COSA ASPETTA LA BCE A INTERVENIRE? - MA MUSTIER E UNICREDIT LAVORANO PER AIUTARE L’ITALIA NELLA PIÙ TERRIFICANTE CRISI ECONOMICA O VOGLIONO PORTARE IL PAESE E LE BANCHE STESSE GIÙ PER IL BURRONE? - ANNUNCIA DI RINUNCIARE AI DIVIDENDI, MA CONCEDE AI SUOI AZIONISTI PRESTITI GRATUITI PER L’AMMONTARE DEGLI STESSI E FA SAPERE CHE PERSONALMENTE DEVOLVERÀ 2,4 MILIONI DEL PROPRIO BONUS PER AIUTARE LA NOSTRA SANITÀ MA EVITA DI DIRE CHE SI TRATTA SOLO DI FUMO NEGLI OCCHI….
-DAGONOTA
Ma Mustier e Unicredit lavorano per aiutare l’Italia nella più difficile congiuntura economica degli ultimi due secoli o vogliono dare una mano a portare il Paese e le banche stesse giù per la discesa, anzi per il burrone?
E’ quanto si sono chiesti oggi tutti quelli che, dai vertici Abi all’ultimo direttore di filiale e ai clienti che cercano di capire come si muove la propria banca, hanno avuto per le mani “l'anticipo dell'aggiornamento delle assunzioni macroeconomiche connesse all'applicazione del calcolo delle rettifiche su crediti secondo il principio IFRS9”, annunciato da Unicredit proprio per informare delle proprie linee guida tutti gli attori di mercato.
Traduciamo per i meno addetti ai lavori: l’IFSR9 dispone di inserire nel bilancio delle banche gli accantonamenti non solo per i crediti già deteriorati ma anche per quelli che potrebbero deteriorarsi in futuro, cioè stimare le perdite attese e metterle a bilancio.
Tale approccio è tuttavia in antitesi con le linee guida ufficiali inviata dalla Bce alle banche europee, con cui si sottolinea invece la necessità di evitare ipotesi eccessivamente pro-cicliche nella stima della perdita di credito attesa durante la crisi pandemica.
In pratica, poichè tutte le aziende italiane hanno bisogno di liquidità proprio perchè il blocco della produzione e delle attività le sta penalizzando, prevedere oggi per il futuro che andrà sempre peggio non è il modo migliore per una banca di aiutare le imprese, e alla fine nemmeno il proprio bilancio.
Infatti, ipotesi eccessivamente pro-cicliche relativamente alle stime di perdite su crediti, in un contesto che dire caratterizzato da elevata incertezza e poca visibilità è poco visto che si stima che il Pil del primo semestre di quest’anno arretrerà del 15 per cento, faranno da acceleratore di ulteriore volatilità sugli stessi titoli bancari già pesantemente colpiti e in generale sui loro bilanci.
Quindi, semplificando ancora: da una parte si applica una sorta di legge di Murphy per cui le cose che vanno male andranno sicuramente peggio, dall’altra si usa il criterio della teoria che si autoavvera e, infine, si ricorre alla regola fondamentale della stupidità di Carlo Maria Cipolla, quella che identifica al vertice della categoria chi danneggia gli altri e anche se stesso.
Sarebbe persino divertente se quanto sopra non significasse che ancora una volta talune banche predicano supporto all'Italia e poi sottraggono liquidità e crediti alle imprese italiane che oggi rappresentano l'unica priorità del Paese, facendo poi esattamente il contrario di quanto riportato dalla Banca centrale europea nei suoi documenti ufficiali circa la necessità di introdurre meccanismi pro ciclici in modo da massimizzare l'arrivo di liquidità alle imprese e reinvestire utile e capitale delle banche più solide sui territori.
In realtà, a ben guardare, gran parte della politica di Mustier in tempi di Covid-19 è improntata al fumo negli occhi: annuncia ai quattro venti di rinunciare ai dividendi, ma concede ai suoi azionisti prestiti gratuiti per l’ammontare degli stessi e fa sapere che personalmente devolverà 2,4 milioni del proprio bonus per aiutare la nostra sanità ma evita di dire che si tratta di fumo poichè, purtroppo per lui, in base ai risultati di Unicredit quel bonus non potrà mai incassarlo, mentre altri banchieri se fanno beneficenza lo fanno di tasca propria. E pensare che Mustier fa mettere persino le bandiere italiane nella pubblicità. Cosa aspetta la Bce a intervenire?
UNICREDIT, COVID-19 COSTA 900 MILIONI DI ACCANTONAMENTI - È IL PRIMO ISTITUTO EUROPEO AD ANNUNCIARE L'ALLARME UTILI IN VISTA DELLA TRIMESTRALE MUSTIER SI TAGLIA I COMPENSI: «LA CRISI UCCIDE OGNI IPOTESI DI FUSIONE FRA BANCHE»
Luca Davi per Sole 24 Ore
Con una mossa inattesa, UniCredit alza il velo in anticipo sui costi del Coronavirus. E diventa così la prima banca in Europa a fare una prima stima degli impatti su conto economico e patrimonio della peggior crisi economica dai tempi della Grande Depressione.
L' effetto delle svalutazioni su crediti, va detto subito, è massiccio per la banca guidata da Jean Pierre Mustier, ed è destinato a pesare duramente sui profitti. Ma nel contempo si profila gestibile sotto il profilo patrimoniale, secondo quanto annunciato dalla banca stessa.
Senza aspettare la pubblicazione della trimestrale, attesa per il 6 maggio, UniCredit ha annunciato 900 milioni di rettifiche nei primi tre mesi legate al coronavirus. La misura nasce dalla inevitabile revisione del Pil dell' Eurozona, che ora è visto in calo del 13% nel 2020. A questo crollo, dovrebbe poi seguire una ripresa del 10% nel 2021.
Alla luce di questo nuovo scenario (di fatto «a V»), il costo del rischio - ovvero il rapporto tra il fondo rischi su crediti e gli attivi ponderati - è destinato a schizzare a 110 punti base, 80 dei quali sono legati proprio alla revisione dello scenario macroeconomico, che si aggiungono ai 30 stimati in precedenza (quota peraltro in calo rispetto ai 46 punti previsti per l' anno). Tradotto: significa che la crisi da Coronavirus moltiplica di fatto quasi per quattro volte la rischiosità degli attivi della banca.
Alle maggiori rettifiche "preventive" legate all' aggiornamento dello scenario macroeconomico, e imposte dai principi contabili Ifrs9 («tutte le banche dovranno adottare questo aggiustamento tecnico» ha detto Mustier in una lettera ai dipendenti) si aggiungono le perdite attese sui crediti di «specifici settori e controparti», che prenderanno forma in particolare «al termine dell' esercizio considerando la conclusione del periodo di moratoria», come spiega la banca in una nota. Per l' anno successivo è prevista poi l' onda lunga della crisi, con un impatto tuttavia più contenuto: il costo del rischio è stimato tra 70 e 90 punti base.
Di fronte a questa impressionante fiammata degli accantonamenti, la banca si può dire serena sotto il profilo patrimoniale, potendo contare sulla solidità generata a valle della maxi-ricapitalizzazione da 13 miliardi del 2017 e del lungo processo di razionalizzazione che ne è seguito.
Pur considerando le rettifiche, infatti, UniCredit conta di mantenere un cuscinetto patrimoniale di sicurezza (Maximum Distributable Amount) «ampiamente superiore al target» di 200-250 punti base per il 2020. Ben oltre i requisiti anche gli indici di liquidità, con un Liquidity Coverage Ratio superiore al 140% alla fine del primo trimestre.
Nonostante la notizia teoricamente negativa, ieri il titolo dell' istituto guidato da ceo Jean Pierre Mustier ha chiuso in rialzo dell' 1,94%, a quota 6,72 euro. Segno di un apprezzamento del mercato rispetto a una decisione, quella degli accantonamenti, che si traduce sì in un «profit warning» - l' utile adjusted del 2020 potrebbe scendere da 4,3 a 1,5 miliardi, secondo Equita - ma che d' altra parte sgombra il campo da ipotesi ancora più cupe.
Di fatto Mustier ha scelto di dare «una maggiore chiarezza sulle prospettive», come evidenziato ieri dagli analisti di Citi. Secondo la banca d' affari americana, UniCredit «potrebbe trarre vantaggio» dalla rimozione dell' incertezza «sull' entità potenziale delle perdite». Una mossa, insomma, «probabilmente» collegata all' approccio «conservativo e trasparente» del management, che si abbina al «solido livello di capitale che consente al gruppo di assorbire tali perdite».
Certo è che quella di UniCredit si profila solo come la prima di una lunga serie di revisioni al rialzo degli accantonamenti, per gli istituti europei.
Del resto, oltre Oceano, nei giorni scorsi le più grandi banche americane, le prime a muoversi in questo senso, hanno accantonato 25 miliardi su crediti in vista dell' ondata di default in arrivo. «Riteniamo - scrivono gli analisti di Mediobanca Securities - che questo annuncio potrebbe essere una tendenza in base alla quale le grandi banche con un' elevata capacità di assorbimento delle perdite adotteranno un approccio cauto sugli accantonamenti, tra la flessibilità concessa da regolatore, mentre le banche più piccole o più deboli potrebbero preferire rinviarlo».
Da registrare infine che, sempre ieri, il ceo Mustier - che in un' intervista al giornale francese L' Express ha detto che «questa crisi uccide ogni ipotesi di fusione tra banche» - ha annunciato che, oltre alla rinuncia della remunerazione variabile di lungo termine (Ltip) per il 2020 (pari a un massimo teorico di 2,4 milioni), ridurrà la propria remunerazione per il 2020 di circa il 25%, per 300mila euro, con un tagliocomplessivo di 2,7 milioni.