AGNELLI MANNARI – IL 26 MARZO DEL 2004, DALLA SEDE DI ZURIGO DI MORGAN STANLEY, VENNE ESEGUITO IL BONIFICO CON CUI MARGHERITA AGNELLI RICEVEVA LA SUA PARTE DERIVANTE DEL TESTAMENTO ITALIANO DELL’AVVOCATO, DOPO L’ACCORDO DI GINEVRA. PER LA FIGLIA DI GIANNI, SAREBBE LA PISTOLA FUMANTE: LA PROVA CHE IL “TESORO” LE È STATO NASCOSTO – LE CONFERME DELL’EX DIRIGENTE DELL’ISTITUTO PAOLO REVELLI, FRATELLO DEI DUE FIGLI BIOLOGICI DI CARLO CARACCIOLO (FRATELLO DI MARELLA)

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Gigi Moncalvo per “La Verità”

 

MARGHERITA AGNELLI E MARELLA CARACCIOLO

Dopo l'accordo di Ginevra, cioè dopo aver visto che cosa c'era «fuori», Margherita decise di firmare anche l'accettazione della sua parte derivante dal testamento italiano, aperto nel febbraio di un anno prima. Il bonifico veniva eseguito il 26 marzo 2004 dalla sede di Zurigo di Morgan Stanley. Il che fa sorgere molti interrogativi.

 

Il fatto che il bonifico avvenisse da parte di una banca svizzera infatti dimostrava l'esistenza di un conto estero. La banca non aveva avuto alcuna difficoltà ad accreditare una forte somma di denaro a due cittadine italiane, anche se con residenza temporanea all'estero. Il tutto aggravato dal fatto che tale somma si riferiva al lascito di un cittadino italiano (Giovanni Agnelli) e riguardava un testamento aperto in Italia (a Torino) per beni che si trovano in Italia.

MARGHERITA AGNELLI E JOHN ELKANN

 

Il fatto che fosse stata Morgan Stanley a bonificare quella somma a Margherita faceva emergere alcuni interrogativi. Chi aveva la disponibilità del conto? A chi era intestato? Da quanto tempo era stato aperto? Quali erano stati gli eventuali movimenti? A quanto ammontava il saldo dopo i due bonifici alle eredi? Chi era la persona fisica che aveva dato disposizioni alla banca di pagare quelle due tranche?

 

MORGAN STANLEY NICCHIA

I legali che avevano assistito Margherita per tutta la trattativa non fecero notare queste anomalie. Ci vollero alcuni mesi e l'entrata in scena della nuova squadra legale di Margherita prima che tale lettera venisse finalmente scritta. La risposta di Morgan Stanley fu, a prima vista, incredibile.

margherita agnelli gianni agnelli

 

La lettera della banca era indirizzata all'avvocato Yvan Jeanneret dello Studio Fontanet & Associés di Ginevra, ed era firmata da due dirigenti della Bank Morgan Stanley ag: Thomas Rees, executive director, e Kathrin Frei, legal & compliance executive director. Oggetto della missiva: «Il defunto signor Giovanni (Gianni) Agnelli».

 

Ecco il testo: «Caro maître Jeanneret, con riferimento alla vostra lettera del 13 febbraio 2007 abbiamo il piacere di informarvi che siamo stati consigliati dall'intestatario del conto, che diede istruzioni per il pagamento di euro 109.685.000, che fu effettuato il 26 marzo 2004, di non divulgare nessun ulteriore dettaglio riguardante questo pagamento. Cordiali saluti». I legali di Margherita erano stupefatti. Ma bastò una «investigazione» per accertare che l'intestatario del conto era donna Marella in persona. La misura era colma.

 

MARGHERITA AGNELLI

 A questo punto Margherita decise di varcare il limite che si era data e che ora veniva meno: una causa in tribunale. Determinanti furono i suoi nuovi avvocati, a cominciare da Charles Poncet di Ginevra. Il quale, come prima cosa, ingaggiò un esperto di intelligence economica e di investigazione finanziaria: Marc Hürner, titolare della Fip finance intelligence & processing con sede a Bruxelles.

 

Poncet capiva che i tre anni passati dall'accordo di Ginevra rendevano impossibile impugnarlo e chiederne l'annullamento. La legislazione svizzera in questi casi prevede un solo anno per far scattare la prescrizione. Le indagini di Hürner si concentrarono su Morgan Stanley: la lettera del 2017 dimostrava che quella era una delle banche svizzere in cui Gianni Agnelli aveva i suoi conti.

 

La conferma arrivò grazie a una clamorosa testimonianza di un ex dirigente di quell'istituto di credito, Paolo Revelli, fratello dei due figli biologici di Carlo Caracciolo, fratello di Marella, riconosciuti dopo la morte del padre grazie all'esame del Dna fatto con l'aiuto di Margherita. Paolo Revelli si presenta spontaneamente dai magistrati di Milano per farsi interrogare. È il 21 dicembre 2009. Paolo, che allora aveva 50 anni, è appena arrivato da Londra, dove abita e dove lavora.

MARGHERITA AGNELLI

 

I pm gli chiedono qual è il suo curriculum: «Ho lavorato per 21 anni presso Morgan Stanley a Londra con vari incarichi», racconta. «Dal 2000 in poi mi sono occupato principalmente di gestione del reddito fisso e delle allocazioni delle attività dei nostri clienti europei e del Medio Oriente».

 

Eccoci al punto: «Nel corso dei vari anni in Morgan Stanley sono venuto a conoscenza di vari conti di rilievo tra i quali quello presso la nostra filiale di Zurigo dell'avvocato Giovanni Agnelli. Il funzionario che se ne occupava era Adolf Brundler []. Gianni Agnelli era il «beneficial owner» del conto.

 

margherita agnelli e gianni agnelli

Chi si occupava della gestione della posizione per conto di Agnelli era Siegfried Maron (il capo del suo «family office» di Zurigo, ndr). Alla fine degli anni Novanta la consistenza di questo conto era tra gli 800 milioni e il miliardo di dollari. Io non ho visto le contabili ma nelle nostre riunioni questo conto era all'ordine del giorno perché era tra i più importanti». gola profondaI magistrati chiedono: ma si trattava di Gianni Agnelli o di qualche altro esponente della famiglia?

 

margherita agnelli e gianni agnelli 1

«Ricordo proprio che il "beneficial owner" era Giovanni Agnelli e non anche altri membri della famiglia Agnelli. Il mio ricordo è di Giovanni Agnelli. Giovanni Agnelli e la sua famiglia ristretta. Per "famiglia ristretta" io intendo lui, sua moglie e i figli», risponde Paolo Revelli.Ed ecco ricomparire in scena Adolf Brundler: «Lo conosco personalmente», ricorda Revelli. «Era il Ceo, chief executive officer di Morgan Stanley a Zurigo. Era il gestore anche del conto di Giovanni Agnelli.

 

Egli era un managing director della divisione delle gestioni patrimoniali e faceva capo a Ernest Boles, mio collega a Londra. Con entrambi sono tuttora in rapporti. Tutti e tre attualmente siamo fuori da Morgan, io oggi lavoro in proprio, sempre a Londra». Revelli continua: «La premessa è questa: si sapeva che Brundler era stato licenziato da Morgan nel 2004. Cinque anni dopo, cioè a giugno di quest' anno, quando già si parlava da un po' di tempo dell'affaire riguardante l'eredità Agnelli, mi trovai a parlare al telefono con Ernest Boles.

 

MARGHERITA AGNELLI

Mi venne spontaneo chiedergli pensando a un interrogativo che dopo tanto tempo non aveva ancora trovato risposta e che riguardava il passato: "Per quale ragione precisa, Brundler era stato licenziato?". Mi rispose: "Te lo racconto off the record". Mi spiegò che Brundler aveva inviato un fax a Maron nel quale gli confermava che egli avrebbe negato l'esistenza del conto di Giovanni Agnelli, anche nel caso in cui fosse arrivata la richiesta dei suoi eredi. In effetti quel fax era stato inviato a Maron, ma non era evidentemente passato dall'ufficio legale della banca. Infatti, anche il Ceo in Morgan Stanley, doveva e deve farsi approvare dall'ufficio legale iniziative di questo genere.

 

gianni agnelli con la moglie marella e i figli edoardo e margherita

È ovvio che qualsiasi consulente legale, ma io parlo per quelli di Morgan Stanley, non avrebbe mai dato il benestare a una comunicazione ufficiale in cui la banca si impegnava a tacere agli eredi, anche su loro richiesta, un importante asset patrimoniale del defunto. Il guaio di Brundler fu che venne scoperto poiché dimenticò il documento nella macchina del fax. E quel foglio venne recuperato poco dopo da Sven Spiess che, manco a farlo apposta, era a capo della compliance, cioè l'organismo che deve vigilare sull'applicazione e sul rispetto delle norme interne.

 

Boles mi raccontò che Spiess, che dipendeva gerarchicamente proprio da Brundler, si era trovato in grande imbarazzo leggendo quel documento. Ma aveva subito informato Boles per riferirgli che cosa aveva commesso il suo capo. Boles provvide a licenziare immediatamente Brundler.

 

margherita agnelli ginevra elkann

Dal dossier interno all'ufficio del personale della banca e dalla lettera di licenziamento, ovviamente non emerge nulla di tutta questa storia».

 

COLPO DA MAESTRO

La vicenda risale al febbraio del 2004, quando era in dirittura d'arrivo la firma dell'accordo transattivo tra Marella e Margherita Agnelli. Se si fosse scoperto un conto con il saldo di cui parlava Revelli, l'accordo tombale firmato da Margherita e Marella avrebbe portato nelle casse di ciascuna delle due beneficiarie almeno 500 milioni di dollari in più. (5. Continua)

marella agnelli john elkann margherita
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