“SERVE UNA SANATORIA PER GLI IMMIGRATI, ABBIAMO BISOGNO DI 200MILA LAVORATORI NEI CAMPI” - IL PRESIDENTE DEGLI AGRICOLTORI ITALIANI, DINO SCANAVINO: “LA RACCOLTA DI FRUTTA E VERDURA VIENE FATTA DA LAVORATORI STAGIONALI CHE VENGONO DA FUORI: ROMENI, POLACCHI, ALBANESI. ABBIAMO CHIESTO AI MINISTRI DELL’AGRICOLTURA E DEL LAVORO DI ATTIVARSI AFFINCHÉ I LAVORATORI ITALIANI CHE PERCEPISCONO AMMORTIZZATORI SOCIALI SI METTANO A DISPOSIZIONE…”

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Marco Esposito per www.leggo.it

 

Il presidente della Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino è schietto e diretto nel lanciare un vero e proprio allarme sulla situazione dell’agricoltura italiana.

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Presidente Scanavino, da cosa nasce la preoccupazione?

«Solitamente la raccolta di frutta e verdura viene fatta da lavoratori stagionali che vengono da fuori: romeni, polacchi, albanesi. Persone specializzate, e che finita la stagione tornano nei loro paesi. Ma quest’anno, a causa del Coronovirus, non verranno».

 

«Abbiamo un problema urgente di occupazione: servono circa 200mila lavoratori stagionali per i prossimi mesi, essenziali per la raccolta di frutta, verdura, e per la vendemmia. Per questo abbiamo chiesto una sanatoria degli immigrati irregolari sulla base della legge Bossi-Fini».

 

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Avete chiesto una sanatoria per gli immigrati però che non hanno questa specializzazione

«Noi chiediamo una sanatoria ragionata. Facciamo riferimento alla Bossi Fini. Il datore di lavoro fornisce un contratto e un domicilio all’immigrato, poi paga un contributo allo stato e in questo modo si sana la sua posizione. È stata fatta già tre volte in passato. Ma ci sono momenti in cui la politica impazzisce».

 

Si spieghi

«Non capisco le resistenze. In questo modo si risolve un problema sanitario, soprattutto in questo momento, perché si evita di avere “fantasmi” che circolano per il paese. Mi sembra una cosa vantaggiosa anche per lo stato che incassa contributi e tasse».

 

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Ma questo lavoro non possono farlo gli italiani?

«Abbiamo chiesto ai ministri dell’agricoltura e del lavoro di attivarsi affinché i lavoratori italiani che percepiscono ammortizzatori sociali si mettano a disposizione. Facciamo un appello: venite a lavorare da noi. Non si può pensare di vivere di ammortizzatori sociali. Abbiamo anche aperto una piattaforma - Lavora con Agricoltori italiani - per mettere in contatto lavoratori e aziende agricole»

 

Parliamoci chiaro, presidente ma gli italiani non lo vogliono fare questo lavoro?

«I disoccupati c’erano anche prima del coronavirus, però nessuno si presentava qui a raccogliere i pomodori. La necessità dei lavoratori extracomunitari è preesistente. Se gli italiani sono disponibili, venissero perché è arrivato il momento».

 

Secondo lei gli italiani hanno meno voglia di fare questo lavoro rispetto a chi viene da paesi poveri?

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«Voglio pensare che non ci abbiano mai riflettuto. Non si fa più la fatica di una volta in agricoltura. Secondo me lo considerano ancora un lavoro socialmente degradante, mentre è un’attività piena di cose belle. Invito i giovani ad avvicinarsi alle aziende agricole, a conoscere questa realtà. Ma una cosa bisogna ammetterla»

 

Quale?

«Facciamo fatica a trovare manodopera nazionale».