltanto ieri l'Italia ha registrato 2 mila contagi in più rispetto al giorno precedente portando il numero dei malati a superare le 10 mila unità. Ed aumentano anche i decessi: 827 (di cui 617 in Lombardia), ovvero altri 196 in 24 ore.
Dei medici ora impegnati negli ospedali per far fronte alla propagazione del virus - e si tratta principalmente di anestesisti-rianimatori e specialisti in Medicina d'urgenza - circa «il 12% è già infetto», spiega Carlo Palermo, presidente dell'Anaao Assomed. «Si sta pagando un contributo elevatissimo e il dato drammatico è che i dispositivi di protezione all'inizio della diffusione del virus non erano disponibili.
Non si può far fronte a questa situazione con le mascherine chirurgiche perché, considerato il rischio biologico - conclude Palermo - servono dispositivi con un altissimo grado di filtraggio delle particelle. Non si tratta di difendere solo la salute o la vita del singolo medico, perché il riflesso per ognuno di loro che si ammala produce ricadute sull'intero sistema». Se i medici continueranno ad ammalarsi il sistema potrebbe collassare.
L'emergenza del Covid-19 del resto ha portato a galla un altro grande problema insito nella sanità italiana: l'assenza di medici specializzati. Sempre l'Anaao Assomed ha elaborato una proiezione, considerando i pensionamenti e gli specializzandi ora in servizio, che vede entro il 2025 avere in tutto il Paese 8.600 medici specialisti in meno: 4.200 di Medicina d'urgenza, 1.800 di Medicina interna, 1.400 anestesisti e rianimatori, 1.200 chirurghi di Chirurgia generale. Senza contare le altre specializzazioni come Pediatria, Ginecologia, Ortopedia, Psichiatria.