“LA GUERRA STA PORTANDO A UNA MASSICCIA DISTRAZIONE DALLA RISOLUZIONE DEI PROBLEMI A LUNGO TERMINE” - L'ECONOMISTA DELLA COLUMBIA UNIVERSITY, JEFFREY SACHS: “ALCUNI GOVERNI STANNO AUMENTANDO LA SPESA MILITARE E PROBABILMENTE SPENDERANNO MENO, NEL BREVE PERIODO, PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE. NEL FRATTEMPO, LA GUERRA E LE SANZIONI POTREBBERO FINIRE PER PROVOCARE UNA STAGFLAZIONE O UNA VERA E PROPRIA CRISI ECONOMICA GLOBALE. PER SUPERARE QUESTI COSTI È NECESSARIO PORRE FINE ALLA GUERRA ATTRAVERSO NEGOZIATI IN SETTIMANE, NON MESI O ANNI…”
-F.Gor. per “la Stampa”
«Le banche centrali stanno correndo dietro all'inflazione, che è senza controllo». Jeffrey Sachs, economista della Columbia University esperto di povertà e squilibri macroeconomici, si trova a Parma mentre apprende che la Bce di Christine Lagarde ha deciso di avviare la normalizzazione della propria politica monetaria.
Si tratta, dice, di una scelta che arriva in ritardo rispetto alle dinamiche dei prezzi in corso. Che sono più persistenti del previsto. Ma proprio per questo serve una accelerazione sulla transizione verde. Non sarà senza costi, ma in questa fase congiunturale è considerata inevitabile.
Professore, la Bce a luglio alzerà il costo del denaro. Basterà a fermare la corsa dei prezzi?
«È difficile. L'inflazione è stata alimentata da tre fattori principali: la pandemia; la guerra e le sanzioni; e dal massiccio aumento dell'offerta di moneta intrapreso dalla Fed, dalla Bce e da altre importanti banche centrali. La Fed ha aumentato la base monetaria di 4 trilioni di dollari, un ammontare sbalorditivo dopo l'inizio della pandemia.
L'idea era di prevenire una stretta creditizia, ma allo stesso tempo ha alimentato molta inflazione. Poiché l'inflazione è causata dalla combinazione di questi fattori, è effettivamente più strutturale che temporanea. Avremo pressioni inflazionistiche come minimo per il prossimo anno o due e con una reale possibilità di una contrazione economica in Europa e nel mondo. Molto dipenderà dal fatto che la guerra finisca presto, come può succedere se le parti negoziano seriamente».
Le banche centrali sono in ritardo?
«Sì. Negli ultimi anni hanno ampliato enormemente l'offerta di moneta, credendo o sperando che l'inflazione non si sarebbe verificata. Ora l'ha fatto, in parte a causa della sfortuna della guerra e del regime delle sanzioni. Le banche centrali devono cambiare rotta».
Quali sono le possibili ripercussioni da questo conflitto?
«La guerra sta portando a un'impennata globale dei costi alimentari ed energetici e a una massiccia distrazione dalla risoluzione dei problemi a lungo termine. Alcuni governi stanno aumentando la spesa militare e probabilmente spenderanno meno, nel breve periodo, per lo sviluppo sostenibile. Nel frattempo, la guerra e le sanzioni potrebbero finire per provocare una stagflazione o una vera e propria crisi economica globale. Naturalmente, la distruzione in Ucraina è devastante e anche la contrazione dell'economia russa quest' anno sarà molto dura. La chiave per superare questi costi è porre fine alla guerra attraverso negoziati in settimane, non mesi o anni».
Adesso lei è in Italia. Si avvicinano le elezioni. Cosa significa la normalizzazione della politica monetaria nell'eurozona per un Paese con un debito così alto come l'Italia?
«L'Italia, insieme a Germania e Francia, dovrebbe intensificare lo sforzo congiunto per portare Ucraina e Russia a un risultato negoziato, basato sulla neutralità e sicurezza dell'Ucraina, insieme alla fine delle sanzioni e al ritiro delle forze russe dall'Ucraina. Una pace negoziata su base diplomatica è importante per l'Italia, l'Ue e il mondo intero. Senza non è possibile frenare le fiammate dei prezzi, che quindi potranno essere più persistenti del previsto».
Se consideriamo la transizione verde come inevitabile, che dire dei costi aggiuntivi per i materiali di cui la transizione ha bisogno?
«La transizione verde non è molto costosa, a patto che sia attuata in modo sistematico e metodico nel periodo da qui al 2050. In effetti, i costi a lungo termine di un'economia basata sulle energie rinnovabili possono essere più o meno gli stessi dei costi di un'economia basata sui combustibili fossili. Ma la trasformazione richiederà tempo. La guerra sta portando all'improvvisazione a breve termine, non a soluzioni a lungo termine ed economicamente vantaggiose. Questo è un buon motivo per trattare la fine della guerra il prima possibile».