“PER MOLTI LA RADIOTERAPIA COSTITUISCE UNA VALIDA ALTERNATIVA ALL'INTERVENTO CHIRURGICO E PER ALTRI L'UNICA POSSIBILITÀ DI CURA” – LA LOTTA AI TUMORI SI FA SEMPRE PIÙ HI-TECH, AL PUNTO CHE LA RADIOTERAPIA VIENE SPESSO CHIAMATA “CHIRURGIA VIRTUALE” – LA TECNICA, INTRODOTTA NEL 1986 MA MIGLIORATA CON NUOVE TECNOLOGIE E QUALIFICAZIONI, PERMETTE DI “SPARARE” RADIAZIONI CONTRO LE CELLULE CANCEROSE, DISTRUGGENDOLE UNA AD UNA...
-Giampiero Valenza per "il Messaggero"
Nella lotta ai tumori la radioterapia è un po' come puntare il mirino di un fucile sulle cellule cancerose. Quando si decide di premere il grilletto e di sparare le radiazioni queste vengono distrutte una ad una. La tecnica oggi si fa sempre più hi-tech, tanto che c'è chi la chiama chirurgia virtuale. Perché si interviene nell'organismo senza fare alcun taglio. Un tipo di cura in netta crescita.
«Per molti tumori la radioterapia costituisce una valida alternativa all'intervento chirurgico e per altri ancora rappresenta l'unica possibilità di cura - spiega Cinzia Iotti, direttore della Radioterapia oncologica dell'Ausl-Irccs di Reggio Emilia e presidente eletto dell'Airo, l'Associazione italiana di radioterapia e oncologia clinica - La radioterapia è una disciplina in continua evoluzione. Direi straordinaria, evoluzione. Il suo impiego, da sola o in associazione con altre terapie, sta guadagnando settori sempre più ampi, anche nel paziente metastatico a cui un tempo si somministravano solo trattamenti puramente palliativi e che oggi può invece contare su approcci terapeutici molto più ambiziosi, mirati a migliorare la sua attesa di vita».
LE CELLULE
Quattro malati oncologici su dieci sono stati curati così, almeno per un ciclo. Proprio l'Airo ha fatto i conti di quanti pazienti sono passati, nel solo 2020, nei 104 centri italiani. I numeri raggiunti potrebbero riempire una media città. Sono stati, infatti, quasi 100.000: 47.044 al Nord, 34.686 al Centro e 18.014 nel Mezzogiorno.
Tra loro, in 15.000 l'hanno usata per sferrare l'agguato finale ed eliminare completamente il tumore: circa la metà (il 48%) per le forme della prostata, il 21% per quelli alla testa e al collo, il 9% per il tumore della cervice uterina e il 22% per la forma non a piccole cellule che colpisce il polmone. Non tutti i raggi anti-cancro, quindi, si sono spenti durante la pandemia.
«La radioterapia, ci dicono i dati, ha saputo affrontare le criticità e ha quasi sempre risposto alla domanda dei pazienti oncologici - commenta Vittorio Donato, presidente di Airo, capo dipartimento di Oncologia e direttore della divisione di Radioterapia dell'azienda ospedaliera San Camillo Forlanini di Roma - Non ci sono state, ad esempio, battute d'arresto per i tumori testa-collo che sono considerati malattie rare e per il tumore della prostata che è stata la neoplasia più trattata dai radioterapisti con intento curativo».
I primi raggi X per curare il cancro vennero usati dal medico americano Emil Grubbe. Era il 1896 e da allora la strada ne è stata fatta tanta. Oggi si usa un approccio integrato, con più professionalità che trattano uno stesso caso (oncologi, altri specialisti, fisici, ingegneri), e con la ricerca e nuovi macchinari che hanno permesso di ridurre i cicli.
LE SEDUTE
Si va meno in ospedale e a guadagnarci è anche la qualità della vita. Si è passati da 30-40 sedute tra le 6 e le 8 settimane a 20 sedute in un mese fino alle cure lampo, da 1 a 5. Gli effetti si vedono anche quando si fa il mix e alla radio si aggiunge la chemioterapia. Secondo l'indagine i centri che in Italia sono in grado di somministrarle tutte e due sono solo il 40%. Principalmente si tratta di strutture universitarie e grandi realtà ospedaliere.
«Oltre il 56% dei tumori testa-collo vengono trattati in concomitanza con la chemioterapia, che vuol dire che il trattamento multimodale è vincente e porta a risultati ottimali anche se di difficile gestione - commenta Marcello Mignogna, direttore della Radioterapia oncologica dell'ospedale San Luca di Lucca e consigliere nazionale di Airo La tecnica maggiormente usata è l'intensità modulata, quella modalità che consente di disegnare con estrema precisione la distribuzione della dose agli organi interessati dalla malattia e agli organi a rischio».
L'obiettivo è quello di risparmiare quanto più possibili gli organi nobili che non sono coinvolti dalla malattia e che devono continuare a funzionare nella maniera corretta.
LE DOSI
Proprio il mirino che con perfezione millimetrica colpisce le cellule cancerose è al centro di diversi successi contro il tumore alla prostata, che rappresenta circa il 20% delle forme di cancro dell'uomo. Il 94% dei casi viene trattato con macchine di radioterapia che erogano fasci a intensità modulata, una tecnica che consente di somministrare la dose di raggi in modo efficace e puntuale.