LA BORSA È FATTA A SCALE, C’È CHI SCENDE E C’È CHI SALE - DOPO 18 MESI DI COVID, IL FTSE MIB È TORNATO A LIVELLI SUPERIORI A QUELLI PRE-PANDEMIA, GUADAGNANDO PIÙ DEL 18,4%. SFOGLIANDO L’ELENCO DELLE 40 AZIENDE CHE COMPONGONO IL LISTINO, SI PUÒ APPREZZARE IL BALZO DI POSTE, CRESCIUTA DI QUASI IL 25% GRAZIE ALL’INCREMENTO DELLE VENDITE ONLINE - PERFORMANCE BRILLANTI ANCHE PER BANCO BPM - UNICREDIT HA PERSO IL 10% DEL PROPRIO VALORE, MENTRE INTESA…
-Marco Scotti per www.affaritaliani.it
A ripensarci, a distanza di 18 mesi, sembra quasi impossibile quello che è successo. Se Nicholas Taleb ha usato la metafora del cigno “nero” per descrivere gli avvenimenti del 2008-2009 e la successiva crisi finanziaria, bisognerebbe trovare un paragone ancora più incredibile per raccontare la pandemia di Coronavirus dal punto di vista dei mercati.
Ripensandoci, si rimane quasi sbigottiti: abbiamo registrato una perdita sul Ftse Mib del 17% il 12 marzo del 2020, soltanto tre giorni dopo il crollo di oltre l’11%. Due delle tre peggiori sedute della Borsa di Milano sono avvenute nel mese di marzo dello scorso anno.
Abbiamo visto il petrolio scambiato a tassi negativi, cosa che non sembrava nemmeno possibile. Ma d’altronde, con i mezzi di trasporto fermi in tutto il mondo, con gli aerei parcheggiati negli hangar salvo quelli deputati a inviare aiuti e respiratori a questo o quel paese, che cosa ci si poteva aspettare?
Oggi la situazione è decisamente diversa: i vaccini, gli interventi dei governi e delle banche centrali, la sensazione che il “new normal” possa comunque funzionare, ha riportato il Ftse Mib addirittura a livelli superiori a quelli del pre-pandemia, flirtando con i massimi di sempre del periodo precedente alla crisi dei mutui subprime. In 18 mesi, il principale indice del listino milanese ha guadagnato oltre il 18,4% (e oltre il 40% se si prendono i giorni, nerissimi, di inizio marzo).
E dunque, la borsa racconta una storia, a chi la vuole ascoltare, che prova a spiegare come è cambiato il mondo, quali sono i settori che ancora oggi sono sotto stress e quali quelli che sono riusciti a trovare una dimensione addirittura migliore di quella che occupavano prima del Coronavirus.
Sfogliando l’elenco delle 40 aziende che compongono il Ftse Mib si può apprezzare, ad esempio, il balzo di Poste Italiane, che è cresciuta di quasi il 25% negli ultimi 18 mesi. E il motivo è abbastanza semplice da comprendere: l’incremento esponenziale dei pacchi veicolati, le partnership anche fuori dai confini, l’aumento dei servizi finanziari hanno fatto il gioco dell’azienda guidata da Matteo Del Fante. Notevolissimo il balzo di Cnh Industrial, che ha incrementato il proprio valore di oltre il 50% grazie alle scelte aziendali di nuove divisioni per quanto concerne il settore della difesa.
Tra le performance più brillanti c’è anche quella di Banco Bpm, che, oltre a risultati significativi dal punto di vista economico, continua a essere il centro pulsante del cosiddetto “terzo polo”, alternativo a Unicredit e Intesa Sanpaolo. Anche se Piazza Meda ha potuto contare sulle aspettative speculative degli operatori per un take-over di UniCredit.
La banca guidata da Carlo Messina invece rimane fuori da quest’indagine perché ha – ulteriormente – aumentato la propria dimensione con l’acquisizione di Ubi. L’istituto di credito guidato da Andrea Orcel, invece, ha perso il 10% del proprio valore, in attesa di sferrare quei colpi (Mps? Carige? Banco Bpm?) che gli ridaranno i galloni di “contender” di Intesa Sanpaolo.
Gli italiani, poi, si sono riscoperti prudenti e “formichine” durante la pandemia. Si spiegano così le crescite notevoli di aziende come Banca Generali (+30%), Finecobank (+60%). E Mediobanca, che ha deciso di puntare fortissimo sul wealth management, ha registrato un incremento superiore al 20%. La stessa Generali, nonostante in molti temessero che le assicurazioni sarebbero finite sotto stress a causa dell’incremento delle richieste di pagamento, ha visto aumentare il proprio valore in Borsa di quasi il 10%.
Rimangono un po' più indietro le aziende legate all’estrazione degli idrocarburi. Eni (-8%) e soprattutto Saipem (-40%) pagano la crisi terribile che ha colpito il mondo del petrolio.
Nonostante i prezzi della benzina siano tornati ai livelli pre-crisi, il turismo sconta ancora pesantissime limitazioni che, ad esempio, impediscono agli aerei di compiere tutti quei voli a lungo raggio che significano enormi quantità di carburante imbarcato. La storia che racconta la borsa è quella di un’economia che riparte, che ci crede, che torna a mordere il freno. Speriamo che l’autunno non porti in dote qualche brutta sorpresa, non è più tempo di racconti “horror”.