CALTAGIRONE INFERNALE, PRONTO PER UNA NUOVA SCONFITTA IN GENERALI – VENERDÌ IL CDA PROVERÀ A RISOLVERE IL CASO CIRINÀ, L’EX MANAGER DEL LEONE, LICENZIATO DA DONNET DOPO ESSERSI CANDIDATO CONTRO DI LUI, CON LA LISTA DI “CALTA”, QUINDI "INCOMPATIBILE" CON UNA CAUSA IN CORSO – SI MUOVE ANCHE LA CONSOB, MENTRE IL PRESIDENTE SIRONI PROVERÀ A COOPTARE UN CONSIGLIERE TRA I NON ELETTI DI ASSOGESTIONI O UN ESTERNO...

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Francesco Spini per “La Stampa”

 

CLAUDIO COSTAMAGNA FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE LUCIANO CIRINA

Si terrà venerdì il consiglio di amministrazione delle Generali. Dovrà risolvere quello che, in quasi due mesi di stallo, è diventato un rebus: la sostituzione del consigliere dimissionario Francesco Gaetano Caltagirone.

 

Un muro contro muro che ha già portato Consob a sollecitare spiegazioni con due lettere su una vicenda che rischia di approdare in un un'aula di tribunale. La contrapposizione è netta: gli esponenti in consiglio eletti con la lista dell'imprenditore romano - Marina Brogi e Flavio Cattaneo - chiedono la puntuale applicazione dello statuto che, a parere loro, porta a un solo nome possibile: Luciano Cirinà.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

La maggioranza del consiglio, a sua volta sicura di assecondare le indicazioni statutarie, cerca qualunque alternativa a quel nome. Il presidente Andrea Sironi sulle prime ha provato, senza successo, a proporre Roberta Neri, prima dei non eletti ma donna (l'interpretazione del requisito statutario di «medesimo genere» all'equilibrio complessivo del cda non ha trovato concorde la minoranza), quindi ha sondato la disponibilità di Claudio Costamagna, nome successivo, che ha declinato.

 

ANDREA SIRONI

A scorrere, pronto a entrare, c'è proprio Cirinà. Ma contro di lui in cda, con l'ad Philippe Donnet in testa, si è alzato un muro. Cirinà è un ex manager di prima fila del Leone, era nella terna di successione, dunque era considerato adatto perfino a guidare la compagnia.

 

Ha contribuito a scrivere e presentare il piano di Donnet. Per questo, una volta candidatosi sotto le insegne di Caltagirone per sostituire proprio Donnet come ad, è stato prima sospeso poi licenziato. Di rimando egli ha fatto causa.

 

PHILIPPE DONNET

Adesso secondo la maggioranza dei consiglieri, che avrebbero in mano più pareri legali (uno a firma del giurista Presti), non può entrare in cda. Secondo fonti vicine al Leone alla base vi sono anche motivi legati alla "non opportunità" di nominare Cirinà, da un lato come segnale negativo che si darebbe all'interno della compagnia visto il licenziamento e le cause che ne sono derivate, dall'altro anche verso gli investitori internazionali che, secondo questa visione, farebbero fatica a comprenderne l'ingresso in cda.

 

Il veto su Cirinà ha mosso anche la Consob. Dopo una lettera sul tema inviata alla compagnia già il 10 giugno, nei giorni scorsi con una nuova missiva è tornata, con una certa perentorietà, a chiedere lumi, invitando a spiegare quali novità siano intervenute, dal momento che Cirinà aveva potuto candidarsi, per impedirne ora l'ingresso in consiglio, chiedendo spiegazioni pure sul perché il mercato non sia stato informato.

Roberta Neri

 

Nel frattempo Sironi ha sondato la disponibilità degli altri candidati non eletti della lista di Caltagirone. E qui le indiscrezioni divergono. Stando a una prima versione tutti avrebbero vincolato l'ingresso al voto unanime, condizione di fatto impossibile. Altre fonti, invece, sostengono che due candidati non eletti in realtà avrebbero aperto a un possibile ingresso anche senza il voto unanime. In questo caso uno di essi potrebbe essere messo ai voti.

 

Ciò non risolverebbe lo scontro sullo statuto, ma renderebbe poco praticabile l'accreditata "ipotesi B" di Sironi, in caso di mancanza di nomi: ricorrere all'altra lista di minoranza, quella di Assogestioni (bocciata in assemblea) e nominare con ogni probabilità il capolista, l'ex consigliere Roberto Perotti, tra i promotori della lista del consiglio che ha vinto la sfida del 29 aprile. Una soluzione che però acuirebbe lo scontro.

 

francesco gaetano caltagirone philippe donnet

Per gli esponenti della lista Caltagirone qualsiasi nomina diversa da Cirinà equivale a un colpo di mano in cui i consiglieri eletti con la maggioranza si scelgono i consiglieri espressione della minoranza. La questione potrebbe finire sulla scrivania di un giudice, con esiti imprevedibili. Intanto l'attività prosegue. Generali ha raggiunto il 95,112% di Cattolica: fino al 29 luglio chi vuole potrà consegnare le azioni. Poi - avendo superato il 95% - Trieste eserciterà il "diritto di acquisto" sempre a 6,75 euro, sulla strada che conduce Cattolica all'integrazione nel Leone.

 

 

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