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Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “La Repubblica”
La combinazione del lucchetto è pronta. I numeri sono quelli del calendario parlamentare che servono alla destra al governo per blindare il disegno di legge a sostegno del mercato dei capitali. Alla Camera i giochi si chiuderanno il 6 febbraio, con il voto in aula. Nel giro di venti giorni, comunque entro la fine del mese, il via libera definitivo del Senato. Tempi serrati per portare a casa “la legge Piazza Affari”. Un provvedimento nato puro al ministero dell’Economia, con l’obiettivo di favorire l’accesso e la permanenza delle imprese nei mercati finanziari.
E con una traccia “alta” altrettanto chiara, puntellata da concetti chiave: la crescita finanziaria, il mercato alleato e non più nemico, i capitali da attrarre in casa per spingere gli investimenti. In sintesi: la legge per dare linfa alla Borsa, agorà a cui affidare la speranza di risollevare un Pil anemico e che a venti giorni dall’inizio dell’anno viaggia già, nelle previsioni di tutti gli osservatori, al di sotto dell’ottimistico 1,2% messo nero su bianco dal governo nella Nota di aggiornamento al Def.
giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato
Un’impostazione che suona come un tabù, quasi un paradosso, per Giorgia Meloni e il suo partito, Fratelli d’Italia, che storicamente hanno guardato a queste dinamiche con diffidenza, dichiarando guerra ai “poteri forti”. La traccia del sovranismo tricolore non si è esaurita. Al contrario si è fatta spazio quando il disegno di legge è passato dal tavolo del Consiglio dei ministri al Parlamento. È qui che i senatori di FdI si sono fatti portavoce di norme che hanno provato a rompere regole e tradizioni del mercato.
A iniziare dal depotenziamento del meccanismo della lista del cda, che assegna al consiglio d’amministrazione uscente delle società quotate il diritto di presentare all’assemblea la lista dei nuovi consiglieri da eleggere. Una prassi che è simbolo del confine tra potere politico e mercato. Alla fine l’invasione di campo dei meloniani è stata meno irruenta di quella programmata.
[...] Un sostegno che passa appunto dalle modifiche delle regole sulla lista del cda, che aprono spazio a Caltagirone nelle prossime partite cruciali del capitalismo italiano. L’occasione e la data ci sono già: l’assemblea di Generali a maggio del 2025. L’assist poteva essere ancora più consistente, nella prospettiva del mercato. E in quella dei fondi, nazionali e internazionali, che non hanno digerito l’introduzione del voto maggiorato. Le critiche di Assogestioni, che raggruppa i big nazionali, sono arrivate tardive, quando la legge è oramai al traguardo. [...]