VI ADDORMENTATE DAVANTI ALLA TV? POI NON LAMENTATEVI CHE SIETE SEMPRE STANCHI - UN TEAM DI RICERCATORI HA DIMOSTRATO CHE IL "BINGE-WATCHING", OVVERO LA VISIONE PROLUNGATA DI TELEVISIONE IN UN'UNICA SESSIONE, NON SOLO FA MALE AL SONNO, MA POTREBBE ANCHE CAUSARE FORME DI DEPRESSIONE, SOLITUDINE, ANSIA E STRESS - IL FENOMENO È PEGGIORATO CON LA PANDEMIA, CHE HA SVILUPPATO UN CIRCOLO VIZIOSO: LE PERSONE NON RIESCONO A DORMIRE E SONO INCORAGGIATE A FARE MARATONE TV, MA QUESTA ABITUDINE A SUA VOLTA RENDE INSONNI...
-Federica d'Auria per www.wired.it
In un mondo in cui la disponibilità di contenuti televisivi in streaming online è sconfinata, il binge-watching, ovvero la visione prolungata e di un consistente numero di episodi della stessa serie tv in un’unica sessione, è un passatempo sempre più diffuso tra gli adolescenti e i giovani adulti.
Da alcuni anni, queste “abbuffate” di episodi sono diventate oggetto di ricerca da parte di psicologi e sociologi che si occupano di studiare, in maniera empirica, le diverse cause del binge-watching e i suoi possibili effetti negativi sulla salute mentale degli spettatori. Dalla letteratura scientifica sull’argomento emerge, in particolare, un’associazione tra binge-watching e cinque forme di disagio mentale: depressione, solitudine, ansia, stress e problemi di sonno.
Il rapporto tra scarsa qualità del sonno e binge-watching è stato approfondito anche in un recente studio condotto da alcuni ricercatori italiani dell’università La Sapienza di Roma e dell’università degli studi di Parma, i quali hanno condotto un esperimento che ha coinvolto circa 460 partecipanti. I risultati di questo lavoro – dove la prima firma è di Valentina Alfonsi, dottoranda all’università La Sapienza di Roma – hanno evidenziato una relazione tra uno specifico tipo di binge-watching, che gli autori definiscono problematico, e i problemi di sonno.
NON DI TUTTA L’ERBA UN FASCIO
Prima di approfondire i risultati di questo studio, è bene specificare che il binge-watching è un fenomeno eterogeneo e multidimensionale che non implica necessariamente l’esistenza di una dipendenza comportamentale o di un problema di salute mentale.
Evidenze scientifiche mostrano, infatti, che dietro queste maratone televisive possono esserci una vasta gamma di ragioni. In alcuni casi, il binge-watching è un’abitudine innocua che nasce dal desiderio di intrattenimento, curiosità e integrazione sociale. Insomma, farsi una scorpacciata di episodi di tanto in tanto non implica necessariamente l’esistenza di un problema.
Al contrario, il binge-watching diventa un modello problematico di rapporto con il mezzo televisivo quando si trasforma in una strategia per combattere la solitudine, sfuggire alle emozioni negative ed evadere da una realtà sgradevole. Alcuni studi hanno dimostrato che per coloro che utilizzano i contenuti offerti dalle piattaforme di streaming per superare esperienze di vita fastidiose o stressanti, il binge-watching rischia di assumere i contorni di una dipendenza comportamentale, incidendo negativamente sul benessere mentale e sulla capacità di concentrazione.
CHI DORME NON GUARDA NETFLIX
Quello condotto da Alfonsi e coautori è il primo studio ad aver indagato la correlazione tra la mancanza di sonno e il binge-watching in tutta la sua complessità, distinguendo quindi tra la dimensione patologica e quella salutare di questo passatempo. Tramite una serie di appositi questionari, a ogni partecipante all’esperimento è stato chiesto di valutare e riferire il proprio rapporto con la televisione e le piattaforme di streaming, il livello di benessere emotivo e psicologico e la qualità del sonno.
Incrociando i risultati di tutti questi sondaggi, gli autori hanno osservato una correlazione statisticamente significativa tra il binge-watching problematico e una scarsa qualità del sonno. In altre parole, i partecipanti che hanno raccontato di dormire poco e male erano anche quelli abituati a fare maratone di serie tv per evadere dalle emozioni negative e vincere la solitudine. Al contrario, lo studio ha mostrato che le persone che non avevano difficoltà a dormire, anche quando praticavano binge-watching, erano spinte da motivazioni più salutari come, ad esempio, genuino interesse verso ciò che guardavano, coinvolgimento e desiderio di intrattenimento.
UN CIRCOLO VIZIOSO CHE POTREBBE ESSERE STATO ESACERBATO DALLA PANDEMIA
Sulla base di questi risultati, gli autori ipotizzano che possa innescarsi una sorta di reazione a catena tra il binge-watching problematico, l’insonnia e le emozioni negative. Tale circolo vizioso si spiegherebbe in questo modo: le persone che non riescono a dormire possono sviluppare più facilmente emozioni negative che incoraggiano il binge-watching patologico; questa abitudine aumenta a sua volta il rischio di insonnia, condizione che incide negativamente sul funzionamento cognitivo e sulla capacità di gestire le emozioni negative.
Infine, bisogna considerare che le risposte dei partecipanti ai sondaggi sono state raccolte in un arco di tempo a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, in un periodo in cui la libertà di movimento e la vita sociale della popolazione italiana erano in parte limitate per far fronte all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia di covid-19, durante la quale è aumentata non solo l’incidenza dei disturbi mentali e dell’insonnia, ma anche l’uso eccessivo di internet tra i giovani e i giovanissimi.