CASH SENZA BACK - IL RIMBORSO DELLO STATO PER LE SPESE CON LA CARTA? IN MEDIA VALE 69 EURO, MA POCO PIÙ DELLA METÀ DEGLI ISCRITTI LO RICEVERÀ: GLI ALTRI NON HANNO SUPERATO LE 10 TRANSAZIONI - NON CI SARÀ NESSUN EFFETTO SULL’EVASIONE: LA METÀ DELLE OPERAZIONI FATTE CON CARTA SI FACEVANO GIÀ CON MONETA ELETTRONICA. RESTANO ESCLUSI ALMENO 100 MILIARDI PER SERVIZI E LAVORI IN CASA, DOVE SI RISPARMIA MOLTO DI PIÙ PAGANDO IN NERO...
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1 – CASHBACK, IL BONUS NATALE VALE 222 MILIONI DAL PRIMO MARZO VIA ALLA RESTITUZIONE
Sandra Riccio per “La Stampa”
Un importo medio di 69 euro a testa. E' la somma che sarà accreditata dal primo marzo sul conto corrente dei cittadini che si sono iscritti al «Cashback» di Stato, il sistema che restituisce il 10% di quanto speso utilizzando le carte elettroniche di pagamento e app. Il periodo natalizio, terminato il 31 dicembre, è stato un primo test sperimentale per questa misura.
Adesso a gennaio il Cashback è ufficialmente a regime ma con regole differenti. Ecco il bilancio della prima fase: oltre 222 milioni di rimborsi per 3,2 milioni di cittadini che hanno superato il limite minimo di transizioni obbligatorie sui 5,8 milioni di iscritti totali; 9,8 milioni di strumenti di pagamento elettronici registrati, di cui oltre 7,6 milioni dall'app IO, e oltre 63 milioni di transazioni effettuate.
«La partecipazione riscontrata ad oggi è stata al di sopra delle aspettative dal punto di vista dei numeri e dei dati di sintesi» spiegano fonti di Palazzo Chigi. L'importo medio dei pagamenti con moneta elettronica è stato di 46 euro ma molti hanno preferito carte e bancomat anche per gli acquisti di piccolo importo: quasi la metà delle transazioni (il 48,5%), infatti, è stata per importi inferiori ai 25 euro.
Non tutti gli iscritti al programma Cashback, tuttavia, riceveranno il rimborso, che verrà accreditato sul conto corrente entro il primo marzo: per ottenerlo, infatti, servivano almeno 10 transazioni.
Sono 3.230.906 i partecipanti che hanno superato questa soglia e che riceveranno rimborsi per complessivi 222.668.781 euro. In particolare, solo il 3,1% (poco più di centomila persone) otterrà il rimborso massimo di 150 euro; quasi la metà degli aventi diritto, cioè oltre 1,602 milioni di persone otterrà un rimborso tra i 50 e i 99 euro; il 32,8% (1.059.399 valore assoluto) avrà meno di 50 euro; il 14,5% (468.822) otterrà tra 100 e 149 euro.
Finita la fase sperimentale, dal primo gennaio è partito il primo dei tre semestri in cui si articolerà il programma Cashback, che durerà fino al 30 giugno 2022. Le adesioni sono in crescita: all'8 gennaio, infatti, sono più di 6,2 milioni il totale degli iscritti (10,6 milioni di strumenti di pagamento attivati). Va ricordato che questa volta, a differenza di quanto previsto a Natale, la soglia minima per poter ricevere il rimborso è di 50 transazioni valide a semestre.
C'è anche la possibilità di ottenere il Super Cashback di 1.500 euro a semestre per i primi 100 mila partecipanti che avranno totalizzato, nel periodo di riferimento, il maggior numero di transazioni.
2 – L'INGANNO DEL CASHBACK ZERO EFFETTI SULL'EVASIONE
Alberto Brambilla* per “il Messaggero”
*Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali.
Secondo l'ultima relazione del Parlamento Europeo, l'Italia ha il record dell'evasione fiscale e contributiva; ogni anno i mancati pagamenti dovuti allo Stato ammontano a 190,9 miliardi di euro; seguono la Germania, con 125,1 miliardi, e la Francia, con 117,9 miliardi. E quali sono le attività nelle quali è maggiore l'evasione? Sono quelle, anche per gli importi medi per operazione, della fornitura diretta di servizi alle famiglie, operazioni sulle quali grava un pesante carico fiscale sia diretto che indiretto (Irpef, contributi e Iva).
I NODI
È un fatto noto all'Agenzia delle Entrate sui cui dati abbiamo analizzato i redditi 2018 dichiarati nel 2019, dai quali emerge che ben il 74% degli oltre 41 milioni di dichiaranti versa una aliquota molto bassa tant' è che il 43,88% dichiara redditi da zero o addirittura negativi, a 15 mila lordi l'anno, (una media di meno di 7.500 euro l'anno per vivere) e versa all'erario solo il 2,42% di tutta l'Irpef mentre un altro 13,84% ne versa il 6,56%; significa che il quasi il 60% degli italiani (57,72%) versa, al netto del bonus Renzi, l'8,98% dell'Irpef cioè 15,4 miliardi su un totale di oltre 170, pari a soli 442 euro in media per ognuno dei 34,84 milioni di cittadini.
Per garantire la sanità e l'assistenza sociale a questo 60% il restante 40% deve donare oltre 110 miliardi (50 per la sanità e 70 per l'assistenza sociale) che gravano soprattutto su poco più del 13% degli italiani che dichiarano redditi oltre i 35 mila euro lordi l'anno e che versano oltre il 60% delle imposte. In pratica più della metà del Paese vive a carico di qualcuno (sembra un paese in via di sviluppo) e certamente non è oppressa dalle tasse.
E cosa fa il nostro Governo per combattere l'evasione fiscale? Anziché operare con il contrasto di interessi su questi segmenti, si affida alla lotteria degli scontrini in uso in Brasile e Portogallo, non proprio fari di scienza delle finanze e si inventa il cashback. Inoltre, senza curarsi dei costi aggiuntivi dell'uso della moneta elettronica, stabilisce che da noi si potrà usare il contante per un massimo di 1.999 euro (prima erano 2.999) fino a dicembre 2021, e dal primo gennaio 2022 a 999 euro, la cifra più bassa d'Europa.
COME FUNZIONA
Per ottenere i rimborsi (cashback i soldi indietro) occorre fare almeno 50 operazioni nel semestre per avere un bonifico massimo di 150 euro sul conto corrente su una spesa di almeno 1.500 euro semestrali; con 100 operazioni e 3mila euro spesi si può arrivare a 300 euro annuali. Vanno bene tutte le spese fatte in negozi fisici con carte di credito, bancomat o tracciamenti elettronici, QR Code, App e Wallet smartphone.
Sono esclusi i pagamenti nei negozi online. Attenzione però: il rimborso massimo per transazione sarà di 15 euro. Infine, dulcis in fundo, è previsto che se le risorse stanziate non basteranno a dare rimborsi a tutti, questi saranno proporzionalmente ridotti. Ma quanto ci costa il cashback? Lo Stato ha stanziato 1,75 miliardi di euro per il 2021 e 3 miliardi di euro per il 2022.
Inoltre da mesi è attivo un credito d'imposta pari al 30% delle commissioni pagate dai commercianti che in media si aggirano intorno all'1-1,1% su transazioni superiori, in generale, ai 10 euro, pari a un costo di 180 milioni; in totale circa 2 miliardi il primo anno e 3,3 miliardi il secondo. Il fatto è che oltre la metà di queste operazioni avvenivano già con moneta elettronica quindi oltre la metà dei soldi sono regalati.
Dove invece si annida maggiormente l'evasione Irpef e Iva? In Italia ci sono più di 25 milioni di famiglie che comprano una serie di servizi e lavori per la casa, aiuti domestici, riparazioni e così via dove c'è un rapporto diretto senza intermediazioni tra famiglia e fornitore finale; chi sono questi fornitori: sono, oltre ai lavoratori autonomi regolari, un plotone di irregolari, doppio-lavoristi, assistiti da ammortizzatori sociali, disoccupati, clandestini e altri, stimati in circa 4 milioni di sommersi (dati Istat) che peraltro fanno una spietata concorrenza sleale nei confronti dei regolari.
Moltiplicate il numero di famiglie per 3 o 4 interventi l'anno e vengono fuori almeno 100 milioni di prestazioni Iva evasa (oltre 100 miliardi contro i 26 ipotetici del cashback) cui sommare le prestazioni fatte dai regolari che diventano anche queste in nero per concorrenza e competitività.
I VANTAGGI
Prendiamo un lavoratore che guadagna 1.400 euro al mese e che deve imbiancare casa (come per lavori idraulici, elettricisti, tappezzieri, meccanici, carrozzieri eccetera); costo dell'intervento 1.000 euro; il copione nazionale è ormai standard: «Se vuole la fattura sono 1.220 euro ma se non le serve perché in Italia è indeducibile o se te la fanno dedurre la sconti in 10 anni controsensi della burocrazia- il costo posso farlo a 900»; guadagno netto immediato senza tracciamenti 320 euro.
Ora poiché gli italiani non sono né eroi fiscali e né tantomeno idioti, la scelta è scontata: «Facciamo 900 euro». Il fornitore non paga tasse, Iva, contributi sociali e vive a carico di coloro che le tasse le pagano mentre il capo famiglia, con i 320 euro risparmiati compra qualcosa in più per i bambini e per la casa. Per questa operazione il cashback consentirebbe di beneficiare di 15 euro (contro 320 o più).
LA PROPOSTA
L'unica proposta seria è introdurre il contrasto di interessi: per un periodo sperimentale di 3 anni tutte le famiglie possono portare in detrazione delle imposte dell'anno il 50% delle spese effettuate con regolare fattura elettronica (incrocio dei codici fiscali) nel limite di 5.000 euro annui per una famiglia di 3 componenti che aumenta di 500 euro per ogni ulteriore componente; nel caso di incapienza sono previste misure compensative (quota asili nido, mense eccetera).
I lavori/servizi detraibili sono: manutenzione della casa (lavori idraulici, elettrici, edili, tappezzerie, mobili), manutenzione di auto, moto e biciclette, piccoli aiuti domestici. Risultati: a) la famiglia risparmia 2.500 euro di Irpef (è come pagare i lavori, Iva compresa, al 50% che è una bella concorrenza agli irregolari) il che equivale a una quattordicesima mensilità che per redditi fino a 35 mila euro rappresenta una riduzione del 50% del cuneo fiscale; b) gli irregolari vengono drasticamente ridotti, si inizia un circolo virtuoso e si spezza la catena che nero tira nera; questo è forse il maggiore risultato dell'intera operazione: si riafferma la legalità. c) lo Stato migliora le entrate fiscali e contributive tra il 10 e il 15% (Iva evasa per 8 fatture su 10), che su circa 190 miliardi fanno 19 miliardi perché le tasse che deduce la famiglia le paga il fornitore, contributi e Iva compresi.
Per un Paese ad alta infedeltà fiscale il contrasto di interessi e la reintroduzione dei voucher lavoro per la lotta al micro sommerso, è l'unica soluzione seria possibile: perché non sperimentarla?