“L’EUROPA SI E’ INFILATA IN UN DISASTRO ENERGETICO” - IL PRESIDENTE DI NOMISMA ENERGIA, DAVIDE TABARELLI: “L'UE SBAGLIA TUTTO, L'ACCORDO SUL TETTO AL PREZZO DEL GAS FALLIRÀ: I MERCATI NON LO ACCETTERANNO. BISOGNA FARE RIGASSIFICATORI, USARE PIÙ CARBONE, EVITARE IL COLLASSO DEL NUCLEARE FRANCESE E TAGLIARE I CONSUMI - SUL LATO DELLA DOMANDA SI CONTINUA A DARE SOSTEGNO AI CONSUMATORI FINALI, MA COSÌ LE LORO RICHIESTE NON FRENANO COME INVECE SAREBBE NECESSARIO PER FAR SCENDERE I PREZZI. SERVIREBBE FARE DI PIÙ SUI COMBUSTIBILI ALTERNATIVI, COME HA FATTO LA GERMANIA, CHE È TORNATA AI MASSIMI SUI CONSUMI DI CARBONE”

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Davide Tabarelli per “la Stampa”

 

davide tabarelli

Se la suona e se la canta l'Europa sull'energia, con il Consiglio di ieri che, come i capponi di Renzo verso Azzeccagarbugli, litiga su tecnicismi, per dimenticare le questioni concrete, più spinose, come il fare rigassificatori, usare più carbone, evitare il collasso del nucleare francese e razionare la domanda. C'è voluto quasi un anno per arrivare ad un accordo a 180 euro per megawattora, molto più basso dei 275 proposti un mese fa e 9 volte la media di 20 euro di lungo termine.

 

MEME SUI PREZZI DEL GAS

Il tetto è alto per definizione e solo raramente deve entrare in vigore il meccanismo di sua applicazione, inutile confonderlo, come abbiamo fatto finora, con la soluzione del problema. Litigare tutti questi mesi è stato solo una perdita di tempo.

 

Non sarà facile applicarlo, perché si forma su una borsa a termine fortemente finanziarizzata, gestita fuori dall'Ue, a Londra, all'Intercontinental Exchange, l'Ice.

La borsa ha già fatto sapere che non accetterà imposizioni di questo tipo e che potrebbe decidere di chiudere o di spostare la consegna fisica fuori da Amsterdam. Se dovesse accadere, allora verrebbe meno la funzione del prezzo quali indicatore per il mercato europeo.

 

prezzo gas 1

Inoltre, l'obiettivo è di applicare i limiti solo ai "futures", ai contratti a termine, quelli scambiati nelle borse istituzionalizzate come Ice, tuttavia più di due terzi degli scambi sono fuori, sull'Over the Counter, sull'Otc, a cui non si applicherebbero i massimi. Intanto, il Qatar fa la voce grossa sull'inchiesta sui fondi nel parlamento europeo, mentre noi ci accapigliamo su dove fissare un tetto che faremo comunque fatica ad applicare.

 

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Occorre, invece, più attenzione alle regole semplici dell'economia, che si applicano molto bene a quanto accaduto al mercato del gas in Europa. È venuto meno il 40% dell'offerta con il taglio russo e serve rimpiazzare questo ammanco, oppure ridurre la domanda, solo così possono scendere i prezzi.

 

Sul primo versante ci sono prima di tutto dei lunghi tempi tecnici, nel senso che servono anni per ricostruire un sistema di approvvigionamento simile a quello dalla Russia. La tecnologia dei rigassificatori galleggianti è una sorta di innovazione che ci è venuta in soccorso, perché in un anno, a volte anche meno, un terminale si riesce a realizzare.

 

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In Germania, sta entrando in funzione il primo dei sei in programma, nei Paesi Bassi ne hanno allacciati già due, in Italia siamo a zero; sarà già un buon risultato se ne avremo uno prima del prossimo inverno. Di produzione interna in Europa meglio non parlarne, come dimostra il caso italiano, dove si è ancora sul trend di calo.

 

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Sul lato della domanda si continua a dare sostegno ai consumatori finali, ma così le loro richieste non frenano, o calano poco, come invece sarebbe necessario per riportare i prezzi a valori più normali. Servirebbe fare di più sui combustibili alternativi, come ha fatto la Germania, che è tornata ai massimi sui consumi di carbone, ma nel resto d'Europa non c'è molta capacità, mentre è critica la situazione del nucleare francese, lo zoccolo duro di tutto il sistema elettrico europeo.

bollette bruciate

 

Per essere ancora più orgogliosa delle sue politiche energetiche, ma anche per non rinunciare a qualche altra distrazione, l'Europa domenica scorsa ha annunciato un'accelerazione dei vincoli sulle emissioni di CO2, uno dei pilastri del pacchetto Fit for 55, disegnato prima della crisi, quello che vuole la riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990 entro il 2030.

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Proprio mentre servirebbe un allentamento dei suoi obiettivi, la politica europea ne ribadisce e rafforza gli impegni. È un'altra fuga dalla realtà del disastro energetico in cui ci siamo ficcati, con un inverno che comincia solo domani e che difficilmente supereremo senza interruzioni fisiche. È un fallimento clamoroso della nostra politica, non colpa solo del presente Parlamento e della sua Commissione, tuttavia, la loro incapacità di prenderne atto è grave quanto un prezzo oltre i 100 euro per megawattora.

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