L'OPERAZIONE POLITICO-FINANZIARIA CHE DISEGNERÀ IL FUTURO DELL'ITALIA È IN CORSO (MA NON LO LEGGERETE SUI GIORNALI) – COME MAI A GRILLO È PARTITO L’EMBOLO SULLA RETE UNICA? DOPO GLI ANNUNCI DELL’ENTRATA DEL FONDO KKR IN TIM E DEL FONDO MACQUARIE IN OPEN FIBER, DUE GIGANTI INTERNAZIONALI CHE SI PAPPANO L'INFRASTRUTTURA NEVRALGICA DEL PAESE, GRILLO HA CHIAMATO CONTE ED È PARTITA L’OPERAZIONE TIM TRICOLORE - DEBELLATO LO SBARCO DEI FONDI STRANIERI, RESTA UN OSTACOLO: BOLLORE’ CHE HA IN MANO IL 24% DI TIM. PER SUPERARLO, GRILLO E’ STATO COSTRETTO AD INGOIARE IL ROSPO DEI ROSPI: LO PSICONANO BERLUSCONI, ORMAI AZIONISTA ESTERNO DEL GOVERNO CONTE…
LA PRIMA PUNTATA:
DAGONEWS
La più importante operazione politico-finanziaria del decennio è in pieno svolgimento, eppure non leggerete quasi nulla sui giornali e ancora meno capirete guardando la tv. In ballo c'è il futuro delle telecomunicazioni italiane, e dunque il futuro e la stabilità del Paese, visto che sulla rete informatica passa ormai il vero potere.
Questo è forse l'insegnamento più importante che Gianroberto Casaleggio (ex dirigente Olivetti e Telecom) lasciò all’allora comico Beppe Grillo, di qui la fissa della rete e della fibra ottica da molto prima di entrare in politica. Ha fatto interi spettacoli sul caso Telecom quando ancora il Vaffa-day era lontano. Non a caso la connettività è una delle ''cinque stelle'' che sono alla base del Movimento.
La fibra ottica e il 5G sono le armi di oggi. Permettono di veicolare qualsiasi contenuto, di propaganda e non, e chi le controlla, controlla quali informazioni arrivano ai cittadini. A che serve mandare carri armati e soldati in un paese quando puoi ''staccargli la rete'' e far crollare tutto senza versare una goccia di sangue? La guerra commerciale USA-Cina nasce proprio per fermare il dilagare della rete cinese di Huawei nei paesi occidentali (e non solo).
Questa premessa serve a capire l'uscita a gamba tesa di Grillo sulla rete unica, a mercati aperti, da parte di uno che dovrebbe essere solo il garante del M5S, e che non ha ruoli ufficiali nel sistema politico italiano.
L’Elevato ha perorato a lungo la causa di una infrastruttura pubblica su cui far viaggiare i servizi e i contenuti di operatori privati tant’è che Costamagna, per farsi rinnovare dai grillini la presidenza della CDP entrò con 800 milioni in Tim. Ma ora la novità del post sul blog di Grillo è quando apre anche ai soggetti privati, di colpo diventati ''male minore''.
L'operazione, secondo lui, deve avere come perno maggioritario la Cdp, guidata da un amministratore delegato scelto dal M5s, Fabrizio Palermo (che scade il prossimo anno), e favorire l'uscita della Vivendi di Bolloré dall'azionariato di Tim.
E qui entra in gioco il piano svelato da Dagospia due giorni fa. Perché il finanziere bretone e Vivendi sono invischiati in un groviglio legale con Mediaset sul piano del diritto civile, penale, amministrativo e pure comunitario. Un campo minato dal quale è difficile che qualcuno emerga vincitore. Ecco allora che la ''benedizione'' di Grillo a soggetti privati (ma italiani) che affianchino la Cdp nella proprietà della nuova rete unica, arriva come la spada in grado di sciogliere il nodo gordiano.
Ma cosa ha spinto Beppe a questa brusca accelerazione? La settimana scorsa ne aveva parlato con Giuseppe Conte al telefono, e al premier aveva detto chiaramente che la faccenda della rete non poteva essere rimandata in eterno come le concessioni autostradali o il controllo di Alitalia. Qualcosa era poi cambiato, si era messa in moto un'operazione che Grillo non poteva tollerare.
Mentre Gubitosi porta dentro Tim il potente fondo KKR, un altro gigante internazionale con un legame indiretto ma forte con il manager, i giornali annunciano l'arrivo del fondo australiano Macquarie, con la sua proposta di acquistare il 50% di Open Fiber in mano a Enel.
A questo punto Grillo comincia a connettere l’operazione. Chi è da molti anni il senior advisor di Macquarie in Italia? Fulvio Conti, ovvero l'ex presidente di Tim che quando era al vertice del gruppo, ha portato la pace tra il fondo Elliott (che lo aveva nominato) e Bolloré attraverso la nomina di Luigi Gubitosi. Il piano del manager napoletano ha placato Vivendi, e sancito la tregua che ha interrotto la battaglia dei ribaltoni in cda.
La chiusura del cerchio Tim-KKR-Macquarie è la goccia che fa traboccare il blog di Beppe-Mao. Non è possibile che due fondi internazionali si prendano l'infrastruttura più nevralgica del paese. A questo punto Grillo è pronto a mandare giù pure il rospo dei rospi: Berlusconi, l'unico in Italia che possa fare da socio industriale e non solo finanziario di un'operazione così complessa, l'unico che ha ancora i soldi e l'interesse dei contenuti Mediaset per entrare nella partita.
Il tutto ovviamente si lega alla sapiente regia di Gianni Letta (Il Banana sta ancora a farsi coccolare dalla Fascina in Costa Azzurra). Mentre al Senato il M5S perde altri pezzi e la maggioranza già traballante diventa una minoranza, l'eminenza azzurrina coordina il soccorso azzurro per il Mes e non solo.
Queste cose ovviamente non le leggerete sul blog, ma è quello che sta succedendo dietro le quinte. Perché le tessere del puzzle vadano a posto bisogna ancora definire molti dettagli (chiamali dettagli…).
Da una parte, Bolloré non intende vendere le sue quote in Tim (24%) finché non potrà portare agli azionisti Vivendi una minusvalenza ''accettabile''. Dunque aspetta che il titolo con la fibra ottica si rivaluti, cosa che sarebbe favorita dal progetto di rete unica con Tim attore principale. A quel punto, il bretone potrebbe risolvere l’uscita da Tim vendendo la sua quota o una parte di essa a Berlusconi chiudendo così per sempre la querelle giudiziaria.
Anche Cdp ha investito molto nella compagnia telefonica, un'ulteriore spesa (Grillo spinge per arrivare al 25%, magari comprando le quote dei francesi) sarebbe costosa, ma se in seguito ci fosse una rivalutazione dei titoli, si potrebbe giustificare.
In passato la Cassa ha fatto acquisizioni di aziende in perdita (contrariamente a quanto chiede lo statuto per tutelare l'interesse pubblico in aziende strategiche (vedi Snam). L'obiettivo finale è avere Cdp azionista di maggioranza relativa e Mediaset/Fininvest come socio forte di minoranza.
Due giorni prima della sparata di Grillo, Conte ne ha parlato in riservata sede sia con Starace di Enel che con Palermo, due che lo Schiavo di Casalino non stima punto (eufemismo). L'operazione è tanto delicata quanto cruciale, e disegnerà il futuro dell'Italia. Riusciranno a portarla a termine?
FANTAFINANZA?/ LA “STAMPELLA” DI BERLUSCONI AL GOVERNO PER ARRIVARE A TIM
Paolo Annoni per www.ilsussidiario.net
KKR martedì sera ha comunicato di avere diritti di voto in Prosiebensat pari al 6,61% in rialzo dal 5,21%. Il principale azionista della società televisiva tedesca è Mediaset con una quota del 24,9% accumulata negli ultimi mesi nel silenzio assenso del “sistema Paese” tedesco. Il fondo KKR non è un estraneo per Prosiebensat: è stato proprietario del gruppo media tedesco per otto anni dal 2006 al 2014. Il minimo che si possa dire è che KKR conosca molto bene il gruppo tedesco.
KKR è attiva anche in Italia sul versante telecom. Secondo Bloomberg, il fondo era in trattative avanzate con TIM per diventare partner finanziario in un’ipotetica fusione tra TIM e Open Fiber. Tim comunicava a febbraio di “aver preso atto positivamente della offerta non vincolante presentata dal fondo KKR per affiancare in esclusiva TIM nello sviluppo della rete in fibra.” Un progetto che ovviamente non potrebbe sussistere nel caso il Governo italiano accettasse di seguire i “consigli” di Beppe Grillo sulla fusione tra Tim e Open Fiber con la Cdp come principale azionista.
Sulla riorganizzazione Telecom riportiamo un altro rumour, fonte Dagospia, secondo il quale Mediaset vorrebbe prendere una quota di Tim da Vivendi facendo da “partner” al Governo italiano con Cdp. È un rumour credibile visto che Vivendi è azionista sia di Mediaset che di Tim. I rumour di un incrocio tra Mediaset e Telecom sono vecchi; quasi storici.
Riassumendo. Mediaset diventa azionista di maggioranza di Prosiebensat nel silenzio assenso del sistema Paese tedesco nonostante il settore sia estremamente sensibile dal punto di vista politico. Mediaset starebbe cercando di entrare in un altro settore estremamente sensibile dal punto di vista politico, Tim; un piano possibile solo con il silenzio assenso, e forse qualcosa di più, del sistema Paese italiano e in particolare del suo Governo. Il quale starebbe considerando un’ipotesi, secondo le conferme del presidente del Consiglio, che escluderebbe KKR che nel frattempo aumenta la sua quota in Prosiebensat.
La questione è quale prezzo politico si possa pagare per portare a termine un piano finanziario che tocca sicuramente anche la politica sia in Germania che in Italia. La “rete” non è un business come gli altri. È ipotizzabile uno scenario in cui un governo traballante, come dimostrano le recenti votazioni al Senato, venga puntellato, “indirettamente”, da un soggetto che ha interessi di business molto specifici? In questo caso il principale partito del Parlamento rimarrebbe al Governo anche grazie a un favore fatto alla sua “nemesi storica”. Al margine rimane una forza politica il cui leader sta cercando di compiere un’operazione finanziaria strategica che tocca tre governi europei e che ha sicuramente bisogno di tanti “silenzi assensi” sia in Italia che in Germania. Dall’altra parte c’è un Governo traballante nonostante il suo dna “anti-sovranista”. Non è proprio bellissimo e i retropensieri, per quanto ingiustificati, sono inevitabili.