DRAGHI STACCA LA SPINA A STARACE? - L’AD DI ENEL HA PROVATO A GIUSTIFICARE LA SUA PARTECIPAZIONE ALLA VIDEO-CONFERENZA CON PUTIN CON LA TRATTATIVA PER LA VENDITA DI TRE IMPIANTI ALLA RUSSIA, MA NON È BASTATO - NON SOLO: MARIOPIO NON HA GRADITO L’ATTIVITÀ DI LOBBY CONTRO ALCUNI DOSSIER DEL GOVERNO, E ANCHE IL POCO IMPEGNO SULLA RICERCA DI ALTERNATIVE AL GAS RUSSO - LA NOVITÀ È CHE ENEL HA GIÀ ACQUISTATO IL CARBONE NECESSARIO, ANCHE PER EVITARE ULTERIORI RINCARI DOPO L'EMBARGO SUL CARBONE RUSSO

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Luca Pagni per “la Repubblica”

 

FRANCESCO STARACE

A fine gennaio, Enel era alle battute finali per la cessione delle tre centrali elettriche a gas e i due impianti eolici che possiede in Russia. Un'operazione che li avrebbe consegnati a una azienda del settore energia controllata dal Cremlino.

 

Ed è per questo motivo che Francesco Starace, da otto anni amministratore delegato dell'ex monopolista, ha deciso di partecipare comunque alla video-conferenza organizzata il 25 gennaio scorso dal governo di Mosca tra Vladimir Putin e un gruppo di imprenditori e manager italiani di primo piano, da Marco Tronchetti Provera di Pirelli al capo di Unicredit Andrea Orcel, le cui società hanno investimenti importanti in Russia.

 

E questo nonostante la richiesta avanzata da parte di Palazzo Chigi alle sue controllate di non presentarsi all'incontro. La guerra non sembrava ancora alle porte, come poi è avvenuto, ma la concentrazione di truppe ai confini ucraini aveva già provocato la reazione delle cancellerie occidentali.

VINCENZO TRANI ALLA VIDEOCONFERENZA CON VLADIMIR PUTIN

 

«La richiesta è arrivata solo la sera prima e in quel momento non presenziare avrebbe potuto mettere in crisi la vendita delle centrali». Secondo fonti vicine all'azienda, Francesco Starace avrebbe così spiegato la scelta di partecipare comunque alla videoconferenza con Putin.

 

Una scelta che ha incrinato i rapporti con il governo, come sottolineato pochi giorni fa anche dal Copasir (il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), in una relazione che ha messo in evidenza come alcune partecipate del Tesoro «avrebbero avuto atteggiamenti incoerenti, contradditori e ambigui con le società russe, non recependo tra l'altro le indicazioni formulate dall'esecutivo».

vladimir putin

 

Un chiaro riferimento a Enel, perché l'invito a non partecipare al faccia a faccia con Putin era arrivato anche a Claudio Descalzi e Marco Alverà, amministratori delegati rispettivamente di Eni e Snam, i quali invece si erano allineati con la moral suasion del governo.

 

Starace avrebbe avuto modo di spiegare ai più stretti collaboratori di Draghi la sua posizione: l'invito era arrivato troppo a ridosso dell'incontro per sfilarsi e avrebbe potuto ostacolare la vendita delle centrali, perché il Cremlino avrebbe potuto interpretare l'assenza come una presa di posizione politica. In ogni caso ci ha pensato l'aggressione all'Ucraina a mettere in crisi l'operazione: la società acquirente è finita sotto sanzioni, bloccando la fase finale.

 

claudio descalzi con il presidente di sonatrach, toufik hakkar

Ma non è questo l'unico motivo che ha raffreddato i rapporti con Enel. Palazzo Chigi non avrebbe gradito l'attività di lobby dell'azienda per contrastare alcuni dossier su cui, invece, il governo Draghi si sta spendendo. Per esempio, le gare per le concessioni degli impianti idroelettrici previste nel decreto liberalizzazioni (contestate dal mondo delle utility e dal Pd).

 

FRANCESCO STARACE

Enel ha fatto sapere al governo di aver, in effetti, mosso battaglia ma in sede europea. Addirittura, ritenendo di aver difeso gli interessi italiani: la Ue voleva mettere il nostro Paese sotto infrazione proprio per non aver ancora avviato le gare, ma i lobbisti di Enel avrebbero convinto Bruxelles a sospendere il procedimento per armonizzare le norme sulle concessioni che cambiano da paese a paese, nei termini e nella durata: altrove, in alcuni casi, durano 100 anni.

 

C'è un terzo aspetto che ha messo in cattiva luce Enel agli occhi di Palazzo Chigi: il diverso atteggiamento di società come Eni e Snam che si sono spese per trovare alternative al gas russo, mentre Enel avrebbe più che altro sottolineato i ritardi accumulati dai progetti per le rinnovabili, a causa delle lungaggini burocratiche che i decreti promessi dal governo non avrebbero ancora rimosso.

luigi di maio claudio descalzi in algeria

 

Starace e i suoi manager, sempre secondo quanto è stato possibile ricostruire, hanno fatto sapere al governo di essere già pronti a dare il loro contributo non appena sarà necessario potenziare l'attività delle centrali a carbone al posto del gas russo: la novità è che Enel ha già acquistato il carbone necessario, anche per evitare ulteriori rincari dopo l'embargo sul carbone russo.

FRANCESCO STARACE A CERNOBBIO
francesco starace enel green power pale eoliche in cile