“IL PROBLEMA DELLA CINA ADESSO NON È SOLAMENTE POLITICO-SOCIALE, MA SOPRATTUTTO EPIDEMIOLOGICO-SANITARIO” - IL DOTTOR GUIDO SILVESTRI: “CON UNA VACCINAZIONE NEGLI ANZIANI NON OTTIMALE (SI PARLA DI 50% DI VACCINATI, PERALTRO CON PRODOTTI DI EFFICACIA MINORE DI QUELLI USATI NEI PAESI OCCIDENTALI) E LIVELLI MOLTO BASSI DI IMMUNITÀ DA INFEZIONE FUORI DA WUHAN, DIVENTA ALTO IL RISCHIO DI UNA VERA E PROPRIA ESPLOSIONE DI CONTAGI CHE POTREBBE PORTARE AD UN SEVERO STRESS SULLE STRUTTURE OSPEDALIERE…”
-Guido Silvestri* per “la Repubblica”
*Dottore in Medicina; Georgia Research Alliance Eminent Scholar in Comparative Pathology; professore e direttore del dipartimento di Patologia alla Emory University School of Medicine.
Da alcune settimane la "grande muraglia cinese" contro il Covid, che aveva funzionato - almeno dal punto di vista strettamente sanitario, meno da quello della democrazia e dei diritti civili - nel periodo tra febbraio 2020 e marzo 2022, sta traballando di fronte all'assalto della variante Omicron, molto più contagiosa delle altre varianti di Sars-CoV-2 (anche se, fortunatamente, meno patogenica), e delle sue sottovarianti, dalle note Ba.2 e Xe alle recenti Ba.4 e Ba.5. Dopo le decine di migliaia di casi osservati a Shanghai nei giorni scorsi, è il turno di Pechino di essere sotto attacco, ed è difficile pensare, vista l'enorme trasmissibilità di Omicron, che il virus non vada presto a minacciare altre grandi città cinesi.
La muraglia cinese anti-Covid, fatta di lockdown durissimi, test obbligatori di massa, chiusura di attività, deportazioni di persone positive in luoghi di detenzione, con tanto di separazione forzata tra genitori e figli minori (ve lo immaginate in Italia?), oltre a mettere a dura prova la proverbiale "pazienza" cinese (basti pensare alle difficoltà nella catena alimentare) sta causando serie ripercussioni dal punto di vista economico e finanziario.
Inutile dire che questo approccio sarebbe improponibile in un regime non autoritario, ed è per questo che Omicron ha spazzato via l'idea di zero-Covid dalla Nuova Zelanda, l'unico paese "occidentale" dove per lungo tempo aveva funzionato (grazie ad ottimi sforzi organizzativi ed allo status geografico unico).
Ma il problema della Cina adesso non è solamente politico-sociale, ma soprattutto epidemiologico-sanitario, visto che le misure draconiane di contenimento non sembrano bloccare Omicron, con nuovi casi giornalieri che oscillano tra 20 e 30 mila.
E con una vaccinazione negli anziani non ottimale (si parla di 50% di vaccinati, peraltro con prodotti di efficacia minore di quelli che sono stati usati in massa nei paesi Occidentali) e livelli molto bassi di immunità da infezione fuori da Wuhan, diventa alto il rischio di una vera e propria esplosione di contagi che potrebbe portare ad un severo stress sulle strutture ospedaliere. In questo senso è interessante notare che il più grave episodio di "sovraccarico sanitario" al mondo dal 2020 si è manifestato nelle scorse settimane proprio ad Hong Kong, e per la stessa miscela esplosiva (pochi vaccini e meno efficaci in un contesto di scarsa immunità naturale).
A questo punto molti esperti si chiedono quale sia la strada migliore per la Cina in questi giorni cruciali. Secondo molti di noi la ricetta migliore potrebbe consistere nell'abbandonare la chimera di zero-Covid e focalizzarsi su misure mirate, tollerabili dal punto di vista socio-economico e largamente basate sulla scienza.
Questo approccio si fonderebbe su (a) "restrizioni" mirate e sostenibili (mascherine al chiuso, breve isolamento familiare dei positivi, etc) evitando chiusure generalizzate non sostenibili; (b) vaccinazione rapida della popolazione, a partire dagli anziani e fragili, ma senza fermarsi lì ed usando i vaccini migliori (i.e, a mRNA ); (c) uso massiccio di monoclonali ed antivirali efficaci contro Omicron e sottovarianti (Paxlovid, Sotrovimab, e Evusheld) per limitare i casi che richiedono ospedalizzazione; (d) potenziare al massimo e a livello capillare la ricettività delle strutture sanitarie. Ma sono cose che richiedono tempo, e il tempo adesso stringe.
La Cina, come tutti sappiamo, è un paese dalle enormi risorse economiche e dallo straordinario patrimonio intellettuale ed umano, ma che non è esente da varie fragilità di sistema che ancora la rendono vulnerabile alla competizione tecnologica e socio-culturale con l'Occidente. Le prossime settimane nella gestione politica e sanitaria della risposta cinese al Covid potrebbero avere una importanza fondamentale nel determinare l'immagine della Cina nel prossimo futuro, e credo che Xi Jinping ed i suoi collaboratori ne siamo perfettamente consapevoli.