I BERLUSCONI APRONO LE PORTE DELL’ITALIA ALLE AUTO CINESI – IL FRATELLO DEL CAV, PAOLO BERLUSCONI, SI LANCIA NEL BUSINESS D’IMPORT DELLE VETTURE DELLA DONGFENG, INSIEME ALLA FIGLIA ALESSIA – I DUE HANNO FONDATO “DF ITALIA”, DI CUI DETENGONO IL 10% – DONGFENG È LO STESSO COLOSSO DEL DRAGONE CORTEGGIATO DAL GOVERNO PER PRODURRE AUTO ELETTRICHE NEL NOSTRO PAESE (MOSSA IN CHIAVE ANTI-STELLANTIS, NELLA GUERRA MELONI-ELKANN)
-Estratto dell’articolo di Diego Longhin per “la Repubblica”
La famiglia Berlusconi si lancia nel business dell’import delle auto cinesi, entrando nella costola italiana della Dongfeng, azienda di Stato e tra i primi produttori di veicoli del Paese del Dragone. Il 21 febbraio è nata Df Italia.
Società che ha come ragione sociale il commercio e la riparazione di automezzi e che, da quello che si dice nell’ambiente, importerà i brand del colosso di Pechino. È lo stesso gruppo interessato ad aprire una fabbrica in Italia per avviare la produzione dei modelli in Europa.
Paolo Berlusconi con la figlia Alessia, attraverso la Pbf, sono i soci fondatori con il 10% della società che ha un capitale sociale di 10 mila euro. Il 90% appartiene a Car Mobility, altra società che, attraverso la finanziaria Tailor Finance, fa capo a Bruno Giovanni Mafrici e a Giorgio Ratto.
Mafrici è anche l’amministratore unico che alla Design Week di Milano ha presentato i modelli del marchio Voyah con i quali Dongfeng debutterà in Italia: il suv elettrico Free e la monovolume Dream. Nella stessa occasione Qian Xie, capo dell’Europa della Dongfeng, ha detto che «siamo interessati a produrre in Italia e siamo pronti a incontrare il governo».
Ci sarebbero già stati dei contatti con la task force creata dal ministero delle Imprese e del Made in Italy, guidato da Adolfo Urso. Le discussioni col governo italiano sono allo stadio iniziale: «Vogliono stabilire un rapporto di fiducia e poi approfondire», ha detto Xie […]
La conferma di un’interlocuzione però arriva anche dal ministro delle Imprese Urso: «Sì, c’è una interlocuzione con diverse case automobilistiche non soltanto asiatiche», dice. Si parla anche dei colossi cinesi Chery, che nel frattempo però ha rilevato un pezzo dello stabilimento ex Nissan a Barcellona, Byd, che aprirà la prima fabbrica in Ungheria, Great Wall ed MG.
E poi ci sarebbe Tesla, che ha già una fabbrica nell’hinterland di Berlino, dove però sembra che sia difficile proseguire con i piani di ampliamento. L’Italia potrebbe essere interessante per lo sviluppo della produzione dei veicoli commerciali della casa fondata da Elon Musk. […]