FACILE FAR CRESCERE IL BUSINESS SULLE SPALLE DEI DIPENDENTI – “LA STAMPA” DEDICA UN ARTICOLO AL MIELE A “AIRBNB”, IN CUI TESSE LE LODI DEL SUO FONDATORE E AD, BRIAN CHESKY, E DEL MODELLO “LESS IS MORE”: “DURANTE IL COVID HA RIDISEGNATO LA SUA AZIENDA. NE HA FATTO QUALCOSA DI PIÙ PICCOLO MA PIÙ EFFICACE”. GIUSTO, MA A CHE PREZZO? IL SOLITO: TAGLIANDO POSTI DI LAVORO. PER “SOPRAVVIVERE” DURANTE LA PANDEMIA, AIRBNB HA LICENZIATO QUASI LA METÀ DEI SUOI 7MILA DIPENDENTI...
-Estratto dell’articolo di Arcangelo Rociola per www.lastampa.it
San Francisco. Rausch Street, quartiere SoMa. Su Airbnb è in affitto una stanza per brevi periodi. Il Golden Bridge è qualche chilometro a nord. Ha un letto matrimoniale, un divano, una piccola scrivania illuminata da ampie vetrate. Ma soprattutto un materasso. Un “materasso vero”, precisa chi l’ha messa in affitto. “Non uno gonfiabile, come quello che avevamo messo lì nel 2008”.
La stanza in questione ha due particolarità: la prima è che non ha disponibilità fino al 2025; la seconda è che il proprietario è Brian Chesky, amministratore delegato e fondatore della piattaforma di affitti brevi. Chesky il 28 settembre sarà ospite della Italian Tech Week alle Ogr di Torino, dove dialogherà con John Elkann, amministratore delegato di Exor e presidente di Stellantis, Ferrari e del gruppo editoriale Gedi.
[…] Airbnb è nato in quella stanza. Lo racconta il nome stesso dell’azienda: “Air Bed and Breakfast”. Air Bad, materasso ad aria, come quello che Chesky e il suo compagno di stanza (e poi cofondatore), Joe Gebbia, nel 2008 misero per terra nel loro appartamento offrendolo per 80 dollari a notte a chi cercava un posto per dormire a San Franscisco durante un evento che aveva fatto registrare il tutto esaurito in città. La colazione (breakfast) era compresa nel prezzo.
Anche la sua stanza registrò in quei giorni il tutto esaurito: sui materassi ad aria dormirono un 30enne indiano arrivato in Silicon Valley per cercare lavoro, una 35enne di Boston e un 45enne in viaggio dallo Utah. Airbnb venne registrata qualche giorno dopo. Ma c’è voluto tempo prima che diventasse il colosso dell’economia condivisa che oggi conosciamo, capace di far ospitare 1,4 miliardi di persone da 4 milioni di proprietari in 220 nazioni nel mondo.
Classe 1981, Brian Joseph Chesky è nato a Niskayuna, stato di New York. Il padre, Robert, è di origine polacca. La madre, Debora Campese, è italiana. Ha studiato arte e design prima di trasferirsi a San Franscisco. La sua storia personale e quella della sua azienda si fondono l’una con l’altra. […]
L’inizio di AirBedAndBreakfast.com non è stato facile. Nemmeno i venture capital della Silicon Valley ci credevano molto. Molti pensavano che […] nessuno avrebbe messo a disposizione di tutti, da ogni parte del mondo, una stanza del proprio appartamento. O una proprietà.
[…] Chesky e Gebbia […] decidono di provarci lo stesso. Per finanziare la loro idea decidono di creare una società che vendeva cereali con i cartoni dedicati a Barack Obama e John McCain, i due candidati alle presidenziali Usa nel 2008. Un paio di scatole di cereali sono presenti ancora su uno scaffale della loro camera in fitto su Airbnb. Ne vendono per 30 mila dollari.
I soldi portano avanti lo sviluppo del sito e l’acquisizione di primi clienti. Nel team entra un nuovo fondatore, Nathan Blecharcyzk. L’anno successivo entro in Y-Combinator, l’accelerato di startup più famoso al mondo. È la svolta. Ricevono 20 mila dollari di finanziamento. Il nome del sito diventa Airbnb.
Nel 2010 ricevono 7,2 milioni di euro di finanziamento, poi ancora 112 milioni dai principali investitori della Silicon Valley. Nel 2012 tagliano il traguardo dei 10 milioni di utenti. Nel 2014 arrivano altri 475 milioni. Nel 2015 1,2 miliardi. Airbnb comincia è già un colosso dell’economia della Silicon Valley. Diventa un caso mondiale.
Il mercato del turismo si sente minacciato e in quel periodo cominciano proteste e reclami da parte delle associazioni di albergatori di tutto il mondo […]. Ma la ricetta di Airbnb funziona.
“Qualcuno una volta mi ha detto che i numeri sono il linguaggio del business. Non è vero. Il linguaggio è il linguaggio del business”, ha detto Brian Chesky in un podcast […] qualche mese fa. La sua formazione umanistica in qualche modo trapela nel modo in cui continua a guidare l’azienda. Anche se adesso è quotata al Nasdaq (Ipo nel 2020) e ha una capitalizzazione di 73 miliardi. I numeri ci sono, ma non sono tutto.
“Guido la mia azienda guardando al design. Non ci vedo alcuna contraddizione. Design e business vanno bene insieme”. Chesky ha sempre rivendicato un modo diverso di gestire un’azienda. Fino alla quotazione in borsa. Nell’anno in cui sul suo business si è abbattuta la minaccia più grande. Imprevedibile, difficile da gestire.
[…] “Ricordo che in riunione ho detto, quasi senza pensarci: ‘Wow, se il Covid si diffondesse fuori dalla Cina sarebbe un problema enorme’. Nel giro di otto settimane il nostro business è crollato dell’80%”, ha ricordato Chesky […].
Startup come Airbnb, incredibilmente agili nel crescere in fretta, ma altrettanto fragili in momenti di crisi, erano le indiziate numero uno. Diversi analisti cominciarono a parlare di crisi senza fine. Se non proprio di fine di un intero mondo dell’economia. Chesky e il suo team decisero di quotarsi lo stesso. In piena pandemia. Una sfida al mercato. Forse anche agli analisti. E la quotazione andò meglio del previsto, smentendo tutte le previsioni. Gli investitori avevano capito che la cura fatta da Chesky funzionava. E hanno dato fiducia all’azienda.
[…] Airbnb nel periodo del Covid ha licenziato quasi la metà di suoi 7 mila dipendenti. Chesky ha provato a ispirarsi alla crisi di Apple del 1997. Ha ridisegnato la sua azienda. Ne ha fatto qualcosa di più piccolo ma più efficace.
Tutto doveva diventare più funzionale, più aderente ad un design efficace: ha chiuso 10 divisioni, ridotto a uno i dipartimenti di marketing. “Spendevamo un miliardo in marketing, lo abbiamo azzerato. Sapete cosa è successo? Nulla […]”, ha ammesso. […]
Airbanb, "destinata a fallire" prima di nascere, l'azienda che ha sfidato convenzioni e abitudini, su cui l’incognita del Covid ha pesato come un macigno, oggi ha ripreso a macinare record di affitti e proprietari disposti a mettere online offerte. Con Airbnb sono tornate anche le critiche al suo modello.
Oggi in molti la accusano di causare lo spopolamento dei centri storici, delle grandi città, con proprietari che preferiscono gli affitti brevi a quelli per lavoratori e studenti. Un tema spinoso. Urgente anche in Italia. Chissà se la lezione di Apple tornerà d’aiuto anche in questo caso. Se meno affitti può significare una sostenibilità economica e sociale maggiore. Sfida che dovrebbe stuzzicare la creatività di un manager designer.