AFFITTO, CHE PROFITTO! - AIRBNB CONTINUA A MACINARE MILIARDI IN TUTTO IL MONDO E SOPRATTUTTO IN ITALIA, DOVE LE PERSONE CON UNA SECONDA CASA NON SFRUTTATE SONO TANTE E LE TASSE SUGLI IMMOBILI ALLE STELLE - IL PROBLEMA È CHE NON CI SONO ANCORA REGOLE E GLI “HOST” NON POSSONO FARE I SOSTITUTI D’IMPOSTA - E COSÌ IL MERCATO VA ALLE STELLE E LO STATO NON INCASSA… – LA PRECISAZIONE DI "HALLDIS"
-Riceviamo e pubblichiamo da Antonio Rainò (Responsabile Comunicazione e Marketing di Halldis)
Pregiatissimo DAGOSPIA.COM,
nell’articolo pubblicato oggi, 29/01/20, sulla vostra testata, intitolato “Affitto, che profitto!”, riprendete un articolo pubblicato su Affari&Finanza del 27/01/2020, intitolato “Airbnb, tanti soldi poche tasse”, in cui si legge: “A Milano l’host Bettina, nome de plume della società Halldis, gestisce 277 appartamenti…”.
Ricordiamo che Airbnb è un canale distributivo, che ha sempre mantenuto un approccio personalistico al contatto tra le due parti, anche quando sul fronte dei proprietari si trovano aziende, come Halldis. Il nostro account su Airbnb è stato per diverso tempo la collega Bettina, che gestiva le richieste provenienti da questo canale. Sia la foto del profilo di Bettina, sia la sua scheda su Airbnb spiegavano che si trattava di una dipendente di Halldis.
Inoltre, già da tempo, il nome dell'account è stato cambiato in "Halldis Apartments". Halldis.com non è una “piattaforma on line” su cui i proprietari possano pubblicare in autonomia i loro annunci, ma il portale di un'azienda italiana al 100%, che offre un servizio di gestione delle proprietà per metterle a reddito negli affitti breve. Viene stipulato un contratto di gestione dell'appartamento con i proprietari, che pagano le tasse sui proventi, così come vengono stipulati i contratti con gli ospiti, che vengono registrati e fatturati. Procediamo alla denuncia alla pubblica sicurezza di chi occupa le abitazioni. Uno dei problemi del turismo italiano è l’evasione fiscale e il sistema di Halldis impedisce il nero.
Ettore Livini per “Affari & Finanza - la Repubblica”
Il ciclone venuto dagli Usa ha portato una grandinata di denaro per tutti, dai proprietari di seconde case alle nuove società di servizi. Ma gli albergatori insorgono e gli effetti collaterali sui centri storici alimentano le polemiche I segue dalla prima "La nostra è una storia di successo anche se per me siamo ancora troppo piccoli e abbiamo margini per crescere - garantisce Giacomo Trovato, country manager di Airbnb in Italia - Come si spiega? Un po' con il boom del turismo che cresce ovunque con flussi raddoppiati dal 2000».
Un po' con le peculiarità del mercato immobiliare italiano dove esistono 12,4 milioni di seconde case sfruttate solo qualche settimana all' anno su cui le tasse - complice la caccia alle entrate del Tesoro - sono salite da 4,9 miliardi a 10,2 miliardi in sei anni. «Un salasso che ha convinto molti proprietari a metterle sul mercato per coprire i costi», dice Trovato. Affidandole spesso ad Airbnb.
I dati dicono che l' hanno fatto in tanti: a Roma la piattaforma a stelle e strisce ha in catalogo quasi 30mila annunci con un giro d' affari superiore ai 200 milioni l' anno, a Milano 18mila. Nel centro storico di Venezia, dove vivono 53mila persone, ci sono oltre ottomila appartamenti in offerta.
Alcune piccole stelle del panorama turistico sono diventate una sorta di monopolio del gruppo Usa. A Vernazza - nelle Cinqueterre - ci sono 852 abitanti e 300 appartamenti in offerta. A Taormina sono oltre mille, a Positano 722, uno ogni 5,4 abitanti, a Cervinia- Valtournenche ci sono 360 cartelli di "affittasi" targati Airbnb ogni mille appartamenti ( stime Il Sole 24 Ore), a Porto Cesareo in Puglia 512, a San Teodoro in Sardegna 477.
Una metamorfosi radicale e rapidissima «avvenuta in un Far West non regolamentato», accusa Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, che si è trascinata in scia affari e polemiche: decine di famiglie che hanno arrotondato le entrate mettendo a reddito la vecchia casa al mare del nonno (spesso senza pagare una lira di tasse), piccole società di servizi nate dal nulla per gestire il ricevimento degli ospiti, la pulizia delle case e la lavanderia.
E soprattutto molte società di property management che - fiutato l' affare Airbnb - stanno facendo incetta di monolocali e bilocali nei centri storici delle città d' arte (e non solo) per affittarli sulla piattaforma con ritorni economici molto alti, specie in un mondo a tassi di interesse negativi.
È un' operazione di mercato, dicono loro. Unico neo: gli effetti collaterali. Prezzi alle stelle per affitti e appartamenti, inquilini e studenti sfrattati dai centri storici, trasformati (è quasi già accaduto in capitali come Lisbona, Barcellona o Amsterdam) in enormi alberghi diffusi all' asta sulle piattaforme della sharing economy.
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Con che effetto sul mercato della casa? Dati e ricerche ufficiali non esistono. Sul sito Immobiliare. it però i prezzi degli affitti a Milano sono cresciuti nell' ultimo biennio del 10% e a Firenze del 7% mentre nel capoluogo lombardo la disponibilità di locazioni a lungo termine è crollata del 9%.
Le ricadute socio-demografiche di Airbnb & C. in Italia sono per ora relativamente limitate rispetto a quanto successo in altre aree d' Europa. Dieci grandi metropoli (tra cui Parigi, Amsterdam, Barcellona, Madrid e Berino) hanno scritto a Bruxelles chiedendo provvedimenti contro «la crescita esplosiva» del fenomeno. La capitale tedesca ha messo un tetto al rialzo dei prezzi degli affitti in città per aiutare i residenti.
Madrid e Amsterdam hanno imposto un limite massimo (tra i 60 e i 120 all' anno) ai giorni l' anno in cui si possono affittare a breve le case. Barcellona ha assunto 100 investigatori per scoprire dagli annunci chi affittava senza pagare le tasse e Parigi ha imposto l' obbligo di licenza immobiliare «scelta che da sola è bastata a far sparire il 30% degli annunci dalla piattaforma», dice Bocca.
«Airbnb è un fenomeno mondiale e nessuno la vuole contrastare - aggiunge il numero uno di Federalberghi - ma va regolamentata. Deve dire chi soggiorna nelle sue case per motivi di sicurezza, pagare le tasse come noi». Magari, come chiede anche il governo italiano (per vie legali) riscuotendo direttamente dai suoi clienti la cedolare secca sugli affitti per evitare l' evasione. Operazione, stima Bocca, che da sola porterebbe 400 milioni di entrate allo Stato.
«Noi non siamo esattori che possono sapere se e quanto va pagato al fisco per l' affitto - risponde Trovato - l' ha riconosciuto anche la Corte di giustizia Ue con una sentenza - Invece è più facile essere sostituti di imposta sulla tassa di soggiorno. Abbiamo già accordi con 23 Comuni grazie a cui abbiamo recuperato e versato 20 milioni agli enti locali». Il problema - aggiunge - è che in Italia ogni singola amministrazione ha regole differenti e non esiste un codice identificativo unico per le attività turistiche che uniformi le norme.
E per risolvere i problemi di "gentrificazione" dei centri storici «basterebbe che i Comuni usassero i soldi che gli giriamo con le tasse di soggiorno» per favorire programmi di edilizia residenziale e di sostegno alle piccole realtà commerciali di quartiere. «Nel dibatti su Airbnb - conclude Trovato - si confonde la causa con l' effetto. Il turismo sta crescendo in modo esponenziale. Se sparissimo noi, qualcun altro prenderebbe il nostro posto.
Siamo i primi a voler fare totale trasparenza per operare con regole certe». Evitando se possibile tetti ai giorni d' affitto («sarebbero un boomerang perché farebbero salire i prezzi e sarebbero facili da bypassare ») e interventi draconiani.
Airbnb comunque sta iniziando pure ad allargare il suo business oltre il recinto dell' affitto, vendendo ai sui ospiti "esperienze" turistiche estranee al soggiorno. In Italia sono già 5mila («e cresceranno molto» assicura Trovato) tra cui per esempio la scuola di pasta fresca a casa di Nonna Nerina che con una serie di altre amiche ottantenni di Palombara Sabina si è reinventata "host" per turisti stranieri che vogliono conoscere i segreti della nostra cucina.
Ha tutte recensioni a 5 stelle, è stata invitata a San Francisco al quartier generale di Airbnb per raccontare la sua storia. Ed è la prova che il ciclone di Airbnb sulla foresta pietrificata dell' offerta turistica nazionale durerà ancora a lungo.