FIGLI DI TROLLEY – L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI RYANAIR, MICHAEL O’LEARY, PREPARA UN NUOVO AUMENTO DELLE TARIFFE, GIÀ PIÙ ALTE DEL 10% RISPETTO AL PERIODO PRE COVID: “È PROBABILE CHE CONTINUINO A SALIRE” – IL RE DELLE LOW COST GONGOLA PER L’AUMENTO DELLE PRENOTAZIONI IN VISTA DELL'ESTATE E SI PREPARA A MONOPOLIZZARE SEMPRE DI PIÙ IL MERCATO ITALIANO, PORTANDO LA FLOTTA NEL NOSTRO PAESE A 95 AEREI: UN BEL CETRIOLONE PER “ITA” (E INFATTI LUFTHANSA CI STA RIPENSANDO…)
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1. RYANAIR VEDE AUMENTO TARIFFE 'HIGH SINGLE DIGIT' IN UNA ESTATE "MOLTO FORTE"
Angelo Amante per Reuters
Ryanair vede prospettive molto forti per il traffico estivo, con una ragionevole possibilità di un aumento 'high single digit' delle tariffe aeree medie europee a corto raggio.
Lo ha detto in un'intervista a Reuters l'amministratore delegato Michael O'Leary. I piani estivi di Ryanair saranno sostenuti anche dalla speranza di ricevere entro la fine di maggio tra 40 e 45 dei 51 aerei Boeing BA.N 737 Max in consegna, ha spiegato O'Leary.
In precedenza il manager aveva detto che la compagnia aerea sarebbe stata fortunata a riceverne 40 entro giugno. O'Leary ha aggiunto che le prenotazioni nelle prime settimane del 2023 sono state molto forti, così come quelle per le vacanze 'mid-term' di febbraio e le ferie pasquali, anche se i prezzi per i primi tre mesi dell'anno saranno "un po' più bassi" rispetto ai livelli pre-Covid.
2. O’LEARY (RYANAIR): «LE TARIFFE SALGONO DEL 10%. NOI CRESCIAMO IN ITALIA, ALTRI INVECE CHIUDONO LE BASI»
Leonard Berberi per www.corriere.it
Ryanair, la principale low cost d’Europa e primo vettore in Italia, trasferisce altri 10 velivoli nelle basi italiane per l’estate 2023, portando la flotta nel nostro Paese a 95, e si prepara stavolta non soltanto a mettere sempre più nell’angolino Ita Airways, nata nell’ottobre 2021 subentrando ad Alitalia, ma anche a scoraggiare gli investimenti delle rivali easyJet e Wizz Air.
L’obiettivo, nel 2025, è di avere 115 Boeing basati qui da noi, dice al Corriere l’amministratore delegato del gruppo Ryanair, Michael O’Leary, durante un’intervista a Milano, poche ore prima di incontrare alcuni importanti esponenti del governo Meloni a Roma come Matteo Salvini, ministro dei Trasporti e vice premier.
I conti
Di recente la low cost — che include anche le unità Malta Air, Buzz e Lauda Europe — ha alzato le stime sui profitti per l’anno finanziario 2023 (partito il 1° aprile e che terminerà il 31 marzo prossimo) dopo un «terzo trimestre più forte», portandolo così da 1-1,20 miliardi a 1,325 miliardi-1,425 miliardi di euro.
Questo grazie anche al rialzo delle tariffe e all’incremento delle prenotazioni di questi giorni che stanno registrando valori record, qualcosa come 700 mila al giorno di media. L’ad mostra un foglio, scritto a mano, dove sono riportate le prenotazioni giorno per giorno. «È così che gestisco Ryanair, scrivendo i numeri a penna», scherza.
Come stanno andando le prenotazioni?
«Decisamente bene, tanto che stiamo chiudendo una settimana che potrebbe battere il nostro record storico: se il dato più alto è stato, a inizio 2020, di 4,13 milioni di prenotazioni nei sette giorni, questa settimana dovremmo chiudere con 4,8 milioni grazie soprattutto all’Italia che sta andando benissimo».
Le persone insomma non sono spaventate dal timore di una recessione.
«Non adesso e al netto, è ovvio, di eventi come la risalita del Covid o un’evoluzione della guerra in Ucraina».
Per quale motivo?
«Per quattro ragioni. La prima: gli europei continuano a viaggiare e la prossima estate lo faranno sempre più all’interno dei confini continentali perché l’Asia resta sempre un’incognita per loro e l’euro è troppo debole nei confronti del dollaro. La seconda: la ripresa dei viaggi d’affari. La terza: il flusso in crescita degli americani che visitano il nostro continente, in particolare l’Italia, grazie anche alla forza del dollaro sull’euro. La quarta: la progressiva riapertura dell’Asia che sta portando molte persone per vacanza».
Ma se c’è lo spettro della recessione com’è possibile che non ci sia un calo nelle prenotazioni?
«Perché parliamo di una recessione anomala: certo, i costi sono in rialzo e l’inflazione si fa sentire, ma questo avviene in una situazione in cui in diversi Paesi lavorano quasi tutti e quindi hanno soldi da spendere».
Avete rialzato le stime sui profitti forse anche perché volare sta costando di più del 2019?
«Non nel periodo aprile 2022-marzo 2023, il nostro anno finanziario, dove è merito del traffico ripreso in modo significativo perché eravamo già pronti e ci eravamo tutelati dal rincaro del cherosene acquistandolo in anticipo a prezzo fisso. In una piccola parte c’entrano anche le tariffe».
Però vedendo i dati dei prossimi mesi si nota un rialzo rispetto al 2019 a doppia cifra, anche le vostre.
«Sì, in questo momento le tariffe sono più alte del 10% rispetto al periodo pre Covid ed è probabile che continuino a salire».
Si aspetta ancora disagi nell’estate 2023 come un anno prima?
«No: aeroporti e compagnie si faranno trovare preparati. Ma penso che il controllo del traffico aereo sarà ancora un problema, in particolare in Germania e Francia, e questo porterà a ritardi e cancellazioni».
Parliamo del mercato italiano, a che punto siamo?
«Porteremo gli aerei basati nel Paese a 95, anche in risposta alla riduzione delle operazioni di Wizz Air, che ha chiuso la base di Bari dopo quella di Palermo, ed easyJet che taglia l’offerta a Napoli e Venezia».
Perché Wizz Air riduce e voi no, secondo lei?
«Se vediamo Roma Fiumicino loro stanno facendo collegamenti più lunghi, verso il Medio Oriente, l’Arabia Saudita, l’Islanda. Di fatto se ne vanno dalle rotte brevi perché non possono competere con Ryanair. Inoltre si concentrano soprattutto su Roma e Milano, le due principali città italiane».
I vostri concorrenti stanno cambiando modello di business?
«Stanno solo evitando di competere con noi perché non sono in grado di farlo sul prezzo. Il problema di Wizz Air è che continuano a cambiare la programmazione, aprono e chiudono le rotte velocemente. Non credo sia una compagnia gestita bene dal punto di vista delle operazioni anche se hanno una buona flotta».
Qual è la vostra quota di mercato in Italia?
«Siamo attorno al 42% oggi ed eravamo al 25% pre Covid. Nel 2019 Alitalia aveva il 15% e oggi Ita ne ha il 9%».
È un numero che la soddisfa?
«No, possiamo e dobbiamo crescere di almeno un altro 10-15%».
L’ad di Ita ha detto nelle settimane passate che la compagnia italiana è riuscita a guadagnare fette di mercato, e in particolare rosicchiandole a Ryanair.
«Non è assolutamente vero, siamo noi a prenderci il loro mercato semmai. Del resto come fa Ita a guadagnare quote se ha meno aerei di Alitalia?».
A proposito di Ita, l’ipotesi Lufthansa si fa più forte.
«I tedeschi sono la soluzione migliore per la compagnia italiana, del resto Alitalia ha già provato la ricetta Air France e Delta Air Lines e il risultato è stato che questi due vettori hanno drenato il traffico nei loro hub. Ma penso anche che Lufthansa investirà in Ita solo se potrà gestirla, altrimenti non ha senso lasciare la guida allo Stato italiano che in tre quarti di secolo ha fatto solo danni nella compagnia aerea».
Entrare in Ita per farne cosa secondo lei?
«Per portare il traffico da Milano e Roma nei loro hub».
Se Ita dovesse finire nelle mani di Lufthansa chiederete in cambio qualcosa all’antitrust europeo?
«Sì, chiederemo che Ita rilasci alcuni slot all’aeroporto di Roma Fiumicino».
Potete ancora crescere in Italia?
«Assolutamente sì. Se vediamo anche i suoi grandi aeroporti — Fiumicino, Malpensa e Bergamo-Orio al Serio — c’è decisamente spazio per incrementare la connettività perché non sono strutture intasate, hanno ancora margini».
L’Antitrust italiano sta indagando perché secondo la Regione Siciliana c’è il sospetto di un «cartello» tra le compagnie per rialzare i prezzi dei voli da e per l’isola.
«Certo, ci siamo messi insieme per questa cospirazione! (ride). Noi non parliamo con le altre compagnie aeree, ovviamente, e vorrei far notare che mentre Wizz Air e Ita hanno ridotto l’offerta durante Natale noi l’abbiamo aumentata quindi è un’accusa senza senso».
Le associazioni dei consumatori hanno denunciato prezzi da 500-600 euro per i voli verso la Sicilia a Natale.
«È in tutti i mercati così: a Natale si paga di più di fine gennaio o febbraio perché la gente viaggia per vacanza o per tornare in famiglia a Natale o Capodanno, non certo dopo le feste».
Southwest Airlines, prima low cost del mondo e a cui voi vi ispirate, è andata in tilt lo scorso dicembre. Che succede?
«Intanto c’è stata un’ondata di maltempo che accade ogni 50 anni e che ha riguardato tutti i vettori. E poi Southwest ha un modello operativo che vede un aereo volare da A a B e da B a C e da C a D: a un certo punto non hanno capito dove fossero velivoli e personale navigante. Noi agiamo in modo diverso e più efficiente: il velivolo vola da A a B e viceversa».
Come stanno andando le varie divisioni del gruppo?
«Buzz sta facendo molto bene perché il mercato charter in Polonia è forte: i polacchi prima andavano in Bulgaria e Grecia ora vengono anche in Italia. Va bene anche Malta Air che si occupa dei collegamenti in Italia».
Nei prossimi anni avrete bisogno di crescere anche comprando qualche compagnia in Europa?
«Non penso. Nel prossimo triennio riceveremo altri 140 Boeing 737 Max che ci consentiranno di crescere da 168 milioni di passeggeri a 225 milioni. E torneremo a parlare con Boeing e Airbus per ordinare altri velivoli. Non c’è insomma bisogno di fare acquisizioni».
Fino a quando ha intenzione di fare l’amministratore delegato di Ryanair?
«Onestamente? Non lo so. Prima di Natale il board ha esteso il mio contratto di altri cinque anni. Nel 2028 io avrò 67 anni, i miei ragazzi saranno al college e io probabilmente starò meno tempo in Ryanair e un po’ di più con la signora O’Leary».
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