“SIAMO SOLO INDIETRO RISPETTO ALL'INGHILTERRA. MA IL COLPO DI CODA ARRIVERÀ” - IL VIROLOGO FABRIZIO PREGLIASCO SULLA VARIANTE DELTA: “CHI HA FATTO LE DUE DOSI DI VACCINO RARISSIMAMENTE HA DEGLI EFFETTI GRAVI” – "LA RIAPERTURA DELLE LOCALI? SI BALLA E SI PARLA AD ALTA VOCE, PERCHÉ C'È LA MUSICA ALTA. LE CONDIZIONI PER NUOVI FOCOLAI CI SONO” – "OLTRE ALLE DIFFICOLTÀ RESPIRATORIE CI SONO ANCHE ASPETTI PSICOLOGICI PREOCCUPANTI LEGATI AL LONG COVID. ADDIRITTURA SI È NOTATA UNA...”
-Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
«L'impennata di casi per la variante Delta, e Delta plus, ci sarà. Siamo solo indietro rispetto all'Inghilterra. Ma il colpo di coda arriverà. Se siamo fortunati, sperabilmente, i casi gravi non cresceranno proporzionalmente al contagio». Fabrizio Pregliasco è virologo all'Università Statale di Milano, direttore sanitario dell'Istituto Galeazzi di Milano, dove sta conducendo uno studio sugli anticorpi monoclonali, e presidente dei volontari delle ambulanze dell'Anpas.
Professore, un'altra variante, un altro allarme? Quanto c'è di serio?
«Le varianti individuate sono ormai 700, alcune hanno minime differenze, ma quelle preoccupanti sono 4. Altre sono sotto osservazione. E la variante indiana, la Delta, che mescolata a quella sudafricana è diventata anche Delta plus, è più contagiosa e un po' più cattivella».
Quanto cattiva?
«In Inghilterra, che è stata la prima ad aprire tutto e lasciare il virus a briglia sciolta, la variante sta causando 15 mila casi al giorno. Ma i morti sono tra i 10 e i 20. Non la media di 300 al giorno come in passato».
Quali sono i sintomi?
«Più o meno gli stessi, ma non c'è più la perdita dell'olfatto e sono più frequenti i casi gravi».
Si infettano anche i vaccinati?
«Qualcuno sì. Ma chi ha fatto già le due dosi rarissimamente ha degli effetti gravi. Per questo l'invito, ancora più intenso, è a vaccinarsi».
Togliere le mascherine all'aperto è poco furbo?
«Israele, dove la variante Delta sta aumentando i contagi, già paventa di rimetterle. Un manuale non c'è. Però è difficile gestire le mascherine all'aperto. Almeno manteniamole al chiuso».
Le discoteche possono essere un veicolo di contagio?
«Più mobilità c'è, più contatti ci sono, più c'è contagio. In discoteca si balla, si parla ad alta voce, perché c'è la musica alta. Le condizioni per nuovi focolai ci sono. Ne abbiamo già visti alcuni nelle palestre».
Quindi, è azzardato aprirle?
«Dipenderà dalla scelta politica. Temo si arriverà all'apertura. Speriamo che almeno si renda obbligatorio il green pass. Ma fatto bene. Con un controllo vero, non come l'anno scorso: i ragazzi davano i numeri di telefono falsi. E poi il contagio ripartì».
I ragazzi sono un vettore? E per loro resta pericoloso il Covid?
«Assieme ai bambini si sono rivelati il vettore principale. Quelli che hanno avuto conseguenze gravi sono stati l'1% del totale. I morti fino a 18 anni sono stati 26. L'obiettivo è sempre lo stesso: evitare la malattia, i ricoveri e il long Covid».
Ovvero?
«Le conseguenze che il 20% dei malati si porta dietro a lungo. Oltre alle difficoltà respiratorie ci sono anche aspetti psicologici preoccupanti. Addirittura si è notata una minore sopportazione del caldo. Sono conseguenze di problemi al centro di termoregolazione a livello dell'encefalo».
Quindi? Che fare?
«Evitare che i ragazzi si trasformino in untori per le persone fragili. E la raccomandazione è di convincere anche chi non si è ancora vaccinato. Gli hub hanno fatto i grandi numeri. Ora bisogna lavorare di fino».
Perché ci occupiamo tanto di vaccini e poco di cure?
«I proclami di cure risolutive dell'inizio si sono rivelati quasi tutti delusioni. Per fortuna ora c'è meno enfasi e gli studi sono di più. Io stesso sto conducendo un trial clinico su come passare dall'endovenosa alla intramuscolare per la somministrazione di anticorpi monoclonali. Si punta sui nuovi immunomodulanti. E comunque, passato il panico dei primi tempi in cui tanti andavano in ospedale per paura, o perché i medici di famiglia erano subissati o scappati, il Covid si riesce anche a curarlo».