ALLA FINE ANCHE IL GOVERNO TEDESCO LO AMMETTE: “NON SPETTA A NOI FERMARE UNICREDIT” – LA PORTAVOCE DEL CANCELLIERE OLAF SCHOLZ, CHE SI È IMPUNTATO SULLA TRATTATIVA PER COMMERZBANK, È COSTRETTA A FARE PIPPA DI FRONTE ALLE REGOLE EUROPEE SULLA LIBERTÀ DEI CAPITALI: “NON SIAMO ATTORI, IL GOVERNO DETIENE DELLE QUOTE, MA NON C’È UN’ULTERIORE RIFLESSIONE PER EVITARE QUALCOSA” – LA BANCA TEDESCA CAMBIA I VERTICI E NOMINA UN  NUOVO AD, BETTINA ORLOPP, MA IL CERCHIO SI STRINGE: ANCHE L’EX CAPO DELLA BUNDESBANK, JENS WEIDMANN, È FAVOREVOLE ALL’AGGREGAZIONE (TE CREDO, ALTRIMENTI COMMERZ SCHIOPPA)

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1. PORTAVOCE SCHOLZ, NON SPETTA A NOI FERMARE UNICREDIT

andrea orcel

(ANSA) - "Noi non siamo attori. Il governo detiene delle quote". Lo ha detto il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, rispondendo alla domanda se il governo Scholz intenda evitare l'acquisizione di Commerzbank da parte di Unicredit. "Non c'è una ulteriore riflessione per evitare qualcosa e questo dipende adesso dagli attori del mercato dei capitali".

 

2. COMMERZ CAMBIA I VERTICI CONTRO UNICREDIT MA WEIDMANN È A FAVORE DELL'AGGREGAZIONE

Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri e Alessandro Barbera per “la Stampa”

 

Commerzbank

È Bettina Orlopp la prescelta per la resistenza tedesca alla scalata di Unicredit. L'ormai ex direttrice finanziaria di Commerzbank sarà promossa amministratrice delegata nelle prossime ore, il tempo di definire l'uscita anticipata del predecessore Manfred Knof.

 

Un cambio al vertice atteso, accelerato dalla pressione di Andrea Orcel sul gruppo tedesco: «A inizio settembre Knof ha annunciato che avrebbe lasciato a fine 2025, contestualmente Unicredit è salita al nove per cento.  Per noi – spiega una fonte della banca tedesca – era impossibile pensare che a trattare con gli italiani fosse un manager in uscita».

 

Bettina Orlopp

E il mandato è quello di non spostare il controllo del gruppo a Milano. Nei giorni scorsi - citata dal quotidiano Handesblatt - Orlopp la metteva così: «Casi come questi causano disordini», perché Commerzbank è su «una strada eccellente» e non aveva bisogno di partner. Sempre lei aveva lanciato l'appello al governo di Berlino perché non dismetta la restante quota statale del dodici per cento.

 

Ai piani alti delle istituzioni europee l'ipotesi di una fusione è invece vista di buon occhio. E il caso (o forse no) vuole che l'annuncio del cambio al vertice arrivi poche ore dopo un commento della Commissione europea: «Le aggregazioni rendono le banche più resilienti ai rischi di shock grazie alla maggiore diversificazione».

 

unicredit commerzbank

[…] Se da un lato la resistenza della banca tedesca non sembra mostrare crepe - ma su questo arriveremo fra poco - la politica sbanda. Il ministro delle Finanze Christian Lindner - che pure non ha ostacolato l'acquisto di una prima tranche statale del 4,5 per cento ed ha ribadito che «lo stato non può restare a lungo azionista» - ha criticato «lo stile» di Orcel il cui approccio «ha spiazzato molti azionisti». Nella variopinta coalizione di Scholz Lindner è l'espressione dei liberali.

 

TORRE UNICREDIT A MILANO

Come tutti i partiti tedeschi è con la testa già rivolta alle elezioni di autunno 2025, e per questo ha deciso lo stop alla vendita di ulteriori quote. La Commissione di Bruxelles ha ricordato a Berlino che non può fermare un'operazione di aggregazione «per motivi puramente economici», semmai i limiti sono consentiti «se proporzionati e basati sui suoi interessi legittimi».

 

Detta più esplicitamente: per Bruxelles l'operazione Unicredit-Commerzbank è il primo test per la realizzazione di una vera unione bancaria.

 

IL QUARTIER GENERALE UNICREDIT A MILANO

[…] Una divisione che - pur non visibile - è arrivata fino ai vertici di Commerzbank. Il capo del consiglio di sorveglianza è Jens Weidmann, numero uno della Bundesbank quando Draghi era governatore della Banca centrale europea. Weidmann – frenato dalla cultura conservatrice mai superata all'interno dell'istituzione – tenne a lungo il punto sulla trasformazione della Bce in un soggetto attivo sul mercato dei titoli pubblici. Ma a conti fatti fu lui, da grande appassionato dell'Italia, ad accompagnare la Bundesbank verso un cambiamento epocale. Ed è lui uno dei grandi sponsor – anche se non dichiarato - dell'idea di creare un colosso italo-tedesco: diventerebbe la prima banca europea.

 

3. UNICREDIT-COMMERZ ASSIST DA BRUXELLES ORLOPP NUOVA AD

Estratto dell’articolo di Tonia Mastrobuoni per “la Repubblica”

 

È una scena che a Francoforte non si vedeva da anni. Diversi dipendenti, sindacalisti e persino quattro rappresentanti dei lavoratori che siedono nel consiglio di sorveglianza di Commerzbank si sono riuniti davanti alla sede del colosso bancario tedesco per manifestare contro la «fusione dell’orrore» con Unicredit, come recitava uno dei cartelli.

 

UNICREDIT COMMERZBANK

E il più agguerrito esponente del sindacato Ver.di, Stefan Wittmann, è tornato ad agitare lo spauracchio della perdita di posti di lavoro, se la seconda maggiore banca tedesca dovesse finire in mani italiane: «Se è inevitabile, pensiamo che due terzi dei posti di lavoro spariranno e che ci sarà un altro taglio significativo alle filiali».

 

Commerzbank impiega 40mila dipendenti. Anche il vicepresidente della banca, Uwe Tschaege, era in piazza e ha detto «non la vogliamo» in merito all’ipotesi di acquisizione dell’istituto da parte di UniCredit.

 

[…] La sfida finanziaria dell’anno continua ad agitare anche la politica: ieri è arrivata una puntualizzazione importante da Bruxelles, dopo che qualche commento positivo sulla fusione eventuale tra Unicredit e Commerz era già stato espresso da alcuni banchieri centrali dell’eurozona e dalla presidente della Bce Christine Lagarde.

 

UNICREDIT COMMERZBANK

Secondo la portavoce della Commissione Ue Veerle Nuyts, interpellata sulle eventuali restrizioni che potrebbero essere imposte dalle regole del Mercato interno, «sono consentite solo se proporzionate e basate su interessi legittimi». Ci devono essere, insomma, «motivi di sicurezza pubblica o ordine pubblico o motivi imperativi di interesse generale come la giustizia». E qui non se ne vedono.

 

Ma la Germania comincia a scivolare in una lunga campagna elettorale per le politiche del 2025, e Olaf Scholz si ritrova sul tavolo, oltre al dossier Commerz, la crisi dell’auto e dell’acciaio, i licenziamenti minacciati da Volkswagen e il doloroso rinvio della costruzione del mega impianto di Intel in Magdeburgo. E su Unicredit, un giornale finanziario autorevole come l’ Handelsblatt continua a sfornare articoli in cui si meraviglia del caos scoppiato nel governo dopo l’annuncio della scalata di Orcel.

 

deutsche bank commerzbank 2

Ieri un editorialista ricordava che «la partecipazione dello Stato ha impigrito, forse, Commerzbank negli ultimi sedici anni. Non ha fatto in modo che l’istituto si ingrandisse o divenisse più profittevole. Con un valore in Borsa che continua a stare sotto i 20 miliardi di euro, (Commerz) fa parte, piuttosto, degli attori minori del panorama bancario europeo». […]

 L’unico intervento che il governo può fare è sulle quote che continua a detenere, il 12%. E quelle, ha ricordato Lindner, sono state già congelate. In più, il leader Fdp ha osservato che «lo Stato non può restare a lungo azionista di una banca». La premier Giorgia Meloni, da New York, ha tagliato corto: «La questione non riguarda il governo» .

Bettina Orlopp

andrea orcel
ANDREA ORCEL - FOTO LAPRESSE