CASSA DEPOSITI POTREBBE ENTRARE NEL CAPITALE DI ATLANTIA, RILEVANDO UNA PARTE DELLE QUOTE DEI BENETTON (CHE HANNO IL 30,25% DEL CAPITALE) - L’IDEA È UN PACCHETTO DEL 15-16% PER UN VALORE DI 2 MILIARDI - IL RIASSETTO DELLA HOLDING POTREBBE ESSERE UN BUON AFFARE PER TUTTI: IL VALORE DI TITOLI SALIREBBE, SCENDEREBBE IL COSTO DEL DEBITO E SI RISOLVEREBBE LA QUESTIONE DELLA CONTROLLATA AUTOSTRADE, DOVE, IN POSIZIONE DI MINORANZA, POTREBBERO ARRIVARE NUOVI INVESTITORI…
-Alessandro Barbera e Francesco Spini per “la Stampa”
Il probabile accordo tra il governo e Atlantia che punta a salvare la concessione di Autostrade per l'Italia (Aspi) in cambio di investimenti e una riduzione delle tariffe, potrebbe avere un secondo tempo finora rimasto sottotraccia. Sulla scrivania di Cassa depositi e prestiti non c'è tanto e solo l'idea di trovare la quadra per un riassetto di Aspi, dove portare nuovi azionisti italiani in maggioranza, ma anche l'ipotesi di convincere i Benetton a perdere la presa a monte, ovvero nella stessa Atlantia - dove la famiglia di Ponzano Veneto ha il 30,25% del capitale -, a favore della stessa Cdp e dunque del governo.
Far diluire Edizione non è impresa facilissima. Ma tutto potrebbe risolversi in una vendita di una parte della quota di Treviso alla Cdp. «La logica dell'esproprio per noi non è accettabile», commenta una fonte vicina ad Atlantia. Dove si sottolinea come ogni soluzione per la questione Autostrade deve risolversi in logiche di mercato, con procedure trasparenti.
Eppure per la Cassa, ma anche per i Benetton, un riassetto in Atlantia potrebbe rivelarsi un buon affare: il valore di titoli salirebbe, scenderebbe il costo del debito e si risolverebbe la questione della controllata autostradale, dove, in posizione di minoranza, potrebbero arrivare nuovi investitori nazionali e internazionali.
Per il braccio finanziario del Tesoro sarebbe un'occasione per diversificare: oltre ad avere l'88,06% di Aspi la holding ha il 50% più un'azione della spagnola Abertis e in altre concessionarie, per un totale di 14 mila chilometri di autostrade a pedaggio in 23 paesi. Ci sono i sistemi di pagamento automatici di Telepass (di cui è in vendita una quota di minoranza), gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino, oltre a tre scali in Costa Azzurra tra cui quello di Nizza.
Il nodo, ovviamente, sta nel risolvere la questione di Aspi ed evitare la revoca della concessione dopo che, all'indomani della tragedia del ponte Morandi a Genova - il crollo del 14 agosto del 2018 in cui hanno perso la vita 43 persone - il governo ha aperto un procedimento per «grave inadempimento».
Il tempo, in origine, era assai stretto perché fin da prima che il famigerato articolo 36 del decreto Milleproroghe (di cui Aspi chiede con forza la revoca o una diversa modulazione) fosse approvato dal governo, Aspi aveva attivato la procedura di risoluzione della convenzione, che darebbe alla stessa facoltà di richiedere un indennizzo da circa 20,7 miliardi di euro a partire dal 30 giugno.
Di recente Atlantia ha concesso più tempo per portare in porto le trattative. Colloqui che, in buona sostanza, si svolgono su più livelli. Un primo, su cui l'accordo sarebbe ormai a portata di mano, riguarda lo sblocco di 14,5 miliardi di investimenti (con 7 miliardi già cantierabili), una dote 3 miliardi di liquidità in cui rientrano 1,5 miliardi per la riduzione delle tariffe, agevolazioni sulle stesse o ulteriori investimenti, e il resto da suddividere tra ulteriori manutenzioni e i risarcimenti alla comunità genovese. Poi c'è la parte che riguarda il riassetto azionario.
Qui, gradita ai Benetton, è circolata l'ipotesi di un ingresso in Aspi del fondo F2i e di alcune fondi casse e enti previdenziali quotisti della stessa F2i, più Cdp. Tale soluzione, se piace a Treviso, piace meno alle frange più oltranziste del governo e alla Cdp. Per questo si fa strada l'altra idea, preferita dalla Cassa guidata da Fabrizio Palermo: concentrare il riassetto più che altro al piano di sopra, in Atlantia.
Protagonista sarebbe in questo caso la Cdp, che sarebbe pronta a diluire, con il suo ingresso, la quota dei Benetton. Una delle possibilità sarebbe, ad esempio, quella di acquistare da Edizione un 15-16%, un pacchetto che ai valori attuali di Borsa si aggira sui 2 miliardi a cui andrebbe aggiunto eventualmente un premio per il controllo.
Da tempo l'idea di una loro diluizione in Atlantia non viene esclusa dai Benetton. Ma dovrebbe essere conseguenza di un'operazione industriale, accrescitiva per il gruppo, meglio se frutto di un'aggregazione internazionale. Nei prossimi giorni si capirà se anche la soluzione tutta italiana targata Cdp potrà decollare e chiudere la lunga querelle sul destino della concessione di Autostrade.