GIORGETTI FA IL CAZZUTO SOLO SU CDP – IL RITARDO NELLA FORMAZIONE DEL CDA DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI È LEGATO ALLA VENDETTA DEL MINISTRO DELL’ECONOMIA, CHE NON VOLEVA LA CONFERMA DI DARIO SCANNAPIECO COME AD - NON AVENDO IL CENTRODESTRA UNA CLASSE DIRIGENTE DA SFRUTTARE, GIORGETTI NE HA APPROFITTATO PER UN MINI-BLITZ: HA PIAZZATO TRE DONNE “DEL MEF”: FLAVIA MAZZARELLA, LUISA D’ARCANO E MARIA CANNATA. E CON IL DG DEL TESORO, BARBIERI HERMITTE E IL RAGIONIERE DELLO STATO, MAZZOTTA, ENTRAMBI NEL BOARD, POTRÀ “TENERE D’OCCHIO” IL RISPARMIO POSTALE...
-Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per www.repubblica.it
Esiste un filo conduttore che lega l’ultima tornata di nomine nelle partecipate pubbliche Cdp, Fs, Netco, e quelle che verranno in Rai? […]
[…] Come già era emerso nei rinnovi dell’anno scorso, la nuova maggioranza di centrodestra non ha allevato attorno a sé una nidiata di civil servant competenti e preparati in grado di prendere in mano le redini di colossi con decine di miliardi di euro di capitalizzazione.
E infatti nel 2023 erano stati confermati al loro posto l’ad di Eni Claudio Descalzi, al quarto mandato, l’ad di Poste Matteo Del Fante, al terzo mandato, mentre l’Enel è stata affidata alle mani di Flavio Cattaneo, vicino al centrodestra ma con lunga esperienza in società quotate come Terna e Telecom.
La riprova di questa lacuna si è avuta quest’anno, quando il Mef si è trovato a dover inserire nel cda di Cdp almeno un uomo a testa espresso dai tre partiti di maggioranza (Stefano Cuzzilla per Forza Italia, Francesco Di Ciommo per Fdi e Giorgio Lamanna per la Lega) e quattro donne con provata esperienza, nel rispetto della legge sulle quote rosa.
Le indicazioni provenienti dal centrodestra, a questo riguardo, sono state ritenute dal Tesoro molto deboli, poiché oltre alla competenza i partiti richiedevano una patente politica a loro favore. Questa debolezza è stata però lo spunto, per il ministro Giancarlo Giorgetti, per porre un argine alle richieste che arrivavano dall’alto.
E alla fine è riuscito a inserire in cda almeno tre donne di comprovata esperienza e valore, cresciute alla scuola del Mef e della Ragioneria generale: Flavia Mazzarella, Luisa D’Arcano e Maria Cannata, quest’ultima indicata dalle Fondazioni ex bancarie grazie all’allargamento del cda da 9 a 11 posti.
Con questa mossa Giorgetti ha risposto a Palazzo Chigi, che gli ha imposto la conferma dell’ad Dario Scannapieco contro il suo volere, nonostante il Mef sia il principale azionista della Cassa con l’85% del capitale.
Secondo alcuni osservatori sarà soprattutto Mazzarella – la cui brillante carriera iniziata ai tempi della direzione generale di Mario Draghi al Tesoro è poi inciampata nell’inchiesta Unipol-Isvap – a far da tramite nei rapporti tra Giorgetti e Scannapieco, anche sul tema del modello di business dei prossimi tre anni che l’ad vorrebbe imperniato sempre meno sull’equity e sempre più sull’advisory a supporto del finanziamento agli enti locali.
Mentre quando si parlerà di risparmio postale, i soldi dei privati che la Cassa raccoglie attraverso le Poste, Giorgetti avrà una presa diretta attraverso il dg del Tesoro Riccardo Barbieri Hermitte e il Ragioniere dello Stato Biagio Mazzotta, anch’egli nominato nel board, a segnalare la fiducia di cui gode dal ministro, mentre i partiti e Palazzo Chigi vorrebbero sostituirlo.
La nuova geografia del potere dei prossimi tre anni passa anche per le Ferrovie dello Stato, dove il ministro dei Trasporti Salvini ha indicato l’ad Stefano Donnarumma in accordo con Giorgia Meloni. Il manager ex Terna torna così su una poltrona importante dopo che l’anno scorso era stato scalzato dalla prevista nomina alla guida dell’Enel, decisione maturata in un summit segreto in un appartamento romano cui hanno partecipato Meloni, Salvini e Tajani.
Donnarumma aveva poi rifiutato la designazione in Cdp Ventures per non perdere i soldi della buonuscita da Terna, ma poi è riuscito a ricucire con Palazzo Chigi e con Salvini e diventare l’unico elemento di convergenza per la guida Fs. Fratelli d’Italia non ha rinunciato alla presidenza, assegnata a Tommaso Tanzilli.
Donnarumma sta ora formando la sua squadra portando a bordo manager di sua fiducia ma anche ascoltando i desiderata dei partiti che l’hanno nominato. Così Giuseppe Inchingolo, che era entrato in Fs nel gennaio scorso su indicazione di Salvini, è stato promosso a direttore Corporate affairs e comunicazione. Inchingolo, titolare della Arts Media, aveva già lavorato per i social di Salvini a fianco di Luca Morisi, il promotore della famosa “Bestia”, e conosce bene Massimo Casanova, l’imprenditore che ha lanciato il Papeete di Milano Marittima da dove Salvini nel 2019 fece cadere il governo Conte.
Nello schema di Donnarumma c’è spazio anche per il lobbista Antonio Cannalire, già assunto nella controllata Rfi dall’ad Gianpiero Strisciuglio con il ruolo di Business enterprise integration. Cannalire era stato l’assistente di Massimo Ponzellini nel 2010-2011, quando questi era presidente della Bpm ed era finito in un’inchiesta della Procura di Milano con l’accusa di associazione a delinquere […]. Secondo le ultime indiscrezioni Donnarumma starebbe anche pensando di portare in Fs il suo ex capo dei Corporate affairs di Terna, Giuseppe Del Villano, ora general counsel di Acea. […]
Per una squadra che arriva ce n’è una che se ne va. Luigi Ferraris, non confermato in Fs, ha subito trovato un’altra poltrona di spicco in Fibercop, la società posseduta al 70% dal fondo americano Kkr e per il 30% dal Mef che ha acquisato la rete Tim per 18,8 miliardi. Insieme all’ad Luigi Ferraris, e al presidente Massimo Sarmi che gode della fiducia di Giorgetti, potrebbe arrivare Massimo Bruno, che per tanti anni è stato il vero uomo forte di Fs e riferimento politico della sinistra.
I giochi sono invece ancora molto aperti per il rinnovo del cda della Rai, dove Forza Italia ha prenotato la presidenza con Simona Agnes mentre a Fratelli d’Italia spetta di indicare l’ad. La scelta sembrava essere caduta su Giampaolo Rossi, attuale dg, ma nelle ultime settimane la premier Meloni ha preso tempo perché, secondo alcune ricostruzioni, non sarebbe convinta che sia l’uomo giusto.
Nella scelta conta anche il fatto che l’ad che viene nominato adesso, o più probabilmente a settembre, sarà quello che dirigerà la tv di Stato durante la campagna elettorale del 2027, dunque di vitale importanza per i partiti di governo. Una volta scelto l’ad, poi, partirà la trattativa con Salvini, che rivendica la possibilità di indicare un manager a lui vicino per la poltrona di dg.