Estratto dell’articolo di Andrea Rinaldi per il “Corriere della Sera”
LUIGI LOVAGLIO MONTE DEI PASCHI DI SIENA
È una schiera di una novantina di investitori, per la maggior parte esteri quella che nella giornata di martedì ha comprato il 12,5% del capitale del Monte dei Paschi di Siena dal Ministero dell’Economia, sceso così al 26,73% della banca senese incassando 653 milioni.
[…] Ha risposto il mercato globale, con una vivace presenza di fondi dal Regno Unito, che da solo avrebbero sottoscritto il 51% dell’offerta, dagli Stati Uniti (34%), con gli italiani che hanno fatto la loro parte comprando il 10%. Investitori di qualità la cui domanda ha superato peraltro di 3,3 volte l’offerta. Alcuni avevano già partecipato alla prima tranche: da Wellington, a Toscafund, Marshall Wace, Norges, poi Kairos, Soros Capital ed Helikon.
GIANCARLO GIORGETTI - QUESTION TIME ALLA CAMERA
Da quanto emerge, il 40% sono investitori di lungo percorso, il 60% circa sono hedge ma che su Siena hanno preso posizioni «lunghe». Sono tutti internazionali, un termometro che segna la fiducia nel Paese e l’appetibilità di una banca che marcia a pieno regime e che è tornata a macinare utili e a soddisfare gli azionisti con la distribuzione con due anni di anticipo del dividendo.
Proprio ieri la Bce ha dato il via libera alla proposta di una cedola di 0,25 euro per un totale di 315 milioni che l’istituto guidato dal ceo Luigi Lovaglio verserà a maggio. «L’operazione di ieri dimostra che — a meno di un pretendente chiaro — il miglior compratore è il mercato», dice un banchiere di lungo corso. Dai tempi dell’aumento la mappa degli investitori nel capitale di Siena è cambiata.
Oggi oltre il 60% del Monte è in mano a istituzionali globali. […] L’uscita o meno del Mef da Siena dipenderà dalle intenzioni strategiche delle altre banche italiane o da eventuali sollecitazioni dell’esecutivo nei loro confronti.
Gli indiziati non sono cambiati: da Banco Bpm a Bper fino a Unicredit che però hanno sempre negato un interesse per Siena. In queste giornate di calcoli e proiezioni gli analisti azzardano scenari. Gli esperti di Barclays stimano che uno scenario alternativo potrebbe contemplare l’acquisto di una quota sotto il 20%, un po’ sul modello di Unipol con Bper e Sondrio. Se fosse Unicredit ad acquisire Mps, il governo non deterrebbe più quote perché, stima il mercato, l’operazione avverrebbe in contanti.
AZIONARIATO E CONTI DEL MONTE DEI PASCHI DI SIENA
Ma anche nel caso ipotetico in cui Bper e Banco Bpm dovessero farsi avanti, la quota implicita dello Stato sarebbe limitata, facile da dismettere. Nel caso di un merger Unicredit-Mps il nuovo gruppo dovrebbe forse cedere quasi 300 sportelli, dice Barclays, pari all’8,1% delle filiali, sulla base di precedenti casi all’attenzione dell’Antitrust. Con le altre due banche la quota si dimezzerebbe.