GOLDMAN POWER - TIM HA SCELTO GLI ADVISOR CHE DOVRANNO AFFIANCARE LA SOCIETÀ PER PORTARE AL CDA L’OFFERTA DI KKR. GOLDMAN SACHS E LIONTREE SARANNO I CONSULENTI FINANZIARI, LO STUDIO GATTI, PAVESI, BIANCHI E LODOVICI SI OCCUPERÀ DELLA PARTE LEGALE - IL POST DI BEPPE GRILLO E LE MIRE DI BOLLORÉ, CHE CERCA SPONDE IN CDP PER SPINGERE KKR A OFFRIRE PIÙ SOLDI…
-Carlotta Scozzari per “La Stampa”
Tim supera le difficoltà e sceglie i consulenti che affiancheranno il comitato coordinato dal presidente, Salvatore Rossi, per portare al consiglio di amministrazione del 17 dicembre la «manifestazione di interesse indicativa e non vincolante inviata da Kohlberg Kravis Roberts & Co. il 19 novembre».
Lo ha annunciato una nota giunta in serata, da cui sono emersi nomi di consulenti inattesi: Goldman Sachs e LionTree, che agiranno come advisor finanziari, mentre in vantaggio sino a ieri erano dati Barclays e Bank of America Merrill Lynch in quanto considerati in grado di garantire discontinuità con l'ex amministratore delegato, Luigi Gubitosi, che secondo alcune ricostruzioni vedrebbe con favore l'offerta di Kkr.
In qualità di consulente legale è stato, invece, scelto lo Studio Gatti, Pavesi, Bianchi e Ludovici. «Gli advisor - puntualizza Tim - supporteranno il cda nell'analizzare anche possibili alternative strategiche per la miglior valorizzazione e/o sviluppo del gruppo e dei suoi asset nell'interesse della società, dei suoi azionisti e stakeholder».
Dal canto suo, Kkr ha già scelto come consulenti Jp Morgan, Morgan Stanley e Citi. Mentre per Cassa depositi e prestiti, socia di Telecom al 9,8%, si scalda in panchina Credit Suisse, con cui esiste una tradizione consolidata e che già in uno studio di ieri sulle telecomunicazioni si definiva «restricted» su Tim, ossia con una limitata possibilità di analisi.
Quanto a Vivendi, prima azionista al 23,8%, si è detta aperta alla possibilità di un controllo dello Stato sulla rete, che quindi dovrebbe essere scorporata dal gruppo ex monopolista. Il controllo pubblico potrebbe essere garantito dalla presenza in maggioranza di Cdp, fresca azionista al 60% di Open Fiber, società della fibra ottica che potrebbe rientrare nel disegno e che già secondo l'ex governo Conte avrebbe dovuto dare vita al progetto di "rete unica" proprio con Tim.
La questione dell'infrastruttura, del resto, ha una forte connotazione politica, in primo luogo perché Palazzo Chigi, che su Telecom ha predisposto uno specifico "Supercomitato", non esclude di esercitare i poteri speciali del "golden power" in difesa dell'attività.
Proprio ieri, poi, il fondatore del Movimento 5 stelle, Beppe Grillo, non solo ha sostenuto che la separazione della rete rappresenterebbe «una condanna a morte» per l'azienda telefonica e che l'ipotesi sarebbe irrealistica tanto quanto una fusione con Open Fiber, distruggendo di fatto il vecchio disegno dell'esecutivo Conte, ma ha anche sottolineato che «Cdp può dare finalmente stabilità all'azionariato di Telecom».
Non è un caso che proprio Vivendi sia alla ricerca di una sponda nella Cassa (c'è già stato un incontro la settimana scorsa che tuttavia non avrebbe ancora portato i frutti sperati dai francesi), con l'obiettivo di spingere Kkr a proporre un prezzo maggiore degli 0,505 euro per azione Tim ipotizzati, se non addirittura con l'obiettivo di mettere a punto un vero e proprio progetto alternativo a quello del fondo statunitense. Che, a sua volta, si dice «concentrato sul piano» per mettere le mani su Tim.