ARRIVA UN “FALCHETTO” ALLA BUNDESBANK - IL NUOVO PRESIDENTE DELLA BANCA CENTRALE TEDESCA È JOACHIM NAGEL: 55 ANNI E SOCIALDEMOCRATICO, È CONSIDERATO IL PIÙ MORBIDO TRA I “FALCHI”. MA TALE RIMANE: È DIFFICILE CHE CAMBI APPROCCIO RISPETTO AL SUO PREDECESSORE JENS WEIDMANN. UNA PROVA È L’ESULTANZA DEL MINISTRO DELLE FINANZE CHRISTIAN LINDNER PER LA NOMINA - NAGEL HA SEMPRE SOSTENUTO LE SCELTE DELLA “BUBA”, DOVE HA LAVORATO PER 17 ANNI…
-1 - UN SOCIALDEMOCRATICO ALLA BUNDESBANK AL TIMONE NAGEL, L'ESPERTO DI BANCHE
Federico Fubini per il "Corriere della Sera"
La Germania è il Paese che più ogni altro propugna l'indipendenza dei banchieri centrali dai governi. Ed è anche quello che più di ogni altro, fra le grandi democrazie avanzate, pratica un implicito spoils system nella banca centrale quando i governi cambiano. Jens Weidmann era stato consigliere economico di Angela Merkel fino al 2011, quando venne nominato presidente della Bundesbank dalla stessa cancelliera.
Pochi giorni dopo l'avvio dei negoziati per la formazione di una nuova coalizione di governo, senza la Cdu per la prima volta da sedici anni, Weidmann si era dimesso a metà mandato. Ieri è stato annunciato il successore scelto dal nuovo governo: Joachim Nagel, 55 anni, socialdemocratico come il cancelliere Olaf Scholz. Ma le differenze di sostanza fra i due banchieri centrali potrebbero finire qui.
La formazione di Weidmann e il suo successore sono diverse, perché il primo è un macroeconomista mentre Nagel, alla Bundesbank per 17 anni, ha passato gran parte della carriera nella vigilanza dei mercati e delle banche. In questo momento, dopo un periodo all'istituto pubblico di sviluppo KfW a Berlino, l'uomo designato per il vertice della Bundesbank è numero due della divisione credito alla Banca dei regolamenti internazionali di Basilea.
La sua attenzione a un sistema bancario tedesco ancora fragile, frammentato e percorso da interessi politici sarà probabilmente alta. Ma non molto per il momento fa pensare che Nagel abbia un approccio fondamentalmente diverso da quello di Weidmann alla politica monetaria della Banca centrale europea. Di sicuro non se lo aspetta Christian Lindner, il nuovo ministro delle Finanze del partito liberale che rappresenta l'ala economicamente più ortodossa del governo Scholz.
«In considerazione dei rischi d'inflazione, cresce l'importanza di una politica monetaria orientata alla stabilità», ha scritto ieri Lindner in un tweet nel quale arriva ai confini dell'interferenza con la politica monetaria della Bce. Per lui, Nagel «è una personalità esperta che assicura la continuità della Bundesbank».
Componente dell'esecutivo della banca centrale tedesca fra il 2010 e il 2016, durante quel periodo decisivo per l'area euro Nagel non si è mai distinto dalla linea della Bundesbank regolarmente messa in minoranza nel Consiglio direttivo della Bce. In quel periodo il banchiere centrale tedesco aveva criticato le aste straordinarie di liquidità e gli acquisti sui mercati che contennero la crisi e i rischi di deflazione.
Sembra improbabile che proprio adesso Nagel cambi radicalmente approccio, dopo che Weidmann pochi giorni fa è finito ancora una volta in minoranza nella Bce perché avrebbe voluto una fine meno lenta degli attuali programmi di interventi. L'economia tedesca del resto sta attraversando una fase difficile. Dal terzo trimestre dà chiari segni di rallentamento, con oltre 50 mila contagi e circa 500 decessi di Covid al giorno nelle ultime settimane.
Intanto però l'impennata dei prezzi dell'energia e le strozzature nelle filiere industriali hanno portato l'inflazione al 5,2% a novembre, i livelli più alti da un trentennio. Il Paese teme la stagflazione. La stampa da novembre ha iniziato a prendere di mira la presidente Christine Lagarde, come in passato era toccato al suo predecessore Mario Draghi.
La Bild Zeitung ha descritto la francese come «un'amante del lusso che rende i risparmiatori e i pensionati più poveri». Persino l'ex direttore di Handelsblatt, Gabor Steingart, ha scritto sul quotidiano economico tedesco che Weidmann si sarebbe dimesso per non essere relegato al ruolo di «incensatore» alla «autoincoronazione» - riferimento napoleonico - di Lagarde. Nagel dunque non prende il testimone in un momento facile.
Proprio la tenuta dei banchieri centrali tedeschi di fronte a scelte della Bce, quando non le condividono, è sempre stato un problema aperto. Axel Weber si dimise da presidente della Bundesbank nel febbraio del 2011, benché fosse favorito per prendere la guida della Bce, perché si sentiva incompatibile che le scelte che la banca centrale avrebbe dovuto compiere per superare la crisi dell'euro. Jürgen Stark si dimise dall'esecutivo della Bce pochi mesi dopo per la stessa ragione.
È probabile invece che Nagel cerchi di costruire una maggioranza attorno a sé nel vertice della Banca centrale europea o almeno di non isolarsi. Ha un ottimo motivo per provarci: a oltre vent' anni dal lancio dell'euro, la Bce non ha mai avuto un presidente espresso dal Paese con l'economia più importante.
Dopo il mandato dimezzato dell'olandese Wim Duisenberg, sono arrivati il francese Jean-Claude Trichet, Mario Draghi e Christine Lagarde. La francese ha prevalso nel 2019 sulla candidatura, mai resa esplicita ma reale, di Weidmann . Ora diventerà difficile per chiunque rifiutare un nuovo candidato tedesco solo perché è la Germania ad esprimerlo.
Se Nagel si dimostrerà capace di costruire coalizioni e mantenere aperto il dialogo con chi la pensa diversamente da lui, il favorito per succedere a Christine Lagarde nel 2027 diventerà lui.
2 - JOACHIM NAGEL A CAPO DELLA BUNDESBANK BERLINO SCEGLIE IL PIÙ MORBIDO DEI "FALCHI"
Uski Audino per "La Stampa"
Più che un arrivo, un ritorno. Dal primo gennaio sarà Joachim Nagel il nuovo numero uno della Bundesbank al posto di Jens Weidmann. «Un socialdemocratico orientato alla stabilità», così viene presentato il banchiere con la tessera della Spd. Nagel conosce bene la Banca centrale tedesca: ci ha lavorato per diciassette anni, sei dei quali nel consiglio della Bundesbank. E nel 2014 era a un passo dal diventarne vicepresidente, se la Cdu non si fosse opposta.
Nel 2017 Nagel è passato alla banca di sviluppo statale Kfw - la Cassa depositi e prestiti tedesca - e da lì nel 2020 si è spostato alla Banca dei regolamenti internazionali, dove ha ricoperto il ruolo di deputy head of banking. Resta ora da capire se Nagel porterà avanti la posizione critica di Weidmann sulla politica monetaria della Bce o se invece è in arrivo un cambio di direzione.
Proposto dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, il nome di Nagel ha trovato il consenso del ministro delle Finanze Christian Lindner che ha twittato con toni entusiastici: «Di fronte ai rischi d'inflazione, cresce l'importanza di una politica monetaria orientata alla stabilità» e Nagel «è una personalità esperta che assicura continuità alla Bundesbank».
Che il suo nome sia sinonimo di continuità è un'osservazione che si legge tra le righe di molti analisti. Il quotidiano conservatore Faz mette in luce che Nagel in passato «ha sostenuto le posizioni di Weidmann», con le sue critiche agli acquisti di obbligazioni della Bce e sottolineando la pericolosa «commistione di politica monetaria e politica fiscale».
Quando era membro del consiglio della Bundesbank era noto per essere un falco, raccontano. Come il suo predecessore, Nagel è considerato un ordoliberale. È indubbio che il suo nome punta a rassicurare l'opinione pubblica tedesca che la stabilità dei prezzi continuerà ad essere al centro dei pensieri della Bundesbank, soprattutto con i venti inflazionistici di questi mesi.
Secondo la testata economica Handelsblatt, la convergenza sul nome del 55 enne di Karlsruhe «è un classico compromesso, che accontenta soprattutto Spd e Fdp». I socialdemocratici avevano a lungo cercato il nome di una donna per la successione. In lizza c'erano due candidate: la vicepresidente della Bundesbank Claudia Buch e Isabel Schnabel, membro dell'esecutivo della Banca centrale europea.
Buch era stata in passato sponsorizzata dai conservatori della Cdu e non trovava un consenso unanime, mentre Schnabel viene considerata una sostenitrice fin troppo entusiasta dell'attuale corso della Bce, cosa di per sé sospetta per i liberali della Fdp. La stessa Schnabel, dopo la nomina di Nagel, ha twittato «di non vedere l'ora di collaborare insieme nel consiglio direttivo della Bce» ricordando che «davanti a noi ci sono compiti importanti». In predicato c'era anche l'economista di area progressista Marcel Fratzscher, direttore del Diw, che nel suo augurio di buon lavoro ha sottolineato come «la stabilità finanziaria continuerà a guadagnare importanza in futuro».