CADERE DALLA "NUVOLA" - A STRASBURGO È ANDATO IN FIAMME UNO DEI PIÙ GRANDI "DEPOSITI" DI SERVER IN EUROPA E CI SIAMO ACCORTI CHE IL SISTEMA DEL "CLOUD" PUÒ FOTTERCI: MIGLIAIA DI SOCIETÀ HANNO VISTO BLOCCATI I LORO SITI E I SERVIZI PER I CLIENTI - QUANTE AZIENDE MEDIO-PICCOLE FANNO DAVVERO I BACKUP PER SALVARE I DATI IN CASO DI EMERGENZE COME QUESTE? - IL PROBLEMA È ANCHE POLITICO: L'UE NON RIESCE A FRONTEGGIARE LO STRAPOTERE AMERICANO...
-Stefano Graziosi per "La Verità"
Un vasto incendio ha colpito, tra martedì e mercoledì notte, a Strasburgo, un edificio appartenente alla società francese di cloud computing, Ovh, distruggendo svariati server. Le fiamme sono state domate dall'intervento di un centinaio di vigili del fuoco, mentre al momento non si registrerebbero vittime e non sarebbero stati rilevati inquinamenti tossici (la prefettura ha infatti smentito che il sito fosse classificato Seveso, come in precedenza riportato).
Stando a quanto riferito da Reuters, l'azienda ha fatto sapere che un data center è andato distrutto, mentre un secondo ha riportato dei danni. Altri due sono invece stati temporaneamente chiusi per limitare ulteriori danneggiamenti. La situazione ha determinato problemi per numerose pagine Web: in particolare, il quotidiano Le Monde ha riportato che - per un periodo di tempo - un sito del governo francese (la piattaforma per la diffusione dei dati pubblici data.gouv.fr) sia rimasto irraggiungibile, per poi tornare operativo nella mattinata di ieri.
Problemi si sono inoltre verificati sulle pagine internet dell'aeroporto di Strasburgo, del Centro Pompidou e di uno schieramento partitico, come l'Union populaire républicaine. Disagi anche per i siti di alcuni comuni italiani (tra cui, quelli di Pavia, Trapani e Cattolica). Smentito invece dalle Entrate un collegamento con il rallentamento del portale di ieri mattina.
Ovh sta comunque cercando di riattivare quei server che non hanno subìto danni. Il Ceo della società, Octave Klaba, ha annunciato su Twitter che tre data center dovrebbero rientrare in funzione tra il 15 e il 19 marzo. Ricordiamo che l'azienda in questione, fondata nel 1999 e prossima a una quotazione in Borsa, è un autentico colosso: sul proprio sito internet, Ovh specifica infatti di possedere 30 data center, oltre 2.200 dipendenti in tutto il mondo, 380.000 server fisici attivi e circa 1,5 milioni di clienti a livello internazionale. Tutto questo, con un fatturato che, nel 2019, si è attestato a circa 600 milioni di euro.
L'incidente di ieri è comunque significativo, perché mette in luce come la sempre più utilizzata tecnologia del cloud risulti soggetta a rischi particolarmente concreti: è, tra l'altro, tutto da dimostrare che le aziende - specialmente di piccole e medie dimensioni - si affidino tutte costantemente a un backup per salvaguardare i propri dati in caso di emergenza.
Quanto accaduto a Strasburgo ha in definitiva messo chiaramente in evidenza come l'immaterialità del cloud sia, in un certo senso, quasi un'illusione. E attenzione: perché non si tratta soltanto di un problema economico-aziendale. Il tema è infatti anche politico: soprattutto per la Francia e, più in generale, per l'Unione europea. Non dobbiamo infatti trascurare che, da tempo, Parigi si sia attivata per creare un cloud europeo che argini lo strapotere dei competitor americani, come Amazon Web Services, Microsoft Azure e Google Cloud (che, da soli, detengono una quota di mercato di circa il 60%). E, in questa sua strategia, l'Eliseo ha fatto leva in particolare su Ovh.
Nell'ottobre 2019, il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, si rivolse proprio a Ovh e Dassault Systèmes per avviare un progetto di archiviazione di dati sensibili in Francia. Una linea, quella d'oltralpe, dettata dalla preoccupazione per una legge americana del 2018, il Cloud act, che permetterebbe a qualsiasi agenzia d'oltreatlantico di accedere ai dati aziendali europei archiviati nei data center delle società statunitensi senza darne avviso.
È in un siffatto quadro che Ovh ha avviato una partnership - benedetta dallo stesso Emmanuel Macron - con Deutsche Telekom nel settembre 2020, per annunciare poi, lo scorso gennaio, una collaborazione con la società di consulenza IT, Atos. Tutto questo, senza dimenticare la più ampia cornice del progetto per i servizi cloud del Vecchio Continente, Gaia-X, che - sponsorizzato soprattutto da Francia e Germania - si è posto come obiettivo quello di contrastare l'influenza dei colossi americani in Europa.
Del resto, che la nuvola informatica stia assumendo sempre più delle connotazioni geopolitiche è stato sottolineato ad agosto anche da uno studio dell'Atlantic Council, che ha messo in evidenza l'intima connessione che intercorre tra il cloud e le catene di approvvigionamento.
Quanto accaduto a Strasburgo costituisce quindi un danno simbolico e politico per Parigi nella sua disfida con i big americani. Anche perché Ovh ha in passato già riscontrato dei problemi. Era il novembre 2017, quando l'azienda ebbe infatti due tilt a Strasburgo e Roubaix: circostanza che paralizzò - anche allora - molte pagine web in Europa e in Italia.
Nel loro (impari) braccio di ferro con gli Stati Uniti, l'Unione europea e Marcon devono quindi registrare una secca battuta d'arresto: uno smacco possibilmente accentuato dal temporaneo blocco di siti legati al governo francese. Il che pone una volta di più in luce come sia difficoltoso per il Vecchio Continente riuscire a fronteggiare la concorrenza del cloud d'oltreatlantico. Un problema anche per il nostro Paese.