IO SPERIAMO CHE LA CAVO – L’OPERAZIONE SULLA RETE TIM VA AVANTI CON MOLTE INCOGNITE. LA PRIMA SONO LE COPERTURE: DOVE TROVERÀ IL GOVERNO I 2-3 MILIARDI NECESSARI A GARANTIRSI IL 20% DI NETCO? IL TESORO HA SCELTO UBS COME ADVISOR, E FRA GLI ADDETTI AI LAVORI SI IPOTIZZA UN ULTERIORE SCORPORO DI SPARKLE: LA SOCIETÀ DEI CAVI SOTTOMARINI POTREBBE FINIRE IN MANO A CDP. MA LA CASSA È SOCIO DI MAGGIORANZA DI OPEN FIBER, E L’ANTRITRUST UE POTREBBE METTERSI DI TRAVERSO…
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Estratto dell’articolo di Francesco Bertolino per il "Corriere della Sera"
I lavori sulla rete Tim proseguono anche ad agosto. Il ministero dell’Economia ha scelto Ubs come consulente nelle trattative per l’acquisto dell’infrastruttura e lo schema azionario dell’operazione da 21 miliardi va delineandosi.
Al fondo americano Kkr dovrebbe andare il 65% della società, al Tesoro il 20%. Il gestore italiano F2i e, in misura minore, Cassa Depositi e Prestiti dovrebbero spartirsi il restante 15% del capitale. I soci italiani disporrebbero così di una quota del 35%, sufficiente a bloccare operazioni contrarie agli interessi nazionali.
[…] Il cantiere dell’opera si preannuncia però lungo […]. Anzitutto, per tornare a investire direttamente in un’azienda dopo anni, il Mef dovrà reperire fra i 2 e i 3 miliardi.
Non sarà un’impresa semplice trovarli nelle pieghe di un bilancio che non presenta certo un eccesso di cassa, come avrebbe fatto notare anche la Ragioneria dello Stato. Resta poi da definire il perimetro dell’affare, ossia quali attività di Tim confluiranno nella società della rete, quali resteranno in capo alla compagnia di telecomunicazioni, quali imboccheranno una terza via.
[…] Fra gli addetti ai lavori si ipotizza per esempio che Sparkle, strategica società dei cavi sottomarini, possa finire sotto il controllo di Cdp. La sua valutazione oscilla fra i 500 milioni e gli 1,5 miliardi a seconda delle prospettive. Sparkle è attiva nel florido mercato dei dati, ma dovrà procedere a investimenti e magari ad aggregazioni per affrontare la concorrenza delle big tech […].
[…] La cordata Kkr-Mef dovrà superare il duplice vaglio delle autorità europee. Da un lato, la partecipazione del ministero nell’infrastruttura e i poteri di governance riconosciutigli potrebbe sollevare questioni antitrust.
Il Tesoro controlla l’83% di Cdp che a sua volta è socia al 60% della rete rivale di Tim, Open Fiber. Un intreccio azionario che potrebbe esigere l’adozione di rimedi volti a tutelare la concorrenza, nella forma per esempio di limitazioni all’accesso del Mef ad alcune informazioni industriali. D’altro lato, l’investimento del Mef rischia di incorrere nel divieto di aiuti di Stato, anche se la circostanza che sia effettuato a condizioni di mercato potrebbe scongiurare problemi.
[…] L’incognita pregiudiziale riguarda però la posizione di Vivendi, primo socio di Tim con il 23,75%. All’indomani della sigla del protocollo d’intesa fra Kkr e Mef, il gruppo francese ha definito «positivo l’impegno diretto del governo». L’apprezzamento non è tuttavia un nullaosta. Vivendi considera insufficiente l’offerta di 21 miliardi ed è preoccupata per la sostenibilità della società di servizi priva dell’infrastruttura. Vorrebbe perciò che la cosiddetta netco si facesse carico di più debito e di più dipendenti oggi in capo a Tim. […]