NON TUTTO IL COVID VIENE PER NUOCERE - IL CORONAVIRUS HA PERMESSO DI INTERCETTARE TANTISSIMI PAZIENTI CON PATOLOGIE GRAVI CHE MAGARI SI SAREBBERO ACCORTI TROPPO TARDI DI ESSERE MALATI: AL SANT’ANDREA DI ROMA IL 40% DI COLORO ARRIVATI IN PRONTO SOCCORSO CONVINTI DI AVERE IL VIRUS, INVECE HANNO SCOPERTO DI ESSERE AFFETTI DA ALTRE MALATTIE – “ABBIAMO DIAGNOSTICATO UN PO' DI TUTTO: LINFOMI, TUMORI, TUBERCOLOSI, POLMONITI, ICTUS E…”
-Clarida Salvatori per il “Corriere della Sera - Edizione Roma”
«Il coronavirus ci ha permesso di "intercettare" tantissimi pazienti con patologie gravi che magari si sarebbero accorti troppo tardi di essere malati». Un risvolto in qualche modo positivo si può trovare anche nelle difficoltà di una pandemia. E a parlarne è Luciano De Biase, professore associato di Cardiologia alla Sapienza e responsabile dei due reparti Covid del Sant' Andrea. «Dall' inizio dell' emergenza coronavirus, solo contando gli accessi tramite il pronto soccorso dedicato abbiamo assistito un migliaio di pazienti».
Possiamo fare un po' di conti?
«Certamente. A marzo sono arrivati al Sant' Andrea oltre 400 pazienti. Di questi 170, ovvero il 42,5%, aveva il coronavirus. Ad aprile su 500 accessi sono risultati positivi 145, il 29%». E gli altri? «Quando sono arrivati avevano tutti difficoltà respiratorie serie, sono stati trattati come potenziali Covid positivi, quindi con tamponi, Tac e isolamento. Dopo il secondo test molecolare negativo sono stati spostati nei reparti adatti alle loro patologie. Spesso molto gravi. E quasi nessuno sapeva di esserne affetto».
Ci fa qualche esempio?
«Abbiamo diagnosticato un po' di tutto: linfomi, tumori, tubercolosi, polmoniti, ictus, problemi pancreatici, epatici, vascolari, neurologici e cardiaci».
E sono stati tanti i pazienti che hanno scoperto di essere affetti da qualche malattia seria perché sospettavano di aver contratto il coronavirus?
«Un buon 40 per cento».
Al Sant' Andrea uno dei due reparti Covid è in dismissione.
«Per fortuna, ma la nostra assistenza non si esaurisce.
Abbiamo costituito un team multidisciplinare, fatto di diverse specialità, in modo da poter rafforzare la qualità delle cure. Chi è stato immobile nel letto per tre o anche quattro settimane, che ha avuto come unico contatto i nostri occhi, dal momento che i dispositivi di protezione non permettono altro, vive un forte stress emotivo dovuto all' isolamento. Molti hanno bisogno di una riabilitazione».
E avete pensato anche a un' assistenza duratura nel tempo?
«A breve partirà il follow up . Il Covid lascia segni importanti di infiammazione a cuore e polmoni che non escludiamo si possano trasformare in insufficienze cardiache e respiratorie gravi. D' altronde non abbiamo esperienza sui guariti, sono solo i primi, e anche per conoscere il comportamento del virus continueremo a seguirli».