PER CAIRO SI METTE SEMPRE PEGGIO – TERZA SCONFITTA GIUDIZIARIA PER URBANETTO NELLA GUERRA CONTRO BLACKSTONE PER LA SEDE DI VIA SOLFERINO DEL “CORRIERE”: LA CORTE D’APPELLO DI MILANO HA BOCCIATO IL RICORSO DI “RCS MEDIAGROUP” CONTRO IL LODO ARBITRALE DELLO SCORSO ANNO, IN CUI LA VENDITA DELLE PROPRIETÀ IMMOBILIARI DEL GRUPPO ERA STATA GIUDICATA VALIDA – COSA SUCCEDERÀ ADESSO? SULLA TESTA DI CAIRO PENDE ANCORA UNA RICHIESTA DI DANNI DA 600 MILIONI E DA QUI A SETTEMBRE POTREBBE CAMBIARE LA PROPRIETA' (IERVOLINO IN CAMPO) -  LA PERDITA DEL TOCCO MAGICO DELL’AVVOCATO SERGIO EREDE...

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Alessandro Da Rold per “La Verità”

 

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Urbano Cairo registra l'ennesima sconfitta nella guerra giudiziaria contro Blackstone. Questa volta è la Corte d'appello di Milano a bocciare il ricorso di Rcs Mediagroup contro il lodo arbitrale dello scorso anno, nel quale era stata giudicata valida la vendita delle proprietà immobiliari del gruppo editoriale (via Solferino e via San Marco) nell'autunno 2013. Si tratta della terza sconfitta giudiziaria di Cairo nell'ultimo anno.

 

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Oltre alla doppia débâcle sul lodo arbitrale, infatti, non va dimenticata l'archiviazione dell'inchiesta da lui promossa per usura sempre a Milano.

 

Ora la sentenza di appello di mercoledì 8 giugno rischia di mettere ancora più in difficoltà il patron di Rcs, non solo dal punto di vista economico, ma anche societario, dal momento che Blackstone ha ormai diverse carte giudiziarie da sfruttare per chiedere un ingente risarcimento dei danni anche in Italia, non solo negli Usa.

 

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La sentenza parla chiaro, smentisce nel merito il ricorso e soprattutto addossa da subito al gruppo editoriale di via Solferino le spese processuali oltre che nuovi potenziali milioni di euro di danni. È forse la sentenza più importante per il fondo statunitense, perché viene confermata la correttezza delle operazioni immobiliari che furono fatte dopo la crisi economica del 2009.

 

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Ora bisognerà capire se dopo questa vittoria Blackstone deciderà di mettersi al tavolo per trovare un accordo. «Per adesso no», suggerisce chi sta seguendo il dossier. Di certo su Cairo, come noto, pende ancora la richiesta di 600 milioni di dollari di danno alla corte di New York, che tra poco più di un mese dovrà decidere se confermare o meno la giurisdizione. Nella grande mela si aspettava la fine della querelle sul lodo arbitrale. Il 25 luglio sapremo se Blackstone potrà affidarsi quindi ai giudici newyorchesi per il risarcimento.

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Ma nel frattempo il fondo americano può già iniziare a incassare da Cairo. Rcs Mediagroup, infatti, dovrà sborsare 260.000 di spese processuali, come indicato dalla sentenza. C'è di più. Kryalos, controllata di Blackstone, è stata difesa in giudizio dagli avvocati Carlo Pavesi, Francesco Gatti e Giuseppe Iannacone.

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I legali avevano presentato una richiesta di lite temeraria nel controricorso, ma la corte non l'ha accolta. I giudici hanno però voluto sottolineare che questo «non preclude che gli eventuali "danni riflessi" patiti possano essere fatti valere in altra sede». In pratica Blackstone, oltre che a New York, potrebbe rifarsi anche in Italia contro Cairo e Rcs. E le richieste di danni potrebbero essere ingenti.

 

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Dal momento che già in giudizio i legali del fondo americano avevano chiesto di «condannare Rcs a corrispondere e/o rimborsare a Kryalos la somma dell'importo corrisposto a Rcs per l'acquisto degli immobili, unitamente alle imposte ipocatastali versate e alle spese notarili sostenute da Delphine []per un importo complessivo pari a 2.580.343,26 di euro».

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Non solo, a questa cifra vanno aggiunti anche «i costi del finanziamento utilizzato per tale acquisto e ai relativi interessi [] quantificabile nel complessivo importo di 16.354.120,45 euro o nella diversa somma che sarà ritenuta di giustizia». Il tutto poi dovrà essere calcolato con gli interessi maturati.

 

La sentenza della corte (presidente era Carla Romana Raineri) smentisce nel merito il ricorso di Rcs, rappresentata e difesa dagli avvocati Sergio Erede e Francesco Mucciarelli. Ma ne esce traballante anche l'intero impianto.

 

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La sentenza quindi conferma quanto avevano già evidenziato il procuratore aggiunto Laura Pedio e il pm Andrea Fraioli nell'autunno scorso, quando chiesero l'archiviazione nell'indagine sulla presunta usura. Così anche la sentenza, oltre a rigettare «integralmente l'impugnazione», evidenzia come non si possa parlare di usura che «non può rintracciarsi nella mera, oggettiva sproporzione fra il prezzo convenuto nella compravendita ed il maggiore valore attribuito».

 

Rcs, infatti, si legge «non ha affatto trasferito i propri beni immobili per assolvere al pagamento di un debito (usurario) vantato da Kryalos - con la quale nessun pregresso rapporto era intercorso - ma ha semplicemente adempiuto alla propria obbligazione di trasferire la proprietà degli immobili, avendo incassato il corrispettivo prezzo nella misura convenuta in contratto».

 

Passaggi di peso che sembrano confermare la perdita del tocco magico da parte di Erede. Vale la pena ricordare il suo ruolo nella partita Intesa-Ubi. Senza dimenticare il ruolo di advisor e lo stop della Bce alla scalata di Leonardo Del Vecchio in Mediobanca e e la frenata dello stesso Del Vecchio insieme con Francesco Gaetano Caltagirone nella partita su Generali. Dettagli per gli addetti ai lavori mentre agli azionisti di Rcs preme un altro interrogativo.

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Cairo lo scorso anno, in un'intervista a La Verità, aveva mostrato fiducia sull'esito della causa. «Lo escludo. Lo escludono i nostri legali, in America e in Italia», disse riferendosi a un'eventuale conclusione negativa. È andata diversamente.

 

Il problema è che non esistono più salvagenti se New York dovesse confermare la competenza territoriale. In questi anni non è stato accantonato neppure un euro per far fronte a una sconfitta. Certo, si potrebbe sempre trovare un accordo comprando la sede per 240 milioni di euro, ma gli scenari finanziari e gli equilibri editoriali stanno cambiando.

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Ora nel salotto della carta stampata è arrivato Danilo Iervolino, l'imprenditore che ha fondato e venduto l'università telematica Pegaso e che dopo aver acquistato L'Espresso ora avrebbe messo nel mirino anche un quotidiano nazionale.

 

Non è un segreto: qualcosa si sta muovendo anche nel gruppo Gedi di John Elkann. E al Corriere cosa può succedere? Cosa fanno gli altri soci? Da qui a settembre potrebbero cambiare gli assetti. Di certo, l'uscita a sorpresa dal board a fine luglio 2021 di Gaetano Miccichè, ovvero l'uomo di Intesa Sanpaolo che aveva coordinato e finanziato l'ascesa di Cairo, ha già segnato la fine di un'alleanza.

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