A FRANCOFORTE COMANDANO SEMPRE I FALCHI – PERCHÉ LA BCE HA ALZATO PER L'OTTAVA VOLTA CONSECUTIVA I TASSI D'INTERESSE, NONOSTANTE LA RECESSIONE TECNICA DELL'EUROZONA E IL LEGGERO CALO DELL'INFLAZIONE? – A PESARE SONO STATE LE STIME DEGLI ECONIMISTI CHE PREVEDONO “L’INFLAZIONE COMPLESSIVA AL 5,4% NEL 2023, AL 3% NEL 2024 E AL 2,2% NEL 2025” – LA MOSSA DELLA LAGARDE SI TRADUCE NELL'ENNESIMA STANGATA PER CHI HA UN TASSO VARIABILE 

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Estratto dell’articolo di Benedetta Vitetta per “Libero Quotidiano”

 

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Né la “recessione tecnica” dell’Eurozona, né il leggero calo della dinamica inflazionistica hanno fatto aver alcun tipo di ripensamento ai piani alti dell’Eurotower che, ieri, come previsto, hanno nuovamente alzato (si è trattato dell’ottavo rialzo consecutivo) i tassi di interesse. Di 25 punti base.

 

A questo punto il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento sale così al 4%, al massimo dal luglio del 2007, il tasso sui depositi sale al 3,50%, massimo dal maggio del 2001, e quello sulle operazioni marginali al 4,25%, al livello massimo dall’ottobre del 2007.

 

CHRISTINE LAGARDE

[…]  «È molto probabile che a luglio continueremo ad alzare i tassi» ha poi affermato la presidente Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo aggiungendo che la Bce è determinata «a far abbassare l’inflazione e per questo la manovra rialzista proseguirà fino a quando non ci sarà un cambiamento materiale della dinamica».

 

Ma che cosa ha fatto sì che sia tornato a prevalere lo spirito da “falco” da parte della maggior parte dei componenti della Bce? Alla base di queste nuove decisioni ci sarebbero le ultime stime elaborate dagli economisti. Nel comunicato che annunciava l’ennesima stretta si leggeva che «in base alle proiezioni macroeconomiche del mese di giugno, gli esperti si attendono che l’inflazione complessiva si attesti in media al 5,4% nel 2023, al 3% nel 2024 e al 2,2% nel 2025».

 

LAGARDALAND - MEME BY EMILIANO CARLI

Oltre a ciò gli analisti hanno rivisto al rialzo anche le attese sull’inflazione di fondo, ossia quella depurata da energia e alimentari che, nel 2023, si collocherebbe al 5,1%, per poi ridursi fino al 3% nel 2024 arrivando al 2,3% nel 2025. Valori quindi ben superiori rispetto all’obiettivo del 2% su cui la Bce spinge ormai da un anno.

 

[…]

 

A peggiorare lo scenario economico di medio termine la Bce ha ritoccato al ribasso le attese di crescita economica per quest’anno e il prossimo: indicando un tasso di crescita dello 0,9% nel 2023, dell’1,5% nel 2024.

 

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E il nuovo rialzo impatta su chi ha un mutuo variabile e chi è in procinto di accenderlo. «Mantenere un mutuo è diventato ingestibile. Aumentano tassi, prezzi al consumo, bollette, carburante, ma stipendi e pensioni restano fermi. La maggioranza delle persone sta volando sempre più verso la povertà». Così Anna Rea, presidente Adoc che spiega che per un mutuo da 175mila euro si è passati, in 5 anni, da un tasso variabile del 2,94% al 6,58% con aumenti a 400 euro al mese. Critico pure il vicepremier Matteo Salvini: «Con la sua politica la Bce sta danneggiando famiglie e imprese. Mi piacerebbe che la politica economica non seguisse solo algoritmi».

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