LA CINA TORNA ALLA OLD ECONOMY - L'AZIENDA STATALE CINESE “KWEICHOW MOUTAI”, CHE DISTILLA LIQUORE, HA SUPERATO PER CAPITALIZZAZIONE TENCENT, GIGANTE PRIVATO DELLA TECNOLOGIA CHE CONTROLLA LA PIATTAFORMA “WECHAT”: HA CAPITALIZZATO CIRCA 290 MILIARDI DI EURO, MENTRE TENCENT HA PERSO CIRCA IL 67% DI VALORE DAL FEBBRAIO DEL 2021 A CAUSA DELLA LOTTA DI XI JINPING ALLO STRAPOTERE DEI GIGANTI HI-TECH...
-Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
C'è una gara in Borsa, tra Shanghai e Hong Kong, che dice molto sulle condizioni dell'economia cinese. Kweichow Moutai, azienda statale che distilla il liquore baijiu, ha superato per capitalizzazione Tencent, gigante privato della tecnologia che controlla la piattaforma WeChat utilizzata da 1,3 miliardi di cinesi per scambiarsi messaggi e pagare ogni tipo di beni e servizi online con lo smartphone. La vecchia economia torna davanti alla nuova, anzitutto perché da un paio d'anni le azioni di Tencent sono in caduta.
Il baijiu ha una storia gloriosa: Zhou Enlai diceva che il distillato del sorgo aiutò l'Armata Rossa maoista a sopportare la Lunga Marcia, tenendo alto lo spirito (e il tasso alcolico nelle vene) di soldati e comandanti. Uomini d'affari e funzionari lo usano ancora per annaffiare pranzi e cene (di lavoro) e lo apprezzano come regalo propiziatorio: una bottiglia costa sui 300 euro, quelle migliori superano i 3.000.
Con i redditi tagliati dai frequenti lockdown, il cinese medio oggi si concede meno spese di lusso straniero e si riconverte ai piaceri dei prodotti di qualità locali. Gli affari vanno tanto bene che a Shanghai il titolo Kweichow Moutai guarda dall'alto oltre 4 mila aziende cinesi, capitalizzando circa 2.100 miliardi di yuan (290 miliardi di euro). A fine settembre il sorpasso su Tencent, che a Hong Kong ha perso circa il 67% di valore dal febbraio del 2021. Il testa a testa continua.
Tencent cerca di sostenere il titolo con una massiccia operazione di buyback: sta acquistando proprie azioni al ritmo di 80 milioni di euro al giorno.
Stessa strategia per Alibaba, che ha ceduto il 75% in Borsa per l'assedio da parte delle autorità di regolamentazione di Pechino, da quando Jack Ma nel 2020 ha accusato il sistema finanziario cinese di funzionare «come un cattivo banco dei pegni». Da allora il profeta dell'e-commerce e dell'innovazione è stato ridimensionato e oscurato: si limita a qualche viaggio in Europa per studiare agricoltura (è stato segnalato in Olanda a una mostra di coltivazioni floreali).
In Cina lo hanno visto l'ultima volta in maggio a un evento filantropico. Il primato in Borsa del liquore, davanti all'industria che vive di Internet, tecnologia e innovazione è un brutto segnale per la seconda economia del mondo. Nel discorso di Xi al Congresso comunista la parola «sicurezza» è stata citata 89 volte, l'«economia» è comparsa solo 70.
Il leader ha ribadito che il Partito vuole mettere un freno «alla crescita caotica del capitalismo». Dal 2020 ha punito in vari modi Alibaba, Tencent e gli altri alfieri della tecnologia. La sicurezza che sta a cuore a Xi è soprattutto quella del primato del Partito e della sua linea di comando, tornata all'ideologia marxista-leninista.