“INUTILE PERDERE TEMPO CON LE ZONE MULTICOLORE. SERVE UN LOCKDOWN NAZIONALE DI UN MESE” - WALTER RICCIARDI: “NON HA ALCUN SENSO PERMETTERE DI ANDARE NELLE SECONDE CASE. PROBABILMENTE È UN TENTATIVO DI AMMORBIDIRE IL CLIMA DI TENSIONE E FATICA. ANCHE IL RITORNO A SCUOLA È SCONVENIENTE. LA GERMANIA DEVE RECUPERARE DOPO UNA SOTTOVALUTAZIONE DELLA SECONDA ONDATA - LA VARIANTE BRASILIANA? SE NE SA ANCORA POCO, MA PARE PREOCCUPANTE…”
-Francesco Rigatelli per “la Stampa”
«In questa fase è inutile perdere tempo con le zone multicolore. Serve un lockdown nazionale, severo e immediato di tre-quattro settimane per facilitare la vaccinazione e proteggerla dalla variante inglese, che altrimenti prenderebbe il sopravvento anche in Italia aumentando i contagi».
Walter Ricciardi, 61 anni, professore ordinario di Igiene all' Università Cattolica e direttore scientifico degli Istituti Maugeri, è il superconsulente del ministro della Salute Speranza, anche per essere stato consigliere dell' Oms, presidente dell' Istituto superiore di sanità e della Società mondiale di salute pubblica. Ancora una volta, in questa intervista, anticipa le proposte necessarie per affrontare con decisione la pandemia.
Professore, quando arriva l' ondata dei contagi del periodo natalizio?
«È già arrivata, i 475 morti di ieri sono quelli contagiati a Natale».
Ieri c' erano 16.310 nuovi casi, l' ondata è inferiore alle attese?
«Le misure prenatalizie hanno impedito una crescita enorme dei contagi, ma non li hanno diminuiti. La curva è stabile da molto tempo a un livello alto che rischia di nuocere alla campagna vaccinale, oltre che continuare a uccidere circa 500 italiani al giorno».
Si sottostimano i contagi facendo meno tamponi e conteggiandoli insieme a quelli veloci?
«Per ogni caso accertato ce ne sono uno o due non rilevati. In Italia si possono stimare 5-600mila attualmente positivi. Certo il tracciamento resta inadeguato, perché le regioni sottovalutano l' importanza dei tamponi».
Lo fanno per non finire in zona rossa?
«Questo non lo so, ma se le regioni continueranno a vivere le zone rosse come stigma resteranno sul plateau per sempre».
Cosa pensa del contro-dossier della Lombardia?
«I dati su cui il governo prende le decisioni sono forniti dalle stesse regioni e anche i numeri più recenti, che la Lombardia vorrebbe venissero tenuti in considerazione, sono in peggioramento. Le regioni che sono state in zona rossa, come Toscana e Campania, sono migliorate e non vedo perché Lombardia, Provincia di Bolzano e Sicilia non debbano intraprendere lo stesso percorso».
Le regole delle zone rosse sono sufficientemente rigide?
«Lo sono per rallentare l' epidemia, ma non per abbatterla».
Il sistema dei colori è troppo soft?
«Va bene in un' epidemia discendente, non nella fase attuale di plateau o di crescita.
L' unica soluzione attuale è un mese di lockdown generale, che faciliti la vaccinazione e blocchi l' avanzata della variante inglese».
In questo quadro che senso ha permettere di andare nelle seconde case?
«Nessuno, probabilmente è un tentativo di ammorbidire il clima di tensione e fatica, ma lo ripeto: la vera priorità è abbattere la curva epidemica».
E il ritorno a scuola?
«Anche questo è sconveniente, perché ogni attività di massa in questa fase va bloccata».
Cosa sta succedendo alla virtuosa Germania?
«Deve recuperare dopo una sottovalutazione della seconda ondata. Prima ha fatto un lockdown morbido paragonabile alle nostre zone rosse, ma non è bastato e ora deve inasprirlo. Un esempio da seguire prima che sia troppo tardi».
Perché Pfizer ha rallentato la produzione?
«Ha deciso una pausa per potenziare lo stabilimento belga e costruirne uno in Germania, ma recupererà entro pochi mesi».
Ci salverà AstraZeneca?
«Spero di sì e sono ottimista in tal senso. Il 29 gennaio si esprimerà l' Ema e da febbraio arriveranno le dosi. Credo verrà approvato nella versione con due dosi piene che copre circa al 60 per cento. Se poi l' autorità italiana lo autorizzasse anche con la prima mezza dose più la seconda intera si arriverebbe circa al 90 e saremmo ancora più contenti».
A quando l'immunità di gregge?
«Spero entro l'anno se, come nella situazione attuale, basterà il 75 per cento degli italiani vaccinati. Con la variante inglese si salirebbe al 95 e questo è uno dei motivi per cui ora serve un lockdown».
Può essere utile cercare i vaccini fuori dall' accordo europeo?
«No, l' accordo è vantaggioso da tutti i punti di vista e metterlo in discussione darebbe solo un alibi alle case farmaceutiche. Senza di esso i vaccini andrebbero solo ai Paesi più grandi e ricchi».
La vaccinazione degli over 80 partirà puntuale?
«Sì, il piano procede nei tempi. La vera sfida riguarderà gli under 80, perché sono tanti e servirà molta organizzazione. Bisognerà vaccinare almeno 250mila persone al giorno».
E la variante brasiliana?
«Se ne sa ancora poco, ma pare preoccupante. La speranza è che i tanti morti in Brasile siano dovuti più al crollo del sistema sanitario che a essa. Tutte le varianti vanno tenute sotto controllo e, se possibile, prevenute diminuendo la circolazione dell' infezione. Più il virus replica più varia».
La crisi di governo come sta influendo?
«Per combattere la pandemia serve un esecutivo nel pieno delle sue forze per prendere le decisioni necessarie. Devo dire che il ministro della Salute Speranza non ha mollato un minuto, ma in una situazione di emergenza occorre la concentrazione di tutti».
È vero che nel caso di un governo di transizione lei potrebbe fare il ministro perché è uno dei pochi a conoscere le carte?
«Non ne ho idea e francamente adesso mi fa piacere aiutare il ministro Speranza, che è una persona straordinaria e si impegna dal primo momento come pochi per contrastare la pandemia».