"LA VACCINAZIONE SUI BAMBINI? NON BISOGNA SOTTOVALUTARE LE FORME DI COVID TRA I PIU' PICCOLI" - GUIDO RASI, MICROBIOLOGO E CONSIGLIERE DEL GENERALE FIGLIUOLO: "SBAGLIATO RIMANDARE, CON LA PUNTURA 'BOOSTER' SALGONO VELOCEMENTE GLI ANTICORPI E VIENE DATA UNA SFERZATA ALLE CELLULE DELLA MEMORIA. I TEST SULLA PROTEZIONE IMMUNITARIA NON SERVONO. ATTENDERE UNA VERSIONE AGGIORNATA DEL VACCINO? NON SAPPIAMO SE LA VARIANTE OMICRON LO BUCA…"
-Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
«Non c'è più spazio per le incertezze. La terza dose fa compiere un salto di qualità alla nostra immunità. È dunque importantissimo non rimandare».
Per Guido Rasi, il microbiologo ora consigliere del generale Figliuolo presso la struttura commissariale, le risposte sull'utilità di tornare ai centri vaccinali per ricevere il richiamo ormai ci sono tutte.
Non lo dicono soltanto le aziende farmaceutiche (Moderna e Pfizer-BioNTech) i cui dati potrebbero apparire non completamente obiettivi. Lo dimostra soprattutto l'esperienza del Paese capofila, Israele, che ha già accumulato evidenze tratte dalle prove sul campo.
Secondo Arnon Shapar, capo della campagna vaccinale del governo di Gerusalemme, con la terza dose «abbiamo salvato migliaia di vite». È un'affermazione condivisibile?
«Senza dubbio le evidenze più solide sono quelle di Israele. Dopo aver completato il giro delle seconde dosi è stata osservata nella popolazione un'impennata di nuove infezioni attribuibili al calo dell'immunità a partire dai 6 mesi successivi alla somministrazione del primo ciclo completo. Il governo è corso ai ripari col programma di richiami e la situazione si è nuovamente normalizzata».
Quindi abbiamo la piena conferma che il cosiddetto booster è necessario per uscire dalla pandemia?
«Si è visto che il livello di anticorpi dopo la terza iniezione sale rapidamente, in pochissimi giorni, e crea una difesa quasi immediata. È come se il nostro sistema immunitario fosse già preparato ad accogliere il rinforzo e a farsene scudo. Salgono velocemente gli anticorpi e viene data una sferzata alle cellule della memoria».
C'è chi per «ottimizzare» i tempi di vaccinazione è tentato di fare il test degli anticorpi e di rimandare, nel caso il livello sia alto, il momento del richiamo. Strategia corretta?
«No, come abbiamo più volte ripetuto, i test di routine offerti dai laboratori privati non sono utili per svelare i valori di anticorpi da correlare allo stato di protezione immunitaria. Altra cosa è che queste indagini siano condotte ai fini di ricerca».
È giusto anticipare il calo dell'immunità intervenendo col richiamo prima del sesto mese?
«È bene cautelarsi per anticipare la discesa dell'immunità e mantenere costante la protezione. Tante cose le abbiamo capite confrontandoci con la realtà sul campo».
Le scorte di dosi sono sufficienti a coprire la richiesta della terza inoculazione?
«Per ora sì. A livello produttivo mondiale non sono stati segnalati problemi di invii. Ora abbiamo 8 milioni di dosi e altre ne arriveranno».
Dovendo scegliere, meglio fare il rinforzo con Pfizer-BioNTech o Moderna?
«Fra i due composti vaccinali non c'è una differenza sostanziale, né sono stati fatti studi comparativi. Non c'è bisogno, ambedue funzionano nel ripristinare un'immunità stabile».
A marzo secondo l'azienda produttrice avremo un vaccino tarato sulla variante Omicron, che secondo modelli di simulazione nel giro di due mesi sostituirà il ceppo Delta a livello planetario. Non conviene aspettare il vaccino aggiornato?
«L'imprevedibilità di questo virus Sars-CoV-2 non permette di fare programmi a breve scadenza. Ora la variante Delta è prevalente in Italia e conviene mettersi subito al riparo, tanto più che non sappiamo se la variante Omicron buca i vaccini».
Cosa pensa della vaccinazione su bambini di 5-11 anni? Non manca molto all'avvio della campagna, previsto per il 16 dicembre.
«Non ho motivi di dubitare del documento a favore della vaccinazione sui bimbi sottoscritto da tutte le società italiane di pediatria. Non ho motivi di dubitare della serietà con la quale sono stati condotti gli studi sperimentali. Infine, non bisogna sottovalutare il rischio che anche tra i 5 e gli 11 anni si possano avere forme di Covid moderato o severo che richiedono il ricovero in ospedale».
A cosa attribuire il raddoppio di prime dosi di questi ultimi giorni?
«È un segnale molto positivo, frutto di una combinazione di fattori. Il super green pass ha certamente spinto tante persone ad accettare l'anti Sars-CoV-2. Inoltre, a meno di avere posizioni estreme no vax, i numeri parlano da soli. Infine chi aveva paura, dopo un anno ha preso coraggio».
Cosa sappiamo di Omicron?
«Non molto. Però i primissimi dati raccolti in Sud Africa nelle aree dove hanno avuto origine i focolai di Omicron suggeriscono che il ceppo sia sì più contagioso ma meno aggressivo e dia luogo a forme di malattia lieve che richiedono ricoveri più brevi rispetto alle precedenti ondate. Questi numeri sono però molto bassi e i colleghi sudafricani sono i primi a definire le loro osservazioni ancora preliminari».