"QUESTE MISURE NON BASTERANNO A SALVARCI DALLA TERZA ONDATA" - WALTER RICCIARDI METTE ALLA BERLINA LE DECISIONI DEL GOVERNO: "SE SI FANNO DEI PROVVEDIMENTI POI BISOGNA FARLI RISPETTARE E TEMO CHE I PROSSIMI DATI LE SOVVERTIRANNO - ENTRO DUE SETTIMANE AVREMO UN AUMENTO DEL CONTAGIO NON BANALE. I DATI DICONO CHE GLI ASSEMBRAMENTI CI SONO ANCORA E CHE SI PREPARA UNA TERZA ONDATA. LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE NON HA SENSO E ANDREBBE RIMANDATA ALMENO FINO A METÀ GENNAIO"
-Francesco Rigatelli per "la Stampa"
«Non credo che queste misure basteranno a salvarci dalla terza ondata, ma non vorrei fare polemica». Walter Ricciardi, 61 anni, professore ordinario di Igiene all' Università Cattolica e direttore scientifico degli Istituti Maugeri, è uno dei più autorevoli consulenti del ministro della Salute Roberto Speranza, anche per essere stato consigliere dell' Oms, presidente dell' Istituto superiore di sanità e della Società mondiale di Salute pubblica. In questi mesi ha spesso pronosticato l' andamento della pandemia, ma non sempre il governo ne ha tenuto conto, fino a escluderlo dal Cts.
Professore, la convincono le nuove misure?
«Non vorrei sembrare troppo critico, ma temo che i prossimi dati le sovvertiranno come già successo in passato. Trovo giusto correlare le regole al livello di contagio, solo che si intravede un' evoluzione negativa della pandemia».
Si introduce il divieto di spostamento tra regioni, ma ieri con la zona rossa gli italiani andavano a passeggio
«Se si fanno dei provvedimenti poi bisogna farli rispettare. Le dichiarazioni di intenti non fermano i contagi».
Gli italiani si sono stufati delle misure?
«Non ho il polso nazionale della situazione, ma i dati dicono che gli assembramenti ci sono ancora e che si prepara una terza ondata».
Quanto alta?
«Difficile prevederlo. La mia impressione è che entro due settimane avremo un aumento del contagio non banale».
Nel Cts c' è chi lamenta che il virus andrebbe affrontato clinicamente e non amministrativamente, proteggendo gli ultraottantenni che muoiono e lasciando liberi gli altri. È così?
«No, una pandemia è un evento lungo, da combattere con tante armi. I Paesi asiatici che sono riusciti a controllarla hanno fatto tutti la stessa cosa: test, tracciamento e lockdown mirato precoce».
E tra quelli occidentali l' Italia come va considerata?
«Nella prima fase si è comportata molto bene, mentre nella seconda si è perso il controllo di test e tracciamento, ritardando il lockdown, e ora solo delle chiusure prolungate possono riportare la situazione sotto controllo».
Se ci confrontiamo con gli altri Paesi europei?
«Siamo tutti più o meno nella stessa situazione. Il Regno Unito è messo peggio con la variante inglese e le mascherine obbligatorie solo da dieci giorni, mentre la Germania che andava meglio ora pensa di prolungare le chiusure».
In questo quadro ha senso riaprire le scuole al 50%?
«Non ha senso e andrebbe rimandata almeno fino a metà gennaio. Come tutte le riaperture del resto».
Ha più senso rimandare lo sci a dopo il 18?
«Sì, sempre che si inverta la curva epidemica, ma temo di no».
A che punto è il rafforzamento di test e tracciamento per quando i contagi caleranno?
«È urgente che le Regioni facciano quello che in molti casi hanno tralasciato quest' estate e cioè potenziare l' organizzazione territoriale e le squadre per l' assistenza a domicilio».
I morti, ieri 347, sono destinati ad aumentare ancora?
«Purtroppo se la curva si rialza come temo sì».
Qual è il problema del vaccino AstraZeneca?
«È un problema regolatorio. Fda e Ema hanno chiesto più informazioni, ma probabilmente si arriverà ad approvarlo, come ha già fatto Londra. L' approfondimento nasce dal fatto che lo studio presentato riguarda gli effetti di due dosi, che proteggono al 62%, mentre da un errore, che però va provato su larga scala, è emerso che mezza dose più una dose piena proteggono al 90».
Come mai in Italia solo il 20 per cento delle dosi arrivate è stato utilizzato?
«Purtroppo avere il vaccino non significa automaticamente riuscire a utilizzarlo».
Valle d' Aosta, Lombardia, Emilia Romagna, Abruzzo e Calabria vanno a rilento: difficoltà iniziale o trend preoccupante?
«Questa prima fase è affidata alle Regioni perché riguarda operatori sanitari e Rsa. La speranza è che la situazione migliori con la partenza della campagna nazionale della struttura commissariale guidata da Arcuri».
Quando partirà?
«Dovrebbe partire subito, ma se ci si fosse mossi prima la macchina sarebbe già rodata.
Non basteranno gli ospedali, serviranno palestre e palazzetti dello sport».
Si potranno usare i medici specializzandi?
«Si dovranno usare tutti come nella prima ondata. Vaccinare 50 milioni di persone sarà un' impresa titanica».
In Inghilterra cercano di dare a tutti la prima dose.
«In una situazione sanitaria catastrofica si può provare tutto, ma la protezione completa si ha dopo la seconda dose».
Vale anche per la dottoressa siracusana positiva a sei giorni dal vaccino?
«Sì, la prima dose ha bisogno di due settimane per sviluppare i primi anticorpi, che si rafforzano dopo la seconda».