ITALIA ALLA CANNA DEL GAS – I 3,8 MILIARDI GIÀ STANZIATI IN MANOVRA PER CONTRASTARE IL CARO BOLLETTE NON BASTANO: PER LE FAMIGLIE QUEST’ANNO SI PREVEDE UNA STANGATA DI ALMENO MILLE EURO L’ANNO. I PARTITI IN PRESSING CON DRAGHI PER UN NUOVO SCOSTAMENTO DI BILANCIO PER TROVARE 7-10 MILIARDI (MA FORSE NON SARÀ NECESSARIO, VISTO L’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA) – L’ITALIA POTREBBE ESTRARRE 10-15 MILIARDI DI METRI CUBI DAI SUOI GIACIMENTI, CHE PERÒ SONO PARALIZZATI DA ANNI…
-1 - BOLLETTE, NUOVO PICCO IN ARRIVO RISORSE EXTRA CONTRO GLI AUMENTI
Andrea Bassi per “il Messaggero”
Il dossier è in cima alla lista. Insieme ai provvedimenti per contenere la quarta ondata del Covid, il governo si sta preparando a un nuovo intervento contro il caro-bollette. I 3,8 miliardi di euro stanziati con la manovra di bilancio si sono dimostrati insufficienti a calmierare i prezzi.
Nonostante il maxi stanziamento, l'aumento del costo dell'energia elettrica nel primo trimestre dell'anno sarà del 55 per cento. Quello del gas del 42 per cento. Per una famiglia tipo, ha spiegato l'Arera, l'Autorità per l'energia, l'aumento complessivo tra gas e luce sarà di circa mille euro l'anno.
Il pressing sul governo per un nuovo intervento per calmierare i prezzi è fortissimo. Il Parlamento, con una risoluzione approvata dalla maggioranza, ha chiesto un nuovo scostamento dal deficit. Opzione che è effettivamente sul tavolo del governo e che potrebbe oscillare tra i 7 e i 10 miliardi di euro.
Al Tesoro valutano anche strade diverse, come trovare qualche miliardo di euro nelle pieghe del bilancio dello Stato, magari attingendo a fondi che non dovranno essere immediatamente utilizzati a inizio anno e che potranno essere risarciti nel corso del 2022.
L'economia, del resto, al netto delle preoccupazioni sugli impatti della variante Omicron, continua a marciare a passo spedito. Le entrate tributarie sono migliori del previsto. Ad aprile, con il documento di economia e finanza, potrebbero aprirsi nuovi spazi di manovra nei conti pubblici. Insomma, secondo qualcuno lo scostamento di bilancio si potrebbe anche evitare.
Ma le richieste che stanno piovendo sul tavolo di Palazzo Chigi e del ministero dell'Economia sono numerosissime. E non riguardano soltanto il caro-bollette. Che comunque resta la principale emergenza. Matteo Salvini ha chiesto la convocazione di un tavolo sul tema, al quale far partecipare oltre al governo, anche i leader dei partiti e le imprese. Una proposta immediatamente appoggiata anche dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, a dimostrazione che sul caro-energia la Lega marcia compatta. Ma la pressione per un nuovo intervento, come si diceva, è trasversale.
Va da Leu fino ai Cinquestelle, che hanno proposto di rendere strutturale l'uso degli incassi della vendita delle aste Co2 per ridurre i costi della bolletta. Così come sul tavolo resta la possibilità di far contribuire alla riduzione dei costi le imprese che stanno ottenendo extra profitti dal caro-gas.
I piani di intervento sui quali lavora il governo sono due. Uno per alleviare l'impatto dell'aumento di luce e gas sui conti delle famiglie e delle imprese. Il secondo per mettere in campo misure strutturali per provare a risolvere alla radice alcuni dei nodi del caro-energia. Il primo tipo di interventi dovrebbe essere questa volta selettivo, nel senso che non dovrebbe esserci un taglio generalizzato per tutti gli utenti, ma magari rafforzando i bonus sociali in base all'Isee che già esistono.
L'altra novità dovrebbe essere un intervento ad hoc anche per le imprese dei settori più colpiti dal caro-energia. n realtà per le imprese, che da giorni chiedono interventi immediati per mitigare gli effetti dei costi alle stelle del gas, qualcosa è stato fatto: nel decreto Milleproroghe è previsto che le imprese energivore italiane potranno godere di prezzi dell'energia allineati a quelli dei loro competitor europei fino a tutto il 2026; inoltre è stato firmato nei giorni scorsi dal ministro Cingolani il decreto gasivori, con cui sono attese nei primi mesi dell'anno riduzioni degli oneri di sistema.
Il secondo fronte di intervento del governo è quello strutturale. Una delle valutazioni in corso riguarda la ripresa delle estrazioni di gas in Adriatico. L'intenzione sarebbe quella di riuscire a raddoppiare la produzione nazionale di idrocarburi dagli attuali 4 mila metri cubi ad almeno otto.
LA PARTITA INTERNAZIONALE
Questo nell'attesa che si sblocchi qualcosa anche a livello internazionale, a partire dall'avvio del gasdotto Northstream 2. Come detto il caro-bollette è soltanto uno dei temi che dovranno essere affrontati con il nuovo eventuale scostamento di bilancio. Sul tavolo ci sono anche le richieste per nuovi aiuti al settore del turismo, quello probabilmente più danneggiato dalla nuova ondata di pandemia che ha colpito duramente proprio durante le vacanze natalizie, uno dei periodi dell'anno più importanti per gli operatori.
2 - PERCHÈ IL GAS RINCARA? GRANDI ESPLORAZIONI IN STAND-BY: SCOPERTE AI MINIMI DA 75 ANNI
Jacopo Giliberto per www.ilsole24ore.com
Perché il gas rincara? Semplice. Investire nella ricerca di giacimenti di gas e petrolio e spendere per mantenere in funzione pozzi e piattaforme non è appagante, i fondi d’investimento sfuggono, gli ecologisti protestano, i cittadini borbottano, i bonus agli amministratori delegati sfumano, i politici sbuffano e l’immagine aziendale si appanna. Meglio investire sui pannelli solari in Norvegia o sugli alberi piantati in Amazzonia.
Così nel 2021 nel mondo si fermano gli investimenti per cercare petrolio e metano, o per continuare a far funzionare i giacimenti che ci sono già. Nel 2021, riferiscono gli analisti di Rystad Energy, nel mondo fra greggio e gas sono stati scoperti giacimenti per appena 4,7 miliardi di barili. Il livello più basso mai registrato dal 1946, cioè da quando il mondo era ancora avvolto dalle ceneri della guerra più devastante della storia.
Per avere un confronto, in genere vengono cercati ogni anno giacimenti per circa 10-15 miliardi di barili fra greggio e gas.
Se non si investe nella manutenzione dei giacimenti già attivi - nel mondo appena 145 miliardi nel 2020, la metà del 2014 - la produzione del giacimento rallenta gradualmente e si estrae ogni anno circa il 7% in meno.
In Italia giacimenti paralizzati
L’Italia ha i giacimenti, a riserve attuali potrebbe estrarre 10-15 miliardi di metri cubi di gas l’anno per un decennio, ma ha deciso di paralizzare da anni i suoi giacimenti passati, attuali e futuri e senza manutenzione riesce a fare ancora peggio di quel -7% annuo.
I numeri. Da gennaio a ottobre di quest’anno in Italia sono stati estratti appena 2,7 miliardi di metri cubi di gas, il 19,7% in meno rispetto allo stesso periodo del 2020. Attorno al 2000 i giacimenti italiani producevano sei volte tanto.
Se si sposta la scala sull’intera Europa, stando alla Statistical Review della Bp, la bibbia dei petrolieri, nel 2020 sono stati estratti 218,6 miliardi di metri cubi di gas (esclusa Russia ed ex Urss, 802 miliardi di metri cubi di gas). In testa il mare del Nord con Norvegia (111 miliardi di metri cubi), Inghilterra (39,5) e Olanda (20 miliardi). Però questo eldorado di gas e petrolio si sta prosciugando. Il più grande giacimento olandese di gas, quello di Groninga, è quasi finito e verrà chiuso nel corso del 2022.
Stoccaggi semivuoti
Una salvaguardia sono gli stoccaggi di metano, vecchi giacimenti vuoti che vengono riempiti di gas per farne scorta. L’altra settimana gli stoccaggi europei erano mezzo pieni al 60%, un po’ meglio quelli italiani, pieni per due terzi al 64%. A titolo di paragone, un anno fa gli stoccaggi europei di metano erano pieni al 79% e quelli italiani al 74%. Le preoccupazioni sono per la fine dell’inverno, tra febbraio e marzo; le previsioni meteo parlano di una media leggermente più mite del solito ma basterà una ventata polare per fare inasprire le temperature e far trovare ormai all’asciutto le scorte.