CRAUTI & CARBONE - NON DITE A GRETA CHE, DOPO AVER FATTO LA LEZIONCINA ALL'EUROPA SULLA SVOLTA ECOLOGISTA E SOSTENIBILE, LA GERMANIA ORA TORNA AL NEFASTO CARBONE - EFFETTO DEL RICATTO DI PUTIN SU GAS E PETROLIO CHE COSTRINGE I TEDESCHI A TORNARE IN MINIERA - MA IL MINISTRO DELL'ECONOMIA, IL VERDE HABECK, ASSICURA: “L'OBIETTIVO DI COMPLETARE L'ELIMINAZIONE DEI COMBUSTIBILI FOSSILI ENTRO IL 2030 RIMANE INALTERATO”. MA BERLINO SI PREPARA A UN INVERNO COMPLICATO...

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Uski Audino per “La Stampa”

 

Potrebbe sembrare una clamorosa svolta a U. La Germania, il primo paese in Europa a varare un pacchetto per il clima da 100 miliardi nel 2019 e a impegnarsi per l'uscita dall'economia a carbone entro il 2030, ora mette in cantiere una proposta di legge che prevede il contrario: il ritorno ai combustibili fossili nella produzione di energia elettrica per potenziare le riserve energetiche e limitare l'uso del gas.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

È un "indietro tutta" sul clima? No, è l'effetto del ricatto energetico voluto da Mosca, messo in atto già dalla scorsa estate, quando il colosso energetico russo Gazprom smise di riempire gli impianti di stoccaggio del gas in Germania, lasciando le riserve tedesche ad un minimo storico imbarazzante. Ora la guerra in Ucraina, la politica Ue sulle sanzioni, la provata inaffidabilità di rifornimento russo, unita alla necessità di abbandonare una così pericolosa dipendenza da un unico fornitore di gas e petrolio, lasciano margini d'azione limitati, se si vuole mantenere in funzione l'economia tedesca.

 

La Suddeutsche Zeitung si chiede: «Ci si sta allontanando dal phase-out del carbone?». Naturalmente no, è la risposta che arriva dal ministero dell'Economia guidato dal verde Habeck. «L'obiettivo di completare l'eliminazione del carbone entro il 2030 rimane inalterato, così come gli obiettivi climatici per il settore energetico», fanno sapere.

Ma bisogna essere preparati al peggio perché «l'inverno sta arrivando» e il livello di approvvigionamento energetico deve essere garantito. Primum vivere, deinde filosophari, sostiene nei fatti il vicecancelliere verde, ex filosofo.

 

miniera di carbone

La proposta di legge presentata dal ministero dell'Economia incentiva la creazione di riserve di energia prodotte da combustibili fossili (quindi carbone e lignite) per essere preparati all'eventualità peggiore: dover sostituire del tutto il gas proveniente dalla Russia.

 

«L'obiettivo del progetto di legge è mettere a disposizione del mercato elettrico, per un periodo di tempo limitato, capacità di produzione di energia elettrica aggiuntive da combustibili come carbone fossile e lignite e petrolio» si legge nella proposta, che punta anche a ridurre il consumo di gas attraverso una serie di disincentivi.

 

Per aumentare la produzione di energia elettrica dai combustibili fossili si intende lasciare in funzione anche quegli stabilimenti a carbone che sarebbero dovuti uscire di produzione entro i prossimi due anni, prorogandone l'attività fino al 31 marzo 2024. Due anni sono esattamente la durata che il governo tedesco stima sia necessaria per sostituire il gas proveniente dalla Russia.

 

miniera di carbone

Una tempistica che spiega bene la resistenza tedesca a sanzioni immediate sul gas russo. Dall'inizio della guerra ad oggi la dipendenza dal gas di Mosca è scesa dal 55% a circa il 35%.

 

Ma il resto è difficile da sostituire rapidamente. Si punta sul gas liquefatto e sono già in costruzione due terminal Gnl galleggianti nel mare del Nord da mettere in rete sulla terraferma entro il prossimo inverno. In contemporanea si sono individuati due siti, a Wilhelmshaven e a Brunsbüttel, dove costruire impianti di rigassificazione, mentre altri due sono in programma.

 

PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI

Se abbandonare il gas russo è laborioso, sostituire il petrolio è più facile ma non agevole, sostiene Patrick Graichen, sottosegretario all'Economia. A Ovest del Paese il problema non si pone, il nodo è a Est, dove la raffineria di Schwedt, al confine con la Polonia, è connessa all'oleodotto Druschba (Amicizia) che trasporta petrolio russo. L'impianto, finora gestito a maggioranza da una società controllata da Rosneft, rifornisce di carburante il Brandeburgo, Berlino, nonché il suo unico aeroporto.

 

Nel caso di un embargo totale del petrolio russo, la produzione non sarebbe la stessa. Il piano di salvataggio prevede di rifornirlo via mare dal porto tedesco di Rostock e da quello polacco di Danzica. Ma così facendo si coprirebbe tra il 60 e il 70% delle prestazioni attuali con costi molto più alti. Se l'accordo sul sesto pacchetto dovesse escludere la pipeline Druschba di sicuro a Berlino si tirerà un sospiro di sollievo.-

olaf scholz vladimir putin
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