1. VISTI TUTTI I CAZZI E I COVID DEL MONDO, COME MAI “LA REPUBBLICA” SPARA IN PRIMA, SECONDA E TERZA PAGINA: “LA PARTITA DI MEDIOBANCA. DEL VECCHIO VUOLE SALIRE AL 20%”?
2. DOV’È LA NOTIZIA-BOMBA? LA RICHIESTA E' ALLA BCE? BASTAVANO 20 RIGHE IN ECONOMIA
3. MAGARI LA NOTIZIA-BOMBA È QUESTA: NEL REGOLAMENTO DI CONTI PER RISISTEMARE IL POTERE FINANZIARIO D’ITALIA CHE VEDE NAGEL-MESSINA-CIMBRI VERSUS CAIRO-MUSTIER-DEL VECCHIO, IL GIORNALE EDITO DA JOHN ELKANN SI SCHIERA CON I PRIMI: STATE BUONI E RICORDATEVI CHE IL SISTEMA FINANZIARIO RUOTA INTORNO A BANCA INTESA E A MEDIOBANCA
4. UNA DICHIARAZIONE DI GUERRA CHE JOHN ELKANN È STATO BEN FELICE DI SCODELLARE SUL SUO QUOTIDIANO AVENDO OTTENUTO IN APPENA 3 GIORNI IL FAMIGERATO FINANZIAMENTO-COVID DI 6 MILIARDI E 300 MILIONI GARANTITI DALLO STATO. DA CHI? MA DA BANCA INTESA DI MESSINA!
DAGOREPORT
Questa mattina la “Repubblica” di Molinari ha sparato in prima uno di quei titoli strillati alla Verdelli: “LA PARTITA DI MEDIOBANCA”. BUM! A seguire pagina 2 e 3, BUM! BUM!: “Parte l’assalto a Mediobanca. Del Vecchio vuole salire al 20%” di Sara Bennewitz e “Mister Luxottica punta a blindare il colosso Generali. Ma Nagel non ci sta” firmato da Giovanni Pons.
Mammamia, che succede? Dopo la lettura della doppia paginata sorge spontanea la domanda: mi perdoni, ma dov’è la notizia-bomba? Che Del Vecchio, attraverso Bankitalia, ha presentato formale richiesta alla Bce di voler salire al 20% di Mediobanca? Tutto qui? Se per questo, bastavano 20 righe nelle pagine di Economia.
Del resto, su Dagospia la richiesta informale alla Bce di Del Vecchio di portarsi con la sua Delfin al 20 per cento poi diventare il deus ex machina di Mediobanca con la sua gallina d’oro Generali porta la data del 4 ottobre 2019, oltre 6 mesi fa. Informammo i lettori anche della ‘’bocciatura’’ da parte della BCE che aveva trovato inadeguato sia il progetto industriale sia l’idea del nuovo management presentato dallo studio legale di Sergio Erede per conto di Delfin.
Ora c’è la richiesta formale di salire al 20% di Mediobanca dell’ottuagenario di Agordo, rivista e corretta in chiave “non ostile” verso l’ad Nagel e il presidente Pagliaro, come voleva la Bce. Ora vediamo che succede alla richiesta, visto che lo scorso 3 dicembre, secondo la Reuters, ‘’la procura di Milano ha aperto un fascicolo di inchiesta a modello 45. Questo significa che non c’è ipotesi di reato e non esiste un registro indagati”, come scrive Money.it (vedi sotto).
Quindi il sito aggiunge: “I magistrati, quindi, sono intervenuti dopo le mansioni di ispezione portate avanti da Consob qualche settimana fa. Nello specifico, l’istituto di vigilanza, insieme alla Guardia di Finanza, aveva fatto irruzione negli uffici di Milano di Luxottica per ottenere chiarimenti e documenti sull’acquisizione delle quote Mediobanca”.
Torniamo a bomba. Come mai, visti tutti i cazzi e casini del mondo, Molinari oggi apre in maniera massiccia su Mediobanca-Del Vecchio? Meglio: qual è il suo intento editoriale?
Rewind. Il 4 maggio scorso, l’apertura di Dagospia era questa: ‘’Mentre ridete e scherzate, sta succedendo qualcosa a Milano. Un bel regolamento di conti per risistemare il potere economico-finanziario del Nord d’Italia, l’unico che conta. Quelli che Stefano Folli battezza “poteri non riconosciuti” si chiamano Messina (Intesa), Nagel (Mediobanca), Cimbri (Unipol).
Non c’è sereno (eufemismo) tra Urbano Cairo e Carlo Messina. Non c’è sereno (eufemismo) tra Ubi e Intesa. Non c’è sereno (eufemismo) tra Intesa e Unicredit. E l’ultima video-assemblea di Generali Assicurazione ha visto la vittoria Alberto Nagel, abilissimo a giocare su vari tavoli. L’ad di Mediobanca ha fatto presto a siglare una pace con Donnet, con Del Vecchio bypassato.
Risultato: è come se Nagel avesse continuato a nominare lui l’Ad del Leone di Trieste, con la conseguente fine dell’amicizia di Donnet e Mustier (Unicredit è uscito da Mediobanca perché la considerava un doppione ed è passata contro Intesa a favore dello stand-alone di Ubi)’’.
Dimenticati i passati scazzi sulla presa di Rcs da parte di Urbano Cairo, di cui Messina si sta pentendo amaramente ogni giorno, i rapporti tra l’ad di Intesa e l’ad di Mediobanca sono tornati al sereno soleggiato grazie all’abilità dell’ad di Unipol. L’intesa tra Nagel e Cimbri si è consolidata quando il primo ''tolse'' ai Ligresti, la Fondiaria-Sai e l'ha portata in dote al gruppo assicurativo bolognese, fino a quel momento considerato solo un ramo del grande albero delle coop.
Senza la capacità di tessere trame del duo Nagel-Cimbri, Messina non avrebbe potuto lanciare l’OPS su Ubi Banca. Oggi sono lor Signori – Messina-Nagel-Cimbri - che vogliono rappresentare il nuovo potere finanziario in Italia. Un potere a cui si contrappone in una guerra all’ultima pallottola ‘’l’asse Cairo-Del Vecchio-Mustier, con la regia del legale Sergio Erede, contro l’odine costituito e garantito da Mediobanca-Intesa”, scrive Paolo Madron su Twitter.
Per vincere l’OPS su Ubi, Messina ha accantonato antichi dissapori e ha arruolato Gaetano Miccichè, attuale presidente onorario di IMI, che ha sempre mantenuti buoni rapporti con gli azionisti bresciani e bergamaschi di Ubi. Mentre il grancde vecchio Guzzetti, pur essendo dalla parte di Intesa, non vuole far torto al pio bresciano Abramo Bazoli: il fondatore sia di Intesa sia di Ubi in cuor suo tifa per Brescia.
Il Grande Vecchio che sta dando filo da torcere a Messina-Nagel-Cimbri è l’ottuagenario Sergio Erede, l’avvocato d’affari a capo dello studio legale più influente d’Italia, che ha in mano i problemi di Cairo, Del Vecchio e con Mustier ha un rapporto quando tentò la conquista dello IEO e Mr Luxottica era legato con l’ad di Unicredit.
Oggi Erede è ringalluzzito per aver vinto il primo round Blackstone vs Rcs-Cairo. Ma l’incontro prevede altri round e gli avvocati di Blackstone stanno leggendo le carte dell’arbitrato per ribaltare il risultato. Oggi nei salotti milanesi si scommette quanto durerà il regno di Urbano Cairo a via Solferino, visto che ha contro l’asse Intesa-Unipol-Mediobanca.
Oh yes, sono le meraviglie del capitalismo italiano che occorreva scodellare per comprendere il perché della prima pagina di “Repubblica” e le due a seguire. L’intento editoriale di Molinari era quello di far capire all’asse Cairo-Mustier-Del Vecchio che il giornale edito da John Elkann si schiera apertamente contro di loro. Una dichiarazione di guerra che in soldoni è questa: state buoni a cuccia e ricordatevi che il sistema italiano finanziario ruota intorno a Banca Intesa e a Mediobanca.
Una dichiarazione di guerra che John Elkann è stato ben felice di fare sul suo quotidiano avendo ottenuto in appena 3 giorni il famigerato finanziamento-Covid di 6 miliardi e 300 milioni garantiti dallo Stato da chi, se non Banca Intesa?
Mediobanca-Del Vecchio: arriva un’inchiesta della Procura di Milano.
Violetta Silvestri 3 Dicembre 2019 - https://www.money.it/mediobanca-del-vecchio-inchiesta-dettagli
Ultime novità sul rapporto Mediobanca-Del Vecchio: arriva un’inchiesta dalla Procura di Milano.
I magistrati hanno agito a seguito delle attività di controllo e ispezione della Consob. Il focus è sull’operazione che ha portato l’imprenditore dell’occhialeria Made in Italy ad acquisire quasi il 10% delle azioni della merchant bank.
La scalata nel titolo della banca di Piazzetta Cuccia ha fatto balzare il presidente di Luxottica al primo posto per la quota detenuta.
L’inchiesta appena aperta potrebbe rivelare dettagli sul rapporto Mediobanca-Del Vecchio finora rimasti sconosciuti.
Secondo informazioni raccolte da Reuters, la procura di Milano ha aperto un fascicolo di inchiesta a modello 45. Questo significa che non c’è ipotesi di reato e non esiste un registro indagati.
I magistrati, quindi, sono intervenuti dopo le mansioni di ispezione portate avanti da Consob qualche settimana fa. Nello specifico, l’istituto di vigilanza, insieme alla Guardia di Finanza, aveva fatto irruzione negli uffici di Milano di Luxottica per ottenere chiarimenti e documenti sull’acquisizione delle quote Mediobanca.
L’obiettivo del controllo, secondo quanto è stato diffuso dal canale informativo, è stato di confrontare l’operazione eseguita con le norme previste dal Tuf. Nel mirino dell’ispezione c’è stato, quindi, l’acquisto di quasi il 10% delle azioni della banca da parte della holding Delfin.
Del Vecchio ha aumentato la propria quota nella merchant bank tramite intermediari italiani e esteri e attraverso l’acquisizione del 2,5% delle azioni Unicredit messe a disposizione dall’istituto milanese con il collocamento.