COLPO DI FORBICE – I DIRIGENTI ITALIANI SI TAGLIANO LO STIPENDIO: MESSINA E 21 TOP MANAGER DI INTESA-SANPAOLO HANNO DONATO 6 MILIONI DEI BONUS ALL’EMERGENZA SANITARIA, L’AD DI LUXOTTICA MILLERI SI SFORBICIA IL COMPENSO DEL 50% – LA VECCHIA GUARDIA DELL’IMPRENDITORIA PRIVATA È MOLTO PIÙ REATTIVA DEI “BOIARDI” DI STATO...
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Ettore Livini per “la Repubblica”
I super-manager italiani iniziano (un po' al rallentatore rispetto ai colleghi stranieri) a tagliarsi lo stipendio, per dare il loro contributo al salvataggio delle aziende travolte dal coronavirus. L' onda lunga delle autoriduzioni delle buste paga è iniziata a Wall Street dove 400 amministratori delegati - dai numeri uno delle compagnie aeree alla Disney, da McDonald' s alla General Electric - si sono già sforbiciati i compensi.
In Gran Bretagna l' ha fatto il 25% dei boss delle grandi aziende quotate. In Italia - dove la crisi ha spedito in cassa integrazione quasi 5 milioni di persone - i casi si contano per ora sulle dita delle mani con, al momento, la latitanza di gran parte dei manager di aziende pubbliche quotate.
I primi a muoversi nel nostro paese sono state Fca ed Essilor-Luxottica. L' ad di Luxottica Francesco Milleri - costretto a mettere in Cig i suoi 12 mila dipendenti per la chiusura degli impianti - ha annunciato il taglio del 50% del proprio compenso per tutto il periodo dell' emergenza, mentre la società ha integrato con fondi propri gli assegni della cassa per i suoi lavoratori arrotondandoli fino al 100% del compenso reale.
A fine marzo - in coincidenza con la serrata forzata delle fabbriche in Europa - si è mossa anche la galassia Fca con John Elkann e l' intero cda che hanno rinunciato in toto a tutti i compensi del 2020 mentre l' ad Michael Manley si è dimezzato quelli del secondo trimestre.
Anche il mondo della finanza, un passo alla volta, sta iniziando a fare la sua parte. Il numero uno di Unicredit Jean Pierre Mustier ha rinunciato a 2,7 milioni di compensi per quest' anno. Tutta la parte variabile della sua remunerazione e il 25% di quella fissa andranno alla Fondazione Unicredit. Philippe Donnet, amministratore delegato delle Generali si è autoridotto del 20% la componente fissa dello stipendio mentre Carlo Messina e 21 top manager di Intesa-SanPaolo hanno scelto una strada differente donando 6 milioni di euro dei propri bonus legati ai risultati del 2019 per l' emergenza sanitaria della pandemia.
La "vecchia guardia" dell' imprenditoria privata tricolore, su questo fronte, si è rivelata molto più anglosassone e reattiva dei "boiardi" di Stato dove - per ora solo i vertici di Snam, con in testa l' ad Marco Alverà, si sono mossi.
Marco Tronchetti Provera ha ridotto a metà il suo compenso nei prossimi tre mesi. Remo Ruffini di Moncler ha destinato il suo compenso fisso per l' anno a iniziative anti-Covid. I fratelli Diego e Andrea Della Valle non ritireranno un euro di stipendio nel 2020. La via italiana all' austerity dei manager, però, è una questione di buona volontà che al momento non ha fatto molti proseliti.
Negli Stati Uniti invece l' idea che i vertici di un' azienda debbano fare sacrifici come tutti gli altri è più radicata. I supermanager del trasporto aereo, ad esempio, sono stati costretti a togliere qualche zero dalle loro remunerazioni come condizione preliminare prima di chiedere aiuti di stato. E le aziende che hanno ottenuto salvagenti pubblici vengono costrette a sospendere i buy bac k e dividendi.