DOV’È SPARITA LA RETE UNICA? È PASSATO UN ANNO ESATTO DALL’ANNUNCIO DELL’INTESA TRA TIM E CASSA DEPOSITI E PRESTITI PER LA BANDA ULTRA-LARGA IN ITALIA, E IL PROGETTO IMMAGINATO DAL GOVERNO CONTE È FINITO NEL CONGELATORE - COLAO PUNTA SU “GARE” E “SUSSIDI”, CHE POTRANNO ANDARE A OPERATORI IN CONCORRENZA, IN COLLABORAZIONE O IN CONSORZIO. E SCANNAPIECO? DI SICURO I DESTINI DI CDP E TIM TORNERANNO A INCROCIARSI SULLA PARTITA DEL CLOUD
-Giuseppe Bottero per “La Stampa”
È bastato un anno perché il grande progetto uscisse dai radar. Era il 31 agosto del 2020 e i consigli di amministrazione di Tim e Cassa depositi e prestiti davano il via libera al piano chiamato a lanciare la banda ultra-larga in Italia: AcessCo, la società per la rete unica.
Quasi in silenzio, nonostante qualche fiammata, la strategia immaginata dal governo Conte è finita nel congelatore. Insieme all'esecutivo a trazione 5 Stelle-Lega è cambiato il contesto: invece di tentare di indirizzare la digitalizzazione, assumendone la regia, è arrivato il piano di Colao, che punta sulle «gare» e «sui sussidi» che potranno andare a operatori in concorrenza, in collaborazione o in consorzio.
Il riassetto
Raffreddata dunque la pista della fusione tra Open Fiber e Fibercop, il veicolo per la rete secondaria dell'ex monopolista, i protagonisti dell'operazione si muovono nella direzione indicata dal ministro.
Tim, che in ogni caso non ha ancora archiviato definitivamente il progetto originario, è convinta che, dopo mesi di confronti difficili, con il riassetto in Open Fiber - Enel ha ceduto la sua quota, ed è entrato il fondo infrastrutturale australiano Macquarie - adesso trattare sarà più semplice. C'è da sedersi a un tavolo, e riannodare i fili.
I bandi
Ora il primo socio di Open Fiber è la Cdp di Dario Scannapieco, che con la nuova ad Francesca Romana Napolitano lavora per colmare i ritardi; la Cassa ha una partecipazione rilevante anche nell'azionariato della stessa Tim, e condivide il medesimo obiettivo: evitare sovrapposizioni e arrivare ovunque con la fibra senza sprecare risorse.
Il primo banco di prova della «fase due» sono i bandi per le cosiddette «aree grigie», quelle in cui investirà un solo operatore che fornisce servizi di connettività a banda ultra-larga. Le gare, a base regionale, sono in partenza e una delle strade possibili è quella della creazione di consorzi. In casa Tim c'è un modello, quello messo in piedi con Fastweb ai tempi della joint venture Flash Fiber.
Il veicolo designato è Fibercop, partecipato dalla stessa Fastweb e dal fondo americano Kkr: ad oggi, ha posato circa 3 milioni e 400 mila chilometri di fibra, e coinvolto come partner Iliad e Tiscali. Il sentiero tracciato dal governo è diverso da quello utilizzato finora: con il sistema «a incentivi» chi costruisce la rete sarà il proprietario, e spalmare gli investimenti sarebbe un vantaggio, almeno all'inizio.
La prudenza
Secondo Innocenzo Genna, giurista, esperto di Internet e telecomunicazioni, «in questo scenario non c'è alcun riferimento o necessità di ricorrere alla Rete Unica, che fungerebbe invece da ostacolo». È un sentimento condiviso dagli analisti di mercato.
La banca d'affari Equita, parecchio «prudente» sulle «chance del progetto» AccesCo, spiega che i «tempi per una decisione definitiva sono maturi» ma peserà «la minore spinta politica». Ma i destini di Tim e della Cassa, in quest' estate di trattative più o meno sotterranee, si incrociano soprattutto nella partita che riguarda il cloud.
«La grande sfida», secondo Luigi Gubitosi. Il dialogo, da approcciare con «pragmatismo e apertura mentale» riguarda la creazione di una cordata per il Polo strategico nazionale; se n'è discusso con Leonardo e parteciperebbe anche Sogei. Il Pnrr assegna al progetto 900 milioni al progetto e nelle schede inviate alla Commissione europea già si indica un partenariato pubblico-privato come base per la gestione del servizio.