LA GERMANIA SI SUICIDA SULL’ALTARE DELL’AUSTERITÀ – IL PAESE È IN RECESSIONE E IL GOVERNO DI SCHOLZ NON RIESCE A TROVARE L’ACCORDO SULLA MANOVRA PER 17 MILIARDI DI EXTRA-DEBITO – LA REGOLA DEL “FRENO AL DEBITO” VIETA DEFICIT SUPERIORI ALLO 0,35% DEL PRODOTTO INTERNO LORDO, E IL FALCO LINDNER (CHE PERDE VOTI) NON TRANSIGE. COSÌ SI TRASCINA NEL BARATRO L’UE E L’ITALIA, CHE DIPENDE DALLE INDUSTRIE TEDESCHE – I MANCATI INVESTIMENTI, IL DIGITALE CHE ARRANCA, L’AUSTERITÀ E LA DIPENDENZA DA PUTIN: SE I TEDESCHI SONO MESSI MALE, È TUTTA COLPA DI ANGELA MERKEL
-1. LA GERMANIA GIÀ IN RECESSIONE SI SUICIDA PER 17 MLD DI DEFICIT
Estratto dell’articolo di Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”
I motivi magari non sono chiari, ma la sostanza è che la Germania ha deciso di suicidarsi: unico grande Paese occidentale con crescita negativa nel 2023 e unico nell’Eurozona a far segnare un Pil col segno “meno” anche nel secondo trimestre 2024, invece di rilanciarsi con investimenti […] e spesa pubblica […], s’impicca da sola al cosiddetto “freno al debito” per la miseria di 17 miliardi.
Affari loro, si dirà, ma gli inciampi di Berlino rischiano di azzoppare la crescita dell’intera Europa: troppo profonda l’interconnessione tra le nostre economie per non preoccuparsi delle tendenze masochiste della classe dirigente tedesca.
[…] L’anno scorso una controversa sentenza della Corte Costituzionale aveva aperto un buco di 60 miliardi nel bilancio tedesco: i giudici hanno negato al governo la possibilità di spostare fondi accantonati fuori bilancio da una destinazione (emergenza Covid) a un’altra (transizione verde). Se non c’è più l’emergenza pandemia, è il ragionamento, vale il pareggio di bilancio: quei soldi non si spendono.
La trattativa per il Bilancio 2025 nella litigiosa e debole coalizione di governo è stata un incubo: i socialdemocratici (Spd) e i Verdi più propensi a fare un po’ di deficit, i liberali (Fdp) del ministro delle Finanze Christian Lindner a fare i guardiani dell’austerità autoimposta.
Alla fine, il 5 luglio, c’era stato l’accordo su una bozza, che presentava però un asterisco da circa 17 miliardi di coperture dubbie, circa lo 0,4% del Pil, su cui il governo ha promesso di trovare un accordo entro metà agosto. Sono spiccioli per un Paese ricco che ha un debito attorno al 60% del Pil, ma la Costituzione tedesca […] impedisce deficit superiori allo 0,35% del prodotto interno lordo.
[…] Lindner ha fatto esaminare il Bilancio 2025 al suo comitato consultivo e gli esperti hanno scritto una letteraccia in cui parlano di trucchi fiscali in odore (di nuovo) di incostituzionalità. La loro attenzione si è incentrata su tre misure che valgono meno di 10 miliardi: lo spostamento di circa 5 miliardi della Kfw, la Cassa depositi tedesca, inizialmente destinati al caro-bollette, e i sussidi mascherati da prestiti a due società pubbliche, Deutsche Bahn (ferrovie) e Autobahn (autostrade). Spd e Verdi ritengono che la guerra in Ucraina autorizzi il governo a fare più deficit, Lindner […] ha già detto che è impossibile […] e propone di tagliare la spesa sociale […]
[…] il modello basato su energia a basso prezzo da Mosca e contenimento di salari/investimenti per basare la crescita sull’export è in crisi strutturale, anche per l’ostilità degli Usa, avvitarsi sugli zero virgola di deficit significa aver capito poco di quel che sta accadendo. Peccato per loro, peccato per noi.
2. GERMANIA INCEPPATA
Estratto dell’articolo di Paolo Valentino per il “Corriere della Sera”
[…] gli indici economici del secondo quarto e quelli di luglio dicono che la prima economia d’Europa è di nuovo in stallo, anzi si restringe mentre il mondo degli affari è di cattivo umore. […] Nel secondo trimestre di quest’anno l’economia tedesca è tornata a contrarsi: meno 0,1% rispetto allo stesso periodo del 2023. E anche se i dati di giugno si basano solo su proiezioni e le prossime settimane potrebbero riservare qualche sorpresa, è evidente che sia sfumato l’ottimismo con cui la Germania aveva iniziato l’anno, quando nel primo quarto il Pil era cresciuto dello 0,2%.
A confermarlo sono i dati dell’Ifo, l’indice che misura la fiducia degli imprenditori e le loro aspettative a sei mesi, che in luglio è sceso all’87% dall’88,6% di giugno, e dell’aumento della disoccupazione, che il mese scorso ha visto oltre 82 mila persone perdere il lavoro, secondo dato peggiore degli ultimi 20 anni.
La Germania ha attualmente 2 milioni e 800 mila disoccupati, pari al 6% della popolazione attiva. In generale, le dimensioni della sua economia sono più piccole di due anni fa. La domanda non è tanto se la Germania […] sia nuovamente il «grande malato d’Europa». Il punto vero è che in assenza di importanti aggiustamenti strutturali, ma bisognerebbe dire anche di mentalità, il Paese è destinato a oscillare tra speranze e delusioni, piccoli segnali di ripresa e improvviste cadute, lungo un percorso di crescita nella migliore delle ipotesi molto debole. Nulla di quanto avrebbe bisogno l’Europa che, pur nelle attuali nebbie, a Berlino continua a guardare come locomotiva economica e faro politico.
[…] La Germania subisce infatti l’impatto di cinque fattori negativi. La contrazione della sua forza-lavoro, cioè del numero delle persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni. L’infima percentuale di investimenti pubblici rispetto al Pil tra il 2018 e il 2022: secondo dati Ocse-Imf, fra i sedici Paesi a più alto reddito, la Repubblica federale è penultima con il 2,5%. […]
Terzo fattore, il reddito pro-capite tedesco rispetto a quello americano è sceso dall’89% del 2017 all’80% del 2023. Quarto, la Germania è ancora in grave ritardo sull’economia digitale, dove negli anni di Angela Merkel non ci sono mai stati investimenti strategici.
Infine, la crescente frammentazione geoeconomica del mondo, segnata da politiche protezioniste dei vari blocchi, ha conseguenze più gravi per un’economia tutta orientata a esportare e quindi dipendente dal commercio mondiale come quella tedesca. Di più, con l’economia americana che si raffredda e il rallentamento di quella cinese, ci sono poche o punte prospettive per una forte ripartenza della Germania trainata dall’export.
[…] Più grave è che a far da catalizzatore sia l’instabilità, di cui ormai da mesi è preda la scena politica berlinese, dove il governo guidato da Olaf Scholz, cancelliere senza qualità, è paralizzato dalle risse interne […]
[…] Sul fondo, a lacerare la coalizione berlinese è il tema del bilancio, con dentro la madre di tutte le questioni: cioè, il mantenimento o meno dello Schuldenbremse , il freno di bilancio che pone un limite all’indebitamento annuale, considerato anacronistico e dannoso da tutti gli economisti e che ormai viene difeso strenuamente solo dai liberali, per i quali è quasi una questione di identità e sopravvivenza. […]