FINITA LA PACCHIA PER I CONSULENTI DI ITA - LA COMPAGNIA AEREA HA DECURTATO LA PAGA AGLI ADVISOR CHE LA ASSISTONO NEL PROCESSO DI PRIVATIZZAZIONE E DI VENDITA: GRANDE STEVENS, GLI AMERICANI DI SULLIVAN & CROMWELL, J.P. MORGAN E MEDIOBANCA AVREBBERO POTUTO INTASCARE FINO A 8,9 MILIONI DI EURO - LO SCENARIO È CAMBIATO QUANDO IL MINISTERO DELL'ECONOMIA HA NOMINATO DUE SUOI CONSULENTI, A PREZZO CALMIERATO, CHE FARANNO IL GROSSO DEL LAVORO...
-Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”
Caro consulente, ti scrivo. In una lettera, Ita Airways prospetta un compenso meno ricco ai quattro consulenti, cioè agli advisor che l'assistono nel processo di privatizzazione e di vendita. Sono Grande Stevens e gli americani di Sullivan & Cromwell, per gli aspetti legali; invece J.P. Morgan e Mediobanca, per quelli finanziari.
Tre settimane fa la lettera della compagnia aerea statale sonda in particolare - l'umore degli advisor e la disponibilità ad accettare la sforbiciata sugli onorari. Che cosa è successo tra gennaio ed oggi, e perché questa lettera?
A gennaio, Ita punta a gestire in prima persona la sua stessa privatizzazione. Nello scenario di inizio anno, Ita ingaggia così quattro consulenti e stabilisce di versare loro fino a 8,9 milioni di euro.
L'importo massimo sarebbe stato raggiunto nel caso la vendita fosse andata a buon fine, come è nelle previsioni, vista anche la determinazione di Palazzo Chigi in questo senso.
A marzo, lo scenario cambia. L'Economia sceglie due suoi advisor avocando a sé il processo di cessione del vettore: sono lo studio legale Gianni&Origoni ed Equita. Gli advisor ministeriali peraltro sono pagati nell'ordine delle decine di migliaia di euro perché la legge impone un tariffario calmierato al ministero.
In un suo intervento davanti ai deputati della commissione Trasporti il 10 maggio, il ministro Daniele Franco (Economia) non contesta il diritto di Ita Airways (la società controllata) di dotarsi di suoi advisor e di decidere quanto pagarli.
Ribadisce, però, che la privatizzazione avrebbe fatto capo ai suoi due advisor (Gianni&Origoni ed Equita) che dunque avrebbero fatto la gran parte del lavoro. Proprio Gianni&Origoni ed Equita ricevono, il 23 maggio, le offerte di acquisto delle due cordate che vogliono comprare il vettore. Sono il fondo statunitense Certares, che viaggia insieme ad Air France e Delta; e il gruppo Msc della famiglia Aponte a braccetto di Lufthansa.
Ora, nel nuovo contesto, Ita Airways si riserva di ridurre la cifra da destinare ai suoi advisor a fronte di un'attività di consulenza che sarà meno impegnativa.
Nella lettera, Ita spiega che - alla fine del processo di privatizzazione (dunque a dicembre 2022) - bisognerà valutare quale sarà stato il contributo effettivo dei quattro consulenti; e se questo si rivelerà minore rispetto a quello che si immaginava a gennaio 2022.
I quattro consulenti, letta la missiva di Ita, hanno dato una disponibilità di principio a una decurtazione della loro "paga", a fronte di un lavoro che dovesse rivelarsi effettivamente ridotto. Tutto questo delicato processo sarà gestito da Ita Airways, ma d'intesa con il suo azionista unico, il ministero dell'Economia.
L'auspicio è che nessuna incomprensione prenda forma da oggi a dicembre e nessuno dei quattro advisor vada per vie legali rivendicando il compenso originario, deciso il 31 gennaio.
Litigare con Ita sugli onorari significherebbe litigare, in realtà, con il governo Draghi e il ministero dell'Economia. Posizione che si può sempre prendere, ma che è certo impegnativa.