INIZIAMO CON I FOCOLAI DI VARIANTE DELTA: OSTIA, MAREMMA, SARDEGNA - CE N'E' UNO ANCHE A NAPOLI: I RAGAZZI CONTAGIATI ERANO ANDATI IN VACANZA IN SPAGNA - CARTABELLOTTA: "NON DOBBIAMO DIMENTICARE CHE QUESTA MUTAZIONE È PIÙ CONTAGIOSA DEL 50-60 PER CENTO E QUINDI NELLE PROSSIME SETTIMANE VEDREMO SICURAMENTE AUMENTARE I CASI DAPPERTUTTO"
-Graziella Melina per "il Messaggero"
I luoghi di ritrovo dei giovani per le vacanze al mare rischiano di dare una spinta alla diffusione del contagio. La variante delta infatti sembra prediligere le feste in spiaggia, dove la spensieratezza e la voglia di divertirsi prevalgono sulle misure di sicurezza e prevenzione. E così i focolai cominciano a spuntare un po' alla chetichella. Nel Lazio, stando ai dati forniti dall' Azienda sanitaria Roma 3, la mutazione più contagiosa del virus è già prevalente al 70 per cento.
Ostia, Fregene e Fiumicino stanno già pagando il conto. I campioni positivi sequenziati tra il 20 e il 21 giugno si riferiscono per lo più a ventenni. Ma la costa laziale non è la sola ad ospitare la variante delta. A San Benedetto del Tronto, nelle Marche, è stato individuato un focolaio. Anche stavolta i contagiati sono giovani; pare abbiano partecipato ad una festa in riviera.
Positivi anche tre turisti stranieri. Più di trenta sono i campioni che dovranno ancora essere sequenziali, ma le autorità sanitarie locali presumono siano riconducili allo stesso cluster. Si tratta per lo più di asintomatici o paucisintomatici. Che quindi in modo inconsapevole possono aver contribuito a far circolare la variante delta. Anche per i vacanzieri che scelgono la costa della Maremma toscana, il rischio di contagiarsi c' è. Tra i campioni sequenziali negli ultimi tre giorni in provincia di Grosseto, uno è stato individuato come delta.
Per molte regioni, poi, esiste anche il problema dei contagi importati. Come il caso del focolaio individuato a Napoli. I giovani contagiati con la delta erano andati in vacanza in Spagna. Intanto, qualche regione prova a giocare d' anticipo. In Sardegna ieri hanno iniziato a tracciare i casi nelle località costiere dove è maggiore la presenza dei turisti. Il piano regionale prevede 2500 test molecolari al giorno.
I primi a essere testati sono i vacanzieri della Gallura. Poi si proverà a scovare la variante anche negli altri territori dell' isola. In Sardegna, in realtà, la preoccupazione non è poca. Secondo gli ultimi dati dell' Istituto Superiore di Sanità, riferito al 22 giugno scorso, la presenza della variante delta si attesta al 66,7%. La Sardegna è infatti la seconda in Italia per incidenza della nuova variante, dopo il Friuli Venezia Giulia (al 70,8%).
«Non dobbiamo dimenticare che questa mutazione è più contagiosa del 50-60 per cento e quindi nelle prossime settimane vedremo sicuramente aumentare i casi dappertutto - mette in guardia Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe - Per provare a fermarla occorre potenziare il contact tracing, il sequenziamento e poi bisogna modulare la campagna vaccinale in maniera tale da anticipare la seconda dose, completare il ciclo ed evitare così un impatto sugli ospedali».
Ma su questo fronte non sembra si stia facendo abbastanza. «Da 15 settimane consecutive - rimarca Cartabellotta - si registra una discesa dei nuovi casi settimanali, tuttavia si continua a rilevare una progressiva diminuzione dell' attività di testing che, ricordiamo, sottostima il numero dei nuovi casi e documenta l' insufficiente tracciamento dei contatti, cruciale in questa fase della pandemia».
In realtà, per frenare il virus ed impedire che la variante delta prenda il sopravvento l' unica strategia vincente la si conosce già. «Non abbiamo a che fare con una epidemia chiusa - osserva Massimo Ciccozzi, direttore dell' Unità di Statistica medica ed Epidemiologia molecolare dell' Università Campus Bio-medico di Roma - quindi dobbiamo stare attenti a non far diffondere la delta. Ecco perché occorre implementare la campagna vaccinale, e poi ancora dobbiamo tener conto del buon senso di ciascuno. Ricordiamo di indossare sempre la mascherina anche all' aperto nel momento in cui vediamo assembramenti. I dati che osserveremo tra 15 giorni, dipenderanno dalle misure di prevenzione che continueremo ad adottare».