NON FATE LA CAZZATA DI TOGLIERVI LA FFP2 - L'IMMUNOLOGA ANTONELLA VIOLA AVVISA: "È UN ERRORE LEVARE LE MASCHERINE NEI POSTI AL CHIUSO, SONO EFFICACI ANCHE CONTRO OMICRON. CREDO CHE IN QUESTA FASE CI SI SENTA TROPPO TRANQUILLI, EPPURE ANCHE GUARITI E VACCINATI RISCHIANO L'INFEZIONE. NON SI È PRESTATA SUFFICIENTE ATTENZIONE ALLA QUESTIONE DI GENERE, NON SOLO NEL CURARE L'INFEZIONE MA SOPRATTUTTO NELLA GESTIONE DELLA VACCINAZIONE..."
-Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
Tanti i trucchi che il virus della pandemia escogita per contagiare. Ma davanti alla mascherina Ffp2, se indossata bene e pulita, ha le armi spuntate. Ecco perché ne rivendica con forza l'utilità Antonella Viola, immunologa, direttore scientifico dell'Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza a Padova.
Un errore pensare di farne a meno?
«Nessuno dovrebbe metterla da parte e quando dico nessuno mi riferisco anche a chi ha avuto la malattia pochi mesi fa e ritiene di poterla togliere sentendosi immune.
Niente di più sbagliato.
Al chiuso bisogna proteggersi, la Ffp2 è efficace anche contro Omicron. Vediamo comparire varianti sempre più contagiose e anche i vaccinati rischiano di infettarsi. La circolazione è sostenuta ed è dimostrato pure dalla comparsa dei ceppi ricombinanti che hanno origine nelle persone contagiate da due virus differenti».
Quindi serve continuare a indossarla?
«Credo che in questa fase ci si senta troppo tranquilli. Vale la pena fare un piccolo sacrificio, coprendo naso e bocca quando si entra in luoghi chiusi. Ammalarsi di Covid, anche per i vaccinati con tre dosi, non è una esperienza indolore. Se ne può uscire con conseguenze spiacevoli.
Una lenta ripresa, stanchezza, fatica a riprendere gusto e olfatto, effetti su cuore, sistema nervoso e metabolismo. Oltretutto c'è la possibilità di reinfettarsi con Omicron dopo aver contratto la variante che l'ha preceduta, Delta».
Il tasso di reinfezioni in Italia è del 4,1% e sta crescendo, secondo l'Istituto superiore di Sanità. Almeno quattro persone su 100 sperimentano Omicron dopo essere state contagiate da altri ceppi. La seconda infezione equivale a un richiamo vaccinale?
«Non lo sappiamo con certezza. L'ipotesi prevalente è che l'infezione naturale funzioni come un booster. Aspettiamo di raccogliere più dati. È un fenomeno nuovo, i vaccini comunque funzionano bene: proteggono dalla malattia grave nel 91% dei casi e dal contagio nel 66%.
Il restante 34% può riprendere il Covid perché Omicron possiede la capacità di evadere il controllo del sistema immunitario. Uno studio di ricercatori del Qatar pubblicato sul New England Journal ha evidenziato che chi si è ammalato è protetto per il 90% da Delta e appena per il 56% da Omicron, che fa la differenza».
Sono da poco comparse delle ricombinazioni, frutto della mescolanza di frammenti di geni di due sotto-varianti di Omicron (BA.1 e BA.2). È preoccupante?
«Non vedo grossi pericoli. In pochi mesi Omicron ha preso il sopravvento. Ora è diverso. I primi virus ricombinanti sono stati sequenziati a gennaio e i casi non sono aumentati. Non dovrebbe trattarsi di un pericolo emergente».
È fresco di stampa il suo libro, «Il sesso è (quasi) tutto», edito da Feltrinelli. Un capitolo è dedicato alla differenza di genere. Cosa ci ha insegnato il Covid-19?
«Anche in questa occasione non si è prestata sufficiente attenzione alla questione di genere, non solo nel curare l'infezione ma soprattutto nella gestione della vaccinazione. Appena il 4% degli studi clinici ha previsto un piano per analizzare il sesso come variabile della risposta a nuovi approcci terapeutici».