CATTOLICA SCONFESSATA - UN PEZZETTO ALLA VOLTA VENGONO ALLA LUCE LE TRAME ORDITE NEL 2019 DALL’ALLORA PRESIDENTE DI CATTOLICA ASSICURAZIONI, PAOLO BEDONI, D’INTESA CON MARIO CERA E 13 CONSIGLIERI, PER FAR FUORI L’AD ALBERTO MINALI CHE VOLEVA TRASFORMARLA IN UNA SPA - ORA DONNET È POSTO DI FRONTE AL BIVIO SE TENERSI IL 24% FIN QUI ACQUISTATO, E IN QUESTO CASO NON CONTARE NIENTE IN UNA SOCIETÀ DAL CUI VERTICE SCOMPARIRANNO COLORO CON I QUALI AVEVA CONCLUSO L’AFFARE E FATTO PATTI, OPPURE METTERE ANCORA MANO AL PORTAFOGLIO E LANCIARE UN’OPA TOTALITARIA
-DAGOREPORT
Due headquarters, quello di Cattolica a Verona e di Generali a Trieste, la sede di uno studio legale, quello del professor Mario Cera in piazza Liberty a Milano, e la sede della società di comunicazione Comin & Partners, in piazza SS Apostoli a Roma.
È in questi quattro luoghi che la bomba dell’indagine Consob e delle relative sanzioni che la commissione di controllo sulla Borsa ha intenzione di comminare, è letteralmente scoppiata venerdì sera, provocando il panico.
L’inchiesta riguarda la defenestrazione da amministratore delegato di Cattolica, avvenuta il 31 ottobre del 2019 ma in realtà ordita – secondo la ricostruzione degli ispettori della Consob – già due mesi prima, con riunioni carbonare che si sono tenute nello studio milanese dell’avvocato Cera, legale imposto dal presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, alla compagnia veronese.
Bedoni avrebbe ordito il piano contro Minali, d’intesa con Cera e Gianluca Comin, e coinvolgendo i 13 consiglieri (Poli, Blasevich, Lai, Caldana, Campedelli, Castelletti, De Stefani, Riello, Strazzera, Napoleoni, Vanda, Glisenti, Bonato) che avrebbero poi sottoscritto la dura lettera di contestazioni posta alla base della sfiducia a Minali.
Nel farlo, sostiene la Consob nel procedimento sanzionatorio, sarebbe stato violato il regolamento sugli abusi di mercato e sull’obbligo di iscrizione delle persone a conoscenza di informazioni privilegiate nell’apposito elenco.
Con ammenda che arriva fino a 2,5 milioni per il primo abuso e a 1 milione per il secondo, e che riguarda non solo la società ma anche i singoli.
Ma non è tanto la sanzione pecuniaria, per quanto molto alta, ad aver spaventato Bedoni, Cera, Comin e i 13 consiglieri. Tantomeno i vertici di Generali, che dall’inchiesta sono formalmente esclusi, non fosse altro perché il Leone di Trieste è entrato nel capitale di Cattolica successivamente ai fatti.
I consulenti legali e di comunicazione sono ovviamente preoccupati per la lesione della loro immagine professionale (tra l’altro Cera nel frattempo è già stato sostituito dallo studio Chiomenti come legale di Cattolica).
Mentre per Bedoni e i 13 consiglieri, se la sanzione sarà confermata comportando la perdita della onorabilità, si chiudono le porte non solo della permanenza nel cda della compagnia veronese – cda che su richiesta dell’Ivass dovrà essere rinnovato pur non essendo in scadenza alla prossima assemblea di bilancio – ma anche di qualsiasi altra società quotata.
Infine Generali. L’AD Donnet aveva deciso il blitz in Cattolica senza coinvolgere preventivamente gli azionisti al di fuori di Mediobanca, e questa cosa aveva provocato la reazione piccata di Del Vecchio e Caltagirone. Ora Donnet è posto di fronte al bivio se tenersi il 24% fin qui acquistato – e in questo caso non contare niente in una società dal cui vertice scompariranno coloro con i quali aveva concluso l’affare e fatto patti – oppure mettere ancora mano al portafoglio e lanciare un’opa totalitaria.
È evidente che ogni notizia negativa, e quella della sanzione Consob, che segue quella dell’indagine ispettiva Ivass, non fa che aggravare la situazione e rendere sempre più precaria la posizione di Generali. E sempre più arrabbiati gli azionisti, che ormai non nascondono più l’intenzione di voler trovare un sostituto per Donnet.
BYE BYE BEDONI
Un pezzetto alla volta vengono alla luce le trame ordite nel 2019 dall’allora presidente di Cattolica Assicurazioni, Paolo Bedoni, e da un gruppo di consiglieri a lui fedeli per far fuori l’ad Alberto Minali che contestava i vecchi modi di gestire la compagnia che voleva trasformare in una spa.
Dopo la durissima istruttoria dell’Isvass, l’autority di controllo sul sistema assicurativo, che a metà gennaio ha chiesto dopo un’ispezione “il pronto avvio, sin dalla trasformazione della forma giuridica in spa, di un profondo ricambio dei componenti del consiglio di amministrazione che coinvolga in particolare il presidente e gli altri esponenti a cui sono ascrivibili le criticità risultanti dal rapporto ispettivo”
e “la redazione di un piano di rimedio che riporti in dettaglio tutte le azioni da intraprendere per rimuovere le criticità evidenziate”, il 12 febbraio è intervenuta la Consob svelando che “La decisione di sfiduciare l’ex ad di Cattolica Alberto Minali”, come scrive Nord Est economia, “presa dal cda della compagnia il 31 ottobre 2019, è stata il frutto di un lavoro preparatorio durato quasi due mesi da parte del presidente Paolo Bedoni, con il coinvolgimento di consulenti legali e per la comunicazione, nonché dei consiglieri che avrebbero poi firmato la lettera di sfiducia a Minali utilizzata da Bedoni per motivare il venir meno del rapporto fiduciario tra il manager e il consiglio”.