GAME OVER PER LE U-MASK – IL MINISTERO DELLA SALUTE BLOCCA LA VENDITA DELLE U-MASK, LE MASCHERINE TANTO AMATE DA VIP E POLITICI E VENDUTE AL “MODICO” PREZZO DI 33,60 EURO L'UNA: ENTRO 5 GIORNI L'AZIENDA DOVRÀ RITIRARE TUTTI I PEZZI PRESENTI SUL MERCATO E U-MASK SARÀ CANCELLATA ANCHE DALLA BANCA DATI UFFICIALE DEI DISPOSITIVI MEDICI AUTORIZZATI – IL LABORATORIO DI ANALISI CHE HA RILASCIATO LA CERTIFICAZIONE ERA PRIVO DI AUTORIZZAZIONE SANITARIA E IN TERMINI DI SICUREZZA NON DÀ GARANZIA DI PREVENIRE IL CONTAGIO…
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Non sono dispositivi medici. Anzi, ci sono «potenziali rilevati rischi per la salute» proprio per «l'assenza di un regolare processo valutativo». Così le mascherine U-Mask non potranno più essere vendute. Colorate, in neoprene, caratterizzate dalla grande «U» stampata sul lato, amate e sfoggiate anche da molti personaggi famosi, le costose mascherine (33,60 euro l'una) prodotte da U-Earth Biotech Ltd sono diventate fuorilegge.
Lo stabilisce «con carattere di urgenza» il ministero della Salute che ne dispone «il divieto di immissione in commercio» e ne ordina il ritiro dal mercato. Entro 5 giorni l'azienda dovrà ritirare a sue spese tutte le mascherine presenti sul mercato, dalle farmacie ai siti web. Inoltre, U-Mask sarà cancellata anche dalla Banca dati ufficiale dei dispositivi medici autorizzati. La decisione, spiega la Direzione generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del ministero della Salute, dopo la scoperta che il laboratorio di analisi Clodia di Bolzano che ha rilasciato la certificazione di conformità della U-Mask, è «risultato privo di autorizzazione sanitaria».
Non solo. Chi ha firmato la certificazione, è «un soggetto privo dei prescritti titoli abilitativi», cioè senza laurea. La Direzione generale quindi sottolinea i potenziali rischi «in termini di sicurezza ed efficacia» della mascherina che quindi non dà garanzia «sull'effettiva adeguatezza come strumento di prevenzione dei contagi». Il provvedimento è arrivato dopo che a fine gennaio i carabinieri del Nas avevano sequestrato il laboratorio di analisi di Bolzano e a Milano la Procura aveva aperto un'inchiesta per frode indagando Betta Maggio, rappresentante legale della U-Earth Biotech di Londra e della sede di Milano.
Il tutto è partito da un esposto di un'azienda concorrente che sosteneva come il filtraggio delle U-Mask non fosse affatto come quello delle mascherine FFP3 (tra il 98 e il 99%), come invece sostenuto dalla certificazione e sul sito web. Poi c'è stata l'Antitrust che ha avviato un procedimento contro l'azienda per pubblicità ingannevole visto che «verrebbe enfatizzata l'efficacia di questi dispositivi con modalità ingannevoli e aggressive, sfruttando indebitamente la situazione di emergenza sanitaria in corso per indurre il consumatore a comprare a prezzi elevati il prodotto reclamizzato». Ieri lo stop. Ma l'azienda potrà presentare ricorso al ministero o al Tar.